Nathan
Sono stato un cretino a fidarmi di Aaron, dopotutto lo conosco appena.
Non so nulla di lui, non so da dove viene, non so com'è realmente e non so le sue paure, i suoi pregi, quello che gli piace.
Ma perchè devo saperlo? Mi sono solo illuso.Quando mi svegliai mi girava la testa e una coperta mi avvolgeva nel divano del soggiorno.
Non ce l'avevo prima, chi me l'ha data?
Mi guardai attorno sperando di essere solo per andare a fare una semplice doccia e levarmi di dosso litri di alcol.
Poi sentì un botto al piano di sotto e sussultai togliendomi la coperta di dosso e balzando in piedi.
Aprì la porta del seminterrato e scesi lentamente in punta di piedi.
Quando arrivai notai Selene ferma a bocca aperta davanti alla figura enorme e palestrata di Thomas, senza maglietta, che le faceva l'occhiolino.
«Selene» la chiamai picchiando un dito contro la sua spalla.
«Sb-sbaglio o f-fa caldo qui dentro?» oh mio Dio.
Nathan trattieniti, non ridere.
«Ah...Thomas» la vidi ancora bloccata con quella bocca aperta in procinto di sbavare.
«Eddai Cole! Sei come la mollica, allenati!» urlò una voce dall'altro lato della stanza e quando mi voltai vidi Aaron in tutta la sua altezza.
Aveva i capelli umidi e corvini che gli ricadevano sulla fronte ed era ricoperto solo da dei banali pantaloni della tuta grigi.
Alzai lo sguardo verso il suo petto nudo e ricoperto di tatuaggi, dai più piccoli ai più grandi e importanti.
Ad ogni respiro la sua schiena si allargava facendo sembrare Cole più piccolo di quello che già era.
Poi si voltò verso di me e sentì lo stomaco bruciare facendomi voltare verso Selene di scatto.
«Almeno la bocca chiudila o ti uscirá la bava.» dissi con voce tremante mentre Aaron si avvicinava con un sorriso fastidioso stampato in faccia.
«Vieni Nathan» non feci in tempo neanche a voltarmi che lui mi agguantò il braccio facendomi deglutire a fatica.
Poi mi trascinò nei bagni.
«Quindi? Non devi dirmi nulla?» chiese con quel tono spavaldo, certe volte lo ucciderei.
La sua figura mi schiacciava e cercavo di non abbassare lo sguardo verso il suo petto nudo e imperlato di sudore.
«Non ho niente da dirti» tagliai corto distogliendo lo sguardo da lui e girando la testa dal lato opposto per poter respirare.
Lui però mi afferrò il mento obbligandomi a guardarlo.
«Io invece credo proprio che tu debba dirmi qualcosa»
«E cosa?» lui si avvicinò al mio orecchio sfiorandomi il lobo con le labbra.
Maledetto.
«Tipo un: grazie Aaron per avermi coperto sta notte o magari un grazie Aaron per avermi riportato a casa dopo avermi trovato sbronzo a litigare con dei ragazzi che mi avrebbero spezzato le ossa, perché pur di non fartele prendere me le sono prese io.» abbassai lo sguardo e guardai i lividi che aveva sul collo e sul ventre muscoloso.
Poi passai al viso e vidi il suo occhio nero.
Mi portai le mani alla bocca.
«Oddio...scusa» lui sorrise allontanandosi da me.
«Sei proprio una femminuccia» femminuccia?
«Come?»
«Hai capito bene» poi si allontanò lasciandomi spiaccicato alla parete del bagno con il respiro affannato ed il cuore a mille.
«Sai che ti dico Aaron?» fatti coraggio Nathan, non fare lo sfigato come sempre.
«Cosa, sentiamo»
«Io sono una femminuccia ma tu ce l'hai piccolo» ma da dove mi è uscita questa? Oddio che imbarazzo.
«Ah si? E tu l'avresti visto?» che figura di...
«No ma i ragazzi che ti fai alle feste si e non ti chiedi il perché non siano tornati da te?» vidi i suoi lineamenti indurirsi.
«Io non sono gay come te» bisbigliò con un sorrisetto.
«Dici?»
«Sei un passatempo per me, Nathan» un passatempo? Non agitarti Nat, lo sapevi già.
«Infatti non voglio più vederti» bisbigliai, il suo sorriso si spezzò e quando feci per andarmene lui mi afferrò il braccio.
«Dove vai?»
«Vado a casa»
«Casa? Se eri ai Rebels dove vorresti andare?»
«Dai drogati dei miei genitori, ti interessa? Non penso» la sua presa si fece più stretta.
«Smettila Nat» mi chiama in modo abbreviato?
«Non chiamarmi così, chiamami Owens, dopotutto è quello il mio cognome, giusto Aaron Marley?»
«Ti chiamò come cazzo voglio ed in quella casa non ci torni» adesso si permette anche di darmi degli ordini?
«Perché?»
«Perché i tuoi non stanno bene.»
«Qui mi sa che quello che non sta bene con se stesso sei tu Marley. Io vado, addio.» mollò la presa.
«Non ti sembra una reazione esagerata?»
«Oh non me ne sto andando solo per te»
«Dici?»
«Voglio tornare dai miei»
«Non sai quello che dici.» lo so benissimo invece.
Mi hanno separato dalla mia famiglia per trattarmi ancora peggio.
«Ciao Marley.»
«Non chiamarmi per cognome santo cielo!» urlò senza seguirmi.
Uscì di fretta prendendo un ombrello perchè fuori pioveva a dirotto ed io avevo solo una felpa e dei pantaloni addosso.
Iniziai a camminare sotto la pioggia con un sussulto ogni volta che un'auto passava buttandomi addosso l'acqua delle pozzanghere.
Quando arrivai davanti alla mia villetta suonai più volte al campanello rivivendo il momento in cui mi avevano portato via.
Quando Chuck si era presentato davanti casa mia per portarmi alla struttura per "aiutarmi"
«Si, chi è?» chiese una voce femminile al citofono.
«Sono, emh, sono Nathan»
«Nat?» la voce si fece tremolante.
«Si, sono io» forse lo avevo detto con troppa tranquillità...non mi vedevano da undici anni ed io non vedevo loro.
Magari adesso sono puliti.
La porta si aprì rivelando una donna di mezza età con una chioma castana che ricordava la mia e la pelle olivastra.
«Nat!» si portò le mani alla bocca e corse verso di me.
«Mamma...» la strinsi tra le mie braccia e lei mi prese il viso toccandolo come se fosse solo un sogno.
«Vieni, entra» la vidi con le labbra tremanti e con le lacrime che le colavano sulle gote.
Mi accomodai in quella grande casa addobbata per bene di Natale.
Mi girai verso il camino dove c'era una mia foto da bambino e per un secondo mi sentì morire.
«Nat siediti, ti porto la tisana al cacao, la tua preferita» se lo ricorda ancora?
Sorrisi sentendo il cuore scaldarsi.
Era pulita.
Dolce.
Buona.
Ma mio padre?
Un lampo si scagliò contro il suolo seguito da un rumoroso tuono che mi fece sussultare.
«Sarai infreddolito...tieni questa coperta, è calda» mi porse una coperta rossa molto grande che bastò per coprirmi dalla testa ai piedi.
Il tremore iniziò a scomparire.
Poi il campanello suonò.
«Vado io, stai tranquillo Nat, riposati.» sorrisi buttando la schiena all'indietro sul divano e chiudendo gli occhi.
Ero a casa.
«Dov'è Nathan?!» una voce graffiata e bassa arrivò alle mie orecchie facendomi aprire gli occhi. Io?
«Nat ti cercano...» disse lei allontanandosi dalla porta,era ancora scossa ma cercò di trattenersi il più possibile.
Quando mi tolsi la coperta per alzarmi mi diressi verso la porta e sentì il cuore farsi piccolo piccolo, invisibile.
Aaron era davanti a me con il suo giubbotto di pelle, zuppo dalla testa ai piedi, senza un ombrello.
Respirava in modo affannato e non smetteva di guardarmi con quegli occhi scuri bellissimi.
«Può sembrare strano detto da me ma...» fece una pausa.
«Mi dispiace Nat, okay?» gli dispiace? Certo.
«Ti ascolto»
«Ho sbagliato tutto, sono uno stronzo del cazzo, un arrogante, un senza cervello e sono stato cattivo con te.
La verità è che mi hai messo in crisi Nathan. Mi hai messo in crisi come nessuno ci era mai riuscito.» io ho messo in crisi Aaron?
«Ed in cosa ti avrei messo in crisi?» lo vidi farsi sempre più vicino ed il suo sguardo si posò sulle mie labbra, poi scese sul mio collo per risalire a trafiggermi con lo sguardo.
«Senti io...»
«"Non vado dietro a sfigati come te" l'ho già sentita questa, una nuova?» chiesi imitandogli il tono di voce.
«No, no, scusa? Ridillo» disse con un accenno di sorriso.
«Scordatelo»
«Dicevo...tu mi, mi piaci Nathan.» cosa? Io?
«Ma fammi il piacere.» mi afferrò il collo senza preavviso avvicinandomi a lui e mi baciò in modo arrogante e deciso facendomi tremare le gambe.
Poi mia madre arrivò alla porta facendoci staccare.
Lui era ancora fuori.
«Nat fallo entrare, è bagnatissimo.» disse.
«Infatti Nat!» disse lui.
«Ciao, io sono la madre di Nat, tu sei?» gli porse la mano.
«Il suo ragazzo, Aaron» il mio che? Mi portai le mani al viso...che imbarazzo!
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STORM dangerous
RomancePrimo libro della saga delle farfalle🦋🌻 Due anime tormentate. Un passato oscuro. Un amore indissolubile che è invidiato dall'intero universo. Due farfalle che cercano il loro girasole e una costellazione che da vita al loro amore. Selene ha 20 ann...