.45. Thomas Tyler Murphy

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Thomas

Denise picchiettava nervosamente le dita sul tavolo da pranzo di casa mia sbuffando in continuazione.
«Thomas ma sei serio?!» continuò a battere un piede per terra accompagnata dal rumore delle sue lunghe e fastidiose unghie facendomi sbottare.
«Come potevo saperlo io?! Dovevi assicurarti della sicurezza del luogo e non lo hai fatto!» Aaron, Nathan, Cole, Elly, Nick, Selene e Denise erano rintanati in casa mia, precisamente in cucina e Aaron aveva cominciato a mettere le mani ovunque.
«Togli le mani dalla lampada, Aaron.» ringhiai voltandomi.
«Dio, mandacela buona» disse a bassa voce Cole guardando velocemente me e Denise.
«Potevi farla esplodere nel bosco comunque...» borbottò Nick facendomi ribollire il sangue nelle vene.
«Prova tu a spostare una bomba solo in cinque secondi, non mi è venuto in mente e poteva essere pericoloso, non ci pensi?» lo zittì immediatamente, poi afferrai dalla tasca della giacca un pacchetto di sigarette e ne portai una alle labbra.
«Comunque la cosa più grave è il fatto di Humphrey, siamo nella merda» disse Aaron tornando verso di noi.
Misi una mano a conca davanti alla sigaretta accendendola.
«Tutto è legato a lui, idiota.» borbottai guadagnandomi una bellissima occhiataccia da parte di Aaron.
«Intendo che ha trovato la casa di Denise, siamo fregati se trova anche casa tua.» no, no, no adesso sparite tutti.
«Faremo la rapina prima, non c'è da preoccuparsi.»
«Thomas lo capisci che non viviamo in un mondo fatato? Non va tutto come pianifichi, lo capisci o no? Dannazione!» sbottò Denise alzandosi in piedi e avvicinandosi a me.
Selene era rannicchiata sul divano, era sulle sue, con i capelli che le ricadevano davanti agli occhi, aveva un'espressione cupa che volevo farle passare in un istante.
Non poteva essere triste, era colpa mia.
Denise richiamò la mia attenzione con uno schiaffo sulla guancia. Mi portai una mano al viso rosso.
«Perché sei aggressiva oggi?» chiesi con un ghigno divertito sul volto.
«Non puoi fare tutto da solo e sbattertene di noi. Lo capisci o no che così morirai lentamente?» disse poi perdendo la voce.
Poi vidi Selene alzarsi dal divano e dirigersi al piano di sopra con lo sguardo verso il basso.
«Dove credi di andare?!» disse poi Denise vedendo la mia figura voltarle le spalle per seguire Selene.
«Thomas lascia stare, vado io» disse Cole toccandomi una spalla con fare affettuoso e premuroso.
Gliela spezzo in due quella sudicia mano
Gli afferrai il polso facendolo gemere e lo trafissi con lo sguardo.
«Non hai capito niente» serrai la mascella.
«Non puoi andare dietro a Selene come se fosse tutta la tua vita lasciando marcire gli altri alla struttura, Thomas!» no, non lo ha detto davvero.
Strinsi la presa.
«Mi sto occupando di cose a cui voi non avete neanche pensato, quei ragazzi meritano di essere liberati e me ne occuperò io, ma Selene non deve entrare dentro questo casino. Ha appena rivisto suo padre prendermi per il collo...credeva fosse morto, capisci? Qui sono io quello che sta facendo davvero qualcosa» Denise, spazientita iniziò a girovagare per la cucina.
«Casa mia è appena esplosa e se non ti fai dare una mano esploderai anche tu, Thomas. Questo lo capisci?» respira, respira.
Non lasciarti andare. Non fargli vedere ciò che provi davvero.
«Ha ragione Denise, ti stai lasciando trasportare dalla figlia di un mostro. Anche lei lo è, non vedi come si comporta? È una pazza e...lasciatelo dire, lo sei anche tu.» continuò Cole e gli altri non dissero una parola.
Strinsi ancora di più la presa e lui serrò la mascella provando a non gemere nuovamente.
«Se provi a parlare di nuovo così di Selene...» contieniti o finirá come con Carlos.
Gli lasciai il braccio e mi defilai con un sorriso nervoso iniziando a salire al piano di sopra.
Questi non li sopporto più.
Nessuno sarebbe più riuscito a convincermi.
Avevo fatto un accordo con Humphrey, io gli portavo i dieci milioni e lui liberava tutti lasciandoci in pace.
Sapevo già che non avrebbe rispettato la promessa, ma la speranza è l'ultima a morire.
Quando entrai nella camera da letto trovai Selene rannicchiata sul mio letto abbracciata al mio cuscino.
«Lo so che ho un buon profumo ma annusare il mio cuscino è inquietante» dissi avvicinandomi a lei che non mi calcolò minimamente.
«Ehi» abbassai la voce inclinando la testa sdraiandomi accanto a lei.
Quando alzò la testa il suo viso era completamente bagnato dalle lacrime.
Che era successo...
«Occhioni perché stai...» lei tornò con la testa sul cuscino ma poi cambiò idea e mi abbracciò con tutta la debole forza che aveva.
Quel gesto mi lasciò spiazzato ma per non farla preoccupare iniziai ad accarezzarle la testa.
Ha paura.
Non posso deluderla.
Non voglio.
«Ok, io non sono il massimo con le storie ma se vuoi te ne racconto una» non ricevetti risposta.
Era distrutta, era per suo padre o...ma certo che era per suo padre, che idiota che sono.
Mi schiarì la voce e continuando ad accarezzarle il capo iniziai a raccontare.
«C'era una volta una donna bellissima, si chiamava Rosalynn, in realtà aveva un altro nome ma non è importante.
Aveva dei lunghi capelli rossi e delle piccole lentiggini su tutto il viso che le davano un tocco di particolarità e purezza che nessuno aveva in città.
Lei però non apprezzava il suo aspetto fisico, era sempre presa in giro dai suoi compagni di scuola, di pianoforte e anche la sua stessa famiglia la disprezzava per i suoi capelli e le sue lentiggini.
Era diversa, ma era bellissima.
Un giorno i suoi compagni, con l'ennesima presa in giro però...rimasero colpiti.
Un ragazzo più grande, di grande fascino e popolarità aveva appena difeso la secchiona, diversa e bullizzata della scuola.
Presto il giovane inizia a provare forti sentimenti, così forti da amare troppo la donna che aveva accanto.
Così si misero insieme e vissero una vita rosea.
Fino a che Rosalynn non rimase incinta del suo primo e ultimo figlio.
Era un maschietto e la coppia non poteva essere più felice di così.
Quando il bambino nacque però si mostrarono le spine della rosa che si era mostrata prima.
Il marito iniziò a cambiare.
"Hai fatto un figlio diverso come te!" il bimbo aveva infatti capelli rossi e lentiggini ma al contrario della madre aveva dei grandi occhi verdi, capaci di addolcire perfino un cuore di ghiaccio.
Il padre iniziò a bere in modo esagerato iniziando anche a fare violenze sul piccolo bambino.
Poi però, dopo una lunga e accesa discussione terminata con dei tagli sulla pelle il bambino scappò e aiutò i bambini come lui a fuggire.
Quel bambino si chiama Tyler ma il suo nome intero è Thomas Tyler Murphy.» sentì Selene agitarsi, poi mi guardò in viso con le lacrime agli occhi.
«Perché mi hai raccontato la tua storia?» presi un lungo respiro.
«Per dirti che se quel bambino sta facendo questa cazzata enorme di andare da solo alla rapina, lo sta facendo solo per salvare sua madre e te.» lei si mise seduta stringendosi nelle spalle.
«Tua madre è una prigioniera?»
Annuì abbassando lo sguardo.
Poi sentì le labbra calde e soffici di Selene posarsi dolcemente sulle mie.
Poggiai la fronte alla sua chiudendo gli occhi e beandomi della sua presenza e del suo profumo.
«Ti ho già detto che verrò con te» bisbigliò poi.
«Non posso lasciartelo fare, questo lo hai capito?» lei annuì.
Poi mi baciò di nuovo.
«Ed io ti sto chiedendo di fidarti di me, non mi metterò nei guai. È mio padre, non mi fará del male. Devo solo distrarlo e...» le posai un indice sulle labbra zittendola.
«Ti ho già messa in pericolo»
«Io sono nata per il pericolo, Thomas. Me l'hai insegnato tu.» perché quel giorno l'ho baciata? L'ho trascinata a fondo in una tempesta di problemi.
«Lo so ma non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa» lei mi prese il viso con la sua mano congelata provocandomi una piccola scarica di brividi.
«E io so che non mi succederà nulla. Abbiamo fatto una promessa Thomas Tyler Murphy ed io sono pronta a rispettarla» i suoi occhioni splendenti mi entrarono dentro in una maniera inconfondibile, lei riusciva sempre a far tornare il bambino di tempesta a galla e amavo quando succedeva.
Poi mi porse il mignolo.
«Prometto che non succederà nulla, voglio solo aiutarti per non lasciarti da solo. Perché ti amo» agganciò il dito al mio cercando di sorridere.
Sugli angoli dei suoi occhi c'erano delle piccole cicatrici rosse.
Le spostai un ciuffo di capelli per vederle meglio.
«Che hai fatto?» chiesi preoccupato esaminandole.
«Ma niente...»
«Selene, cosa diavolo hai fatto?» dissi nuovamente, stavolta con più fermezza.
«Ho pianto, niente di che» ha pianto, perché?
«Come mai?» lei si portò le mani alla bocca mordicchiandosi le unghie.
«Ho paura ma questo già lo sai» come posso farle svanire la paura...ma certo!
«Aspetta Occhioni, torno subito» le stampai un bacio sulle labbra e uscì dalla camera correndo velocemente giù dalle scale.
«Eccolo» disse Cole.
«Thomas, vieni qui!» urlò Denise vedendomi già con il cappotto in mano.
«Che c'è?»
«Ma come che c'è?! Ma questo è andato proprio» disse poi voltandosi verso Aaron che stava parlando con Nathan del tutto disinteressato alla discussione che riguardava la rapina.
«Vado» salutai con un gesto della mano e prima di chiudere la porta sentì Denise imprecare.
«Ma dove va quello...» chiusi la porta e iniziai a camminare verso il fioraio.
Girasoli
«Salve, vorrei quelli lì» indicai un mazzo di girasoli adagiati sul bancone.
Mi sentivo dal salumiere, "vorrei quelli lì" oddio che cavolata.
«Hai gusti discutibili, Tyler» disse una voce cupa alle mie spalle.
Nessuno poteva chiamarmi Tyler, papà mi chiamava così...
«Cosa vuoi, mh?» quando mi voltai la chioma riccia e bionda di Carlos mi si parò davanti facendomi arretrare.
«I preferiti di Selene...» disse poi a bassa voce ed io lo afferrai dalla maglia sbattendolo in un palo.
«Tyler...contieniti» poi gli sferrai un pugno.
«Non chiamarmi così» mi voltai e lui mi afferrò la spalla.
«Hai tre giorni, tic toc...» fanculo.
La rapina si fa dopodomani.

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