.10. Sia e Rune Hoffman

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Selene

Si alzò dal letto frettolosamente ignorandomi completamente.
Lo vidi aprire un armadio e premere un pulsante, dopodiché scomparve dalla mia vista.
Mi alzai curiosamente spaventata dal letto sfatto e infilandomi una giacca per coprire il marchio che avevo sul braccio e dei pantaloncini andai verso l'armadio aperto.
«Che diamine...» Borbottai vedendo un semplice e noioso armadio in legno di quercia.
Iniziai a spostare i pezzi di legno, a trascinare le dita tra il piano laterale e addirittura arrivai a dare pugni all'armadio.
Fino a che una piccola fessura si aprì dando a vedere un invitante pulsante rosso e in rilievo. Per un attimo mi sentì in uno di quei film di Lupin.
«Mi ha lasciato qui senza dire una parola» Misi il dito sul pulsante e lo schiacciai facendo aprire un passaggio segreto.
Quanti segreti nasconde quest'uomo?
Varcai l'entrata scomparendo nell'armadio e delle luci si accesero quando in punta di piedi passai vicino ad un tavolino.
Non appena si accesero di scatto, saltai di soprassalto, cosa potevo saperne di avere un "Amante" o magari un "Innamorato" come si può definire...
Magnificamente misterioso?

Entrai in una piccola stanza alla fine del corridoio.
La stanza era ricoperta da carta da parati vecchia e ammuffita, c'erano un sacco di armadi con tute nere, costumi di ogni lavoro possibile e immaginabile ma la cosa che mi colpì di più fu il fatto che, appesa al muro c'era una vetrina piena di armi da fuoco.

«Occhioni, ti ho sentita, vieni» Mi voltai verso Thomas che con una tuta nera e aderente si stava travestendo da impiegato.
Rimasi imbambolata a guardarlo mentre si infilava quel costume alquanto convincente e mi chiesi per un attimo perché non fossi scappata quando lui me lo aveva confessato. Con una mano si sistemó il ciuffo ramato e tornó a guardarmi.

«Selene?» Scesi dalle nuvole e andai verso di lui.
«Ci sono i tuoi abiti lì, indossali e prendi la pistola» Non appena sentì pistola rabbrividì al solo pensiero di tenerla tra le mani.
«Cosa scusa?» Chiesi balbettando.
«Lo so che non vuoi aiutarmi ma mi servono i tre milioni.» Tre milioni?!
«Avevi detto che erano poco più di diecimila, Thomas!» Lui sbuffò infilandosi un maglione beige.
«Ho detto una cretinata ma capita a tutti, no?» Spalancai gli occhi alzando un sopracciglio. Aveva vent'anni ed era già un ladro, con un nascondiglio perfetto...
«Thomas, ti credevo un ladro semplice»
«Da quattro soldi?» Rispose lui a tono.
«Si, da quattro soldi.» Si avvicinò a me guardandomi dall'alto e mi sentì in soggezione.
«Senti Selene, ho una banda che mi segue da tempo e se non gli porto dieci milioni di dollari entro fine anno mi fanno fuori o peggio...» Smise di guardarmi con rabbia.
«Potrebbero fare fuori qualcuno a cui tengo» Mi prese il viso ed io scossi la testa.
«Stai scherzando, vero?»
«No e mi serve il tuo aiuto.» Allora annuì girandomi verso l'abito
«Non ti garantisco nulla, Thomas» Lui si voltò verso i jeans adagiati su una sedia in penombra.
Mi infilai la tuta nera e subito dopo presi i pantaloni neri a zampa e la camicia.
Poi Thomas si avvicinò con due cartellini.
«Tu ti chiami Sia Hoffman per oggi ed io sono tuo marito Rune Hoffman, siamo sposati da dieci anni e trenta giorni e abbiamo due figli, Dorothy e Hannah di dieci e sette anni. Tuo fratello è morto e ci siamo conosciuti al suo funerale, ci siamo sposati il ventidue marzo del 2012 e viviamo in una casetta qui a Manhattan. Io sono un semplice impiegato e tu invece sei la segretaria della direttrice che oggi dovrai far stare ko per un po' con questo sonnifero.
Quando lei alle dieci e un quarto ti chiederá un bicchiere di acqua per la sua pillola giornaliera contro l'ansia, io avrò già sostituito lo Xanax con un sonnifero e lei si addormenterà per circa due ore buone. Tu a quel punto dovrai prendere le chiavi del caveau dal suo ultimo cassetto a destra e io sarò davanti al bagno degli uomini ad aspettarti, avendo già staccato tutte le telecamere.
Entreremo nel caveau e prenderemo i tre milioni. Io uscirò dal retro e caricherò tutto in auto, tu invece lascierai un biglietto alla direttrice con su scritto "Scusi ma mio marito non si è sentito bene e siamo dovuti andare via, ho già fatto tutto quanto, buona giornata" Dirai lo stesso agli altri che ti chiederanno di me poiché io avrò detto di aver avuto un forte dolore al braccio sinistro e che sarei tornato presto. Fuggiremo verso casa mia da un' altra strada di sicurezza ed io spedirò il denaro a...va be' insomma, tutto chiaro?» A quel punto presi  il cartellino dalla sua mano.
«Ti rendi conto che io nel 2012 avevo nove anni e tu dodici, vero?» Lo indossai e lui sorrise.
«Mettiti la parrucca bionda che c'è sulla sedia e metti le lentine verdi, io avrò i baffi e i capelli castani.» Non credo di riuscire a non ridere nel vederlo con quei baffi...sembra Pablo Escobar.

Lo guardai con l'adrenalina a mille e sorrisi sperando di non mandare tutto a monte.
«Sia Hoffman sei pronta?» Indossai la riccia chioma bionda e mi voltai a guardarlo.
Quei capelli gli stavano divinamente e per un secondo mi scordai tutto il piano.
«So quanto sono attraente ma fatti mettere le lentine o faremo tardi.» Per fare queste cose non ha proprio un QI di un criceto...lo sapevo, ho ritirato ciò che avevo detto! Cavolo.

Annuì e le presi avvicinandomi a occhi aperti verso di lui.
Prese la prima e quando si avvicinò scoppiai in una risata.
Lui rimase con la lente in mano a guardarmi sorridente.
«Sei fantastica quando ridi» Mi avvicinai facendo la seria e facendo piccoli sbuffi per cercare di non ridere.
Quando mi mise le lenti io gli sorrisi facendo una giravolta.
In quel momento ebbi la sensazione che il suo cuore di ghiaccio si stesse sciogliendo un po'. E che il mio si stava lentamente riparando.
Mi diede un bacio a stampo e prendendo la pistola uscì dalla stanza.
Io lo seguì e prendendo una strada ancor più segreta di prima arrivammo in un garage pieno zeppo di auto.
«Gli Hoffman hanno un'Audi Q5» La cercò con gli occhi e non appena la vide sussultò.
«Eccola! Andiamo» Mi afferrò la mano e si diresse verso l'auto.

Arrivammo alla banca e sentì il cuore in gola.
«Dammi la mano Occhioni» Intrecciai le dita alle sue e strinsi il più possibile.
«Andiamo...Sia» Andammo verso l'entrata e mi venne un dubbio, di conseguenza lo fermai sul ciglio della porta.
«Thomas...Se i veri Hoffman vengono?» Lui mi fece l'occhiolino e mi confessò di aver scoperto che fossero in vacanza per un mese.
«Buongiorno amici!» Urlò e il suo viso si illuminò in un enorme sorriso.
Mi sentì disorientata e salutai limitandomi a un piccolo sorriso timido.
Un uomo si avvicinò a Thomas stringendogli la mano.
«Sei tornato prima?»
«Si...Non c'era la nave di ritorno per il trenta» Io gli staccai la mano e gli toccai la spalla.
«Amore, sto andando dalla direttrice, ci vediamo dopo» Gli diedi un bacio a stampo e lui sorrise a trentadue denti. Chiamarlo "amore" mi fece pensare al fatto che noi due non eravamo niente e che non avrei mai potuto chiamarlo così davvero...

Mi avvicinai alla donna davanti all'ascensore ed entrammo insieme ad altri venti circa.
«Sia? Perché così presto?» Guardai il suo cartellino tremante.
"Direttrice Wilson" Tirai un sospiro di sollievo e sorrisi spostandomi i capelli biondi dietro la schiena.
«Direttrice! Purtroppo la nave di ritorno non passava il trenta e siamo dovuti rientrare...»
Lei scrollò le spalle.
«Ecco perchè faccio sempre i viaggi organizzati»Scoppiò in una risata ed io la assecondai torturandomi la mano.
Arrivammo al nostro piano ed io mi sedetti nella mia scrivania fuori il suo ufficio iniziando a cercare informazioni sul computer.
Arrivavano milioni e milioni di e-mail, messaggi, videoconferenze, e infine anche documenti da firmare.
Alle dieci e un quarto la direttrice mi chiamò chiedendomi un bicchiere d'acqua.
«Subito!» Andai a prenderlo e Thomas mi fece un cenno. Il cuore mi esplodeva nel petto...eri una ragazza tranquilla fino a poco fa.
Presi il bicchiere ghiacciato e glielo portai sorridendo.
Dopo dieci minuti entrai bussando e la trovai addormentata sul tavolo. E ora?

«Thomas, sei un genio!» Frugai nel cassetto trovando delle chiavi enormi e dorate, le infilai in borsa e scrissi il biglietto lasciandolo sulla sua scrivania.
Mi diressi nel bagno degli uomini che trovai dopo poco per via di un'insegna.

«Thomas» Sussurrai vedendolo.
«Occhioni...Ce l'hai fatta?» Annuì e corsi verso di lui che con un accenno di sorriso mi accolse tra le sue braccia. Mi spostó una ciocca di capelli dal viso e fece per baciarmi ma non successe.
«Stai bene?» chiese distogliendo lo sguardo.
Annuii.
«Andiamo, conosco questa banca da cima a fondo.» Uscì le chiavi dalla borsa e aprì il caveau.
«Come mai siamo così inosservati?» Chiesi non appena entrammo.
«Ho fatto del mio meglio» Rispose prendendo i soldi.
Li mise dentro una borsa nera e chiudendola annuì.
«Lascia le chiavi fuori la porta e seguimi.» Ma non sarebbe meglio se li riportassi dalla direttrice?

Posai le chiavi e lo seguì nella porticina che portava al retro.
Uscimmo dove lasciammo l'auto.
«Selene ce l'abbiamo fatta.» Entrammo in macchina e mettendo in moto partimmo velocemente.
Dopo poco però mi sentì irrequieta e un rombo di un motore mi fece voltare. Non era il nostro.

«Thomas...» Gli tirai una pacca sulla spalla e lui si girò.
«Ci stanno seguendo» Lui sussultando guardò dallo specchietto.
«Stai tranquilla, ero un automobilista. Ne uscirò»

Spazio autrice 🎀
Che dire di questo capitolo, uno dei miei preferiti.
Selene ha combinato un altro dei suoi guai...
Sempre la solita!
Chi sarà a seguirli?
Qualcuno della banca o...
Vi lascio ai commenti.
Vi voglio bene.
Livia 💓

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