.51. ho fatto qualcosa di sbagliato?

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Thomas

10 anni prima

Mi facevano male i piedi, le gambe, le braccia.
Il passamontagna mi oscurava la vista e mi faceva sudare come non mai.
Accelerai il passo correndo più veloce.
Mi tolsi la giacca lanciandola a terra per respirare meglio.
Iniziai a intravedere delle erbacce e un cancello arrugginito.
Mi bloccai cercando di respirare, la pistola mi pesava tra le mani e speravo solo di svegliarmi da un momento all'altro, ma ciò che stavo vivendo non era un incubo, ma la pura realtà che mi si parava violentemente davanti agli occhi.
Feci cadere la pistola per terra e feci lo stesso con il pesante passamontagna.
Poi abbassai lo sguardo sulle mie piccole mani dalle nocche arrossate.
Thomas puoi farcela, sarà solo per qualche mese.

«Tu che ci fai qui ragazzino?» a parlare fu un voce maschile e cupa alle mie spalle.
Quando mi voltai una morsa allo stomaco mi fece venire voglia di scappare via ma così non successe, poiché l'uomo mi afferrò il polso e mi sollevò senza sforzo portandomi dentro la struttura che regnava imponente alle mie spalle.
Dove mi stanno portando?

«Sei scappato eh?!»
Io sono scappato da casa mia ma non da qui...
«Io...»
«Sta zitto ragazzino, adesso andrai da Chuck e deciderà lui cosa farne di te»
Chi è Chuck?
Cosa mi fará?
Voglio tornare a casa...

L'uomo continuava a tenermi per il braccio e la sua presa si fece più forte quando, entrati in una stanza, mi scaraventò su una sedia davanti ad una scrivania.

«Ciao» un'altra voce si insinuò nella stanza semibuia facendomi tremare ancora di più.

Voglio solo portare via Denise...

Un uomo con i capelli biondi e gli occhi blu arrivò nella stanza accendendo le luci e l'energumeno di prima mi obbligò ad alzarmi.

«Kyleen» disse il biondo all'uomo facendogli cenno di lasciarmi.

«Sono Chuck Humphrey, tu sei?» mi porse la mano. Rimasi di sasso a fissarlo sorridere in modo sadico.
Ho paura e non riesco a nasconderlo.
«Va bene...ti chiamerò Rosso Malpelo, ti piace?» chi è Rosso Malpelo? Sembra il nome di un cane.
"Kyleen" mi diede uno spintone ed io abbassai lo sguardo.
«Mi chiamo Thomas» Chuck prese appunti.
«Hai altri nomi?»
«Tyler» biascicai con lo sguardo fisso al pavimento pulito della stanza.
«Ce l'hai un cognome o devo mettergli davvero "Malpelo"?» ah quindi Rosso era un nome e Malpelo era un cognome? Ma che nome buffo...magari era solo uno stupido soprannome.

«Thomas Tyler Murphy, non so chi sia questo "Malpelo"» incrociai le braccia e lui scosse la testa.
«Ma ci sei andato a scuola?» feci segno di no.
«E quanti anni hai?»
«Tredici» poi annuì e chiuse il quaderno.

«Denise è tua sorella?» Denise!
«No, è mia cugina» allora sorrise di nuovo dandomi i brividi.
«Adesso andrai da lei, rimarrai per un po' qui poichè i tuoi genitori sono cattivi, giusto?» la mia mamma non è cattiva.

«Non è vero»
«Kyleen, portalo via.» l'uomo mi prese e mi trascinò fuori.
«No! Ma dove mi porti?! Lasciami!» iniziai a dare pugni sulla sua schiena possente e la figura di Chuck si fece sempre più piccola.

Dove mi porta? Ho paura.

Una stanza sporca e buia con tanti bambini, ecco dove mi portava. L'uomo mi buttò dentro senza neanche guardarmi in faccia e sentì la vocina di Denise arrivarmi alle orecchie.

«Thomas! Sei tu?!» mi issai sui gomiti per guardarla e lei mi abbracciò così forte da farmi ricadere per terra.
Tanti altri bambini erano insieme a noi, come un ragazzino della mia età con i capelli neri e gli occhi blu, aveva un livido enorme in faccia e il labbro spaccato.
Poi un altro ragazzino con i capelli neri e gli occhi scurissimi, lui aveva il viso spaccato, letteralmente.
Un altro ancora con i capelli castani e un corpo esile, lui era triste e sporco di sangue.
Denise aveva i vestiti sporchi e il viso pieno di lividi.
Mi guardai intorno, era tutto sporco e freddo, c'era solo una piccola finestra in alto, sbarrata da delle sbarre di martello arrugginito.
Mi voltai verso il secchio che c'era all'angolo della stanza e una bambina di sì e no otto anni era accovacciata con le spalle al muro e le ginocchia strette al petto.
I suoi capelli erano lunghissimi, le arrivavano fin sotto le ginocchia e quando alzò gli occhi verso di me notai il loro colore, un blu acceso.
Abbassai lo sguardo verso le sue braccia dove c'erano dei piccoli buchetti arrossati e poi guardai di nuovo il suo viso tumefatto.
Cercai di avvicinarmi alla bambina ma questa si spinse ancora di più contro il muro.

«Come vi chiamate?» chiesi poi agli altri.

«Io sono Cole» disse il ragazzino con gli occhi blu.
«Io Aaron» disse quello dai capelli neri.
«Io invece sono Nick» disse l'ultimo.
La bambina non fiatò.

«Lei è "senza nome", non parla mai» disse Denise mimando le virgolette con le dita.

Poverina, la prendevano in giro?

«Sono Thomas» le allungai la mano ma lei la guardò con paura.
«Selene» bisbigliò.
«Come?»
«Selene, sei sordo per caso?!» urlò poi.
«Ma non conosci una via di mezzo tra bisbiglio e urlo?» lei fece finta di non sentirmi e l'uomo di prima la prese di forza spostandola in un'altra stanza.

«Denise ma cosa...» non riuscì neanche a finire la frase che quel "Kyleen" venne a prendere anche me e mi trascinò in uno stanzino illuminato da delle luci accecanti, con un lettino d'ospedale e tanti bambini accovacciati per terra.
Le mie gambe iniziarono a tremare e sentì un groppo in gola non andare giù.

Cosa mi avrebbero fatto? Dovevamo scappare il prima possibile.

Un uomo con un camice bianco venne verso di noi sorridendomi e porgendomi la mano.
«Vieni qui.» disse poi.
Rimasi immobile a guardarlo mentre la pelle d'oca iniziava a presentarsi sulle mie braccia.
«Su Tyler, non ti farai mica pregare» perché mi chiama con il mio secondo nome? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Papà mi chiama così quando ho sbagliato.

Mi agguantò il braccio con forza sbattendomi contro il lettino che traballò, poi mi alzò la manica della felpa e senza esitazione mi iniettò qualcosa nel braccio.
Urlai.
Urlai così forte da non sentirmi più capace di tenere gli occhi aperti.
«Mandatelo via, tra due ore riportatelo, vedremo se ha fatto effetto» cosa ha fatto effetto?
Non seppi più ragionare e le voci si fecero sempre più strane e indistinte. "Kyleen" mi prese in braccio ed io persi i sensi.

Dovevamo scappare da lì.

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