Selene
Lui avanzò varcando l'entrata e proseguendo nel salotto, io feci lo stesso puntando le mie iridi color zaffiro sui suoi boccoli rosso fuoco che ondeggiavano al ritmo dei suoi passi grandi e decisi.
Si fermò guardando verso il tetto dove era presente un foro, forse quello che aveva fatto lui con la pistola anni prima...
Lo osservai attenta e scrutai i suoi lineamenti rilassati, le labbra incurvate in un piccolo sorriso quasi spontaneo e gli occhi color prato ridotti ad una fessura.
Quel Natale gli aveva letteralmente salvato l'anima.Adesso capisco tutte quelle volte in cui il suo comportamento risultava strano, lunatico e burbero.
Poi smise di sorridere, abbassò il capo e mi inchiodò con i suoi occhi spenti.
«Forse quel Natale fece illuminare un po' la fiammella dell'anima di mio padre, anche se ne dubito.» Serrai le labbra e gli presi la mano, lui la scostò.
Lo guardai stranita e aprì le labbra per dire qualcosa ma il suo indice si piazzò davanti a esse.
«Vieni, ti mostro una cosa» Si diresse verso le scale, rotte e malandate.
Salì fino in cima e mi rivolse un occhiata che mi fece tremare il sangue.
Buttai giù un groppo di saliva e salì le scale.
«Sai...sai qualcosa su cosa successe dopo la tua "fuga"» Chiesi salendo gradino dopo gradino.
Lui scosse la testa e scrollò le spalle.«Mio padre era un ribelle che fu messo a tacere» Spiegai senza ricevere alcuna domanda.
Lui alzò un sopracciglio come infastidito ma anche curioso di ció che avevo da dire.«Messo a tacere? Da chi?» Io serrai le labbra prendendo un lungo respiro.
«Dai Soul Hunters» Lui fece una faccia stranita deglutendo rumorosamente.
«Si chiamava Chuck, Chuck Humphrey. Amava fare corse clandestine, corse di ogni tipo, legali illegali.
Poi conobbe mia madre e si mise l'animo in pace. La famiglia Humphrey è la famiglia più tormentata di Manhattan da almeno un secolo.
Mio padre aiutò molti ribelli come lui a fuggire dalla struttura dove abitavano, compreso un ragazzo di nome Robert che lo aiutó nel suo intento e che per me fu come un fratello. È per questo che fu preso.» Thomas inarcò un sopracciglio.
«Spiegati meglio Selene, non ho capito nulla.» Io sospirai e iniziai a parlare.
«Mio padre perse i genitori all'età di tre anni, rimase in una struttura per orfani chiamata "Rebels" coloro che avevano disobbedito troppo o che avevano perso i genitori.
Mio padre era una peste, combinava sempre guai, così venne messo in isolamento.
"Rebels" era il nome di tutti coloro che non avevano più una famiglia e mio padre era marchiato, una volta arrivato in quella struttura con un marchio gli avevano stampato un numero che gli era rimasto per sempre sulla pelle.
Subiva torture ogni giorno e trovava conforto nelle corse.
Per non far passare la sua vita ad altri cercò di farli scappare dalla struttura fallendo e venendo perseguitato a vita dai "Soul Hunters" tra cui anche la famiglia di Carlos.
Anche io sono stata alla struttura, per otto lunghi e orribili anni.» Scoprì il braccio e Thomas me lo afferrò con fermezza.
Sfiorò con un dito il marchio "5378 Selene Humphrey"
«Selene, ci sono stato anch'io.» Sgranai gli occhi.
«Subito dopo essere scappato da qui, per dire a Denise di avercela fatta.» Denise era una dei Rebels? Avrei detto di tutto tranne questo.
Thomas serrò la mascella e chiuse gli occhi.
«Tu piuttosto, come ci sei finita?»
«Mio padre non poteva prendersi cura di me, era troppo tormentato. Quando mia madre si riprese dallo choc di star per perdere un marito non volle perdere anche sua figlia. Cosi mi tirò fuori dalla struttura con l'aiuto di quel Robert che ti dicevo.» Un angolo della sua bocca si incurvò in un piccolo sorriso.
«Sei tu la bambina dagli occhi color cielo, vero?» Come faceva a sapere il soprannome che mi dava quel ragazzo...
Annuì e lui abbassò la testa.
«Seguimi» Non volevo parlare dei Rebels, di ciò che ero stata.
Di quel che Cole era stato e di ciò che avevamo passato lì dentro.
Thomas era uno dei "Perfetti" La famiglia Murphy non era stata mai presa o torturata.
Quel marchio sulla pelle ce l'avevano gli impuri come me, Cole, Denise, Nick e Sophia.
Io e Sophia eravamo le uniche a non essere rimaste lì fino alla maggiore età e quello fù un miracolo.
Non eravamo noi i cattivi, noi eravamo le vittime dei "Soul Hunters" cacciatori di anime.
Forse Thomas non sa che...
«Selene?» Mi agitò la mano davanti al viso facendomi tornare alla realtà.
Eravamo davanti ad un televisore e lui teneva in mano una cassetta.
«Guarda» Avviò la registrazione e sentì la sua voce che chiamava una bambina dai capelli neri e lunghi fin sotto le ginocchia.
'Bambina?' diceva lui. La bambina si voltò e si mise a braccia conserte dirigendosi imbronciata verso Thomas
'Mi chiamo Selene, Selly, Sele ma non bambina, Tommaso, chiaro?' Mi strappò un risolino e lui si voltò a guardarmi.
«Ti ho cercata per tutta la vita Selene, Selly o Sele.» Sorrisi e lui rimase impassibile.
Si continuava a sentire la voce della videocassetta.
'Mi chiamo Thomas, non Tommaso bambina.' Disse lui nella registrazione.Si girò verso di me e serrò le labbra in una linea.
«Avrai passato l'inferno lì dentro, io l'ho vissuto a casa. Fa che io sia il tuo cerotto piccola Jigen, ti prego. Per curare tutte quelle ferite che sono state trascurate. Non voglio cercarti ancora per anni.» Disse con lo stesso tono di prima, senza un accenno di sorriso.
«Tommaso, non mi perderai un'altra volta.» Lì lo vidi sorridere sentendo il suo profumo invadermi e sentire un calore accogliente fra le sue braccia.
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò «Ti amo» Mi sfiorò con le labbra il lobo e mi baciò con la penombra che regnava nella casa fredda e vuota che con lui sembrava riempirsi di tante fiammelle di amore e soprattutto fiammelle di felicità.
Essere ancora dei Rebels non ci impedirà di fare niente.
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STORM dangerous
RomancePrimo libro della saga delle farfalle🦋🌻 Due anime tormentate. Un passato oscuro. Un amore indissolubile che è invidiato dall'intero universo. Due farfalle che cercano il loro girasole e una costellazione che da vita al loro amore. Selene ha 20 ann...