.48. you & me.

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Selene

Lasciai scorrere l'acqua bollente sulle mie spalle e la mia mente venne sovrastata dai pensieri.
Mancava un giorno, solo uno e avrei rivisto mio padre.
Era stato nascosto per tutto questo tempo, senza cercarmi, senza minimamente pensare a cosa avrei provato.
Selene tu non hai paura.
L'acqua divenne così calda da farmi sussultare e la mia mano scattò sul pomello dell'acqua fredda.
Il mio cuore batteva all'impazzata nel mio petto e non riuscivo a calmarmi.
Appoggiai la fronte contro la parete gelida del box doccia e sentì una lacrima bollente tracciarmi il viso.
Chiusi la mano in un pugno conficcandomi le unghie sul palmo. Selene non hai paura.
Diedi dei pugni sulla parete bagnata e l'acqua continuava a ghiacciarmi la pelle rossa. Selene non hai paura.
Perché io? Che avevo fatto per meritarmi questo? Perché proprio una semplice bambina doveva essere rinchiusa in una struttura e perseguitata fino alla morte?
Se ne sarebbe andato anche lui, lasciandomi da sola.
Presi un lungo respiro, staccai la testa dalla parete e chiusi il getto d'acqua strizzandomi i capelli.
Mi avvolsi con l'accappatoio e mi guardai allo specchio.
Per un attimo non riconobbi l'immagine che mi si presentò davanti.
Una ragazza con gli occhi rossi, distrutta, esausta.
Avvolta da una coperta di insicurezze e paure che le danno il tormento da quando è nata e che la perseguiteranno fino alla morte.
Poi scossi la testa abbandonando i miei pensieri e andai a prendere una felpa di Thomas indossandola.
La feci aderire al mio corpo e vedendola arrivare fino alle ginocchia sorrisi.
Mi incamminai verso la rampa di scale per scendere al piano di sotto e quasi arrivata in cucina per rubare qualche snack una voce familiare mi bloccò.
«Hai preso le armi?» la voce graffiata di Thomas irruppe nei miei pensieri e quando lo vidi sorseggiare un bicchiere di coca-cola mi nascosi dietro la porta.
«Si, ci resta solo di disattivare le telecamere e possiamo agire.» cercai di vedere con chi parlasse e mi sporsi così tanto da cadere per terra come una cretina.
Che imbarazzo...
«Selene?» lo vidi avvicinarsi e porgermi una mano per aiutarmi a issarmi in piedi.
«Quella è la mia...felpa?» scossi la testa.
«Era. Di che parlavate?» socchiuse le labbra e scosse la testa sorridendo.
«Non sono affari tuoi» rispose Cole.
Ecco con chi stava parlando.
Lo squadrai dalla testa ai piedi. Aveva il viso tumefatto e i vestiti sporchi.
Come avevo fatto a non accorgermene?
Spalancai gli occhi e aprì la bocca per parlare ma mi bloccai quando Thomas mi porse una borsa di carta con dentro un vestito.
«Stasera andiamo in un posto e volevo dartelo.» staccai gli occhi da Cole e guardai i riccioli ramati di Thomas.
Posai la borsa per terra e incrociai le braccia al petto.
«Perché Cole è ridotto così?» Thomas si girò verso l'amico e lui sorrise venendo verso di me.
«Non è successo niente» disse poi.
Thomas sospirò e incollò lo sguardo al pavimento.
Cole fece lo stesso.
Una brutta sensazione mi sussurrò cosa fosse successo all'orecchio.
«Non mi dire che vi siete picchiati» poi quando? Non li avevo visti, sentiti.
No, non può essere.
«Sai Selly, hai un ragazzo un po' fuori di testa» oh no.
«E tu hai il cervello di una rana, Cole!» rispose Thomas passandosi una mano tra i capelli.
«Okay, com'è successo? Perché e soprattutto quando?» Cole roteò gli occhi e trafisse Thomas con lo sguardo.
«Glielo spieghi tu o io?» chiese poi.
Thomas non fiatò, restò imbronciato come un bambino con lo sguardo fisso alle mattonelle del pavimento.
«Il qui presente Thomas Murphy, stava preparando i pancake per te, ci siamo messi a parlare e sei venuta fuori come argomento, si è imbestialito per una cosa che ho detto e mi ha sbattuto la testa contro il ripiano della cucina. Una cosa da niente insomma» ironizzò sbracciandosi.
Spalancai gli occhi e li piantai addosso a Thomas.
«Thomas ma ti sembra una cosa normale?!»
«No, "mamma"» rispose inchiodandomi con i due smeraldi che si ritrovava al posto degli occhi.
Il suo sguardo seguì tutto il mio corpo avvolto dalla sua felpa e mi sentì rabbrividire.
«Comunque cosa ha detto di così brutto per scatenare una rissa del genere?» chiesi indispettita.
«Ho detto che lo lascerai da solo una volta davanti alla porta della struttura.» quella frase la presi come una sfida ma anche come una tentata preoccupazione da parte di Cole che mi trafisse il petto come una lama tagliente.
«Non lo lascerò mai da solo e poi...» mi bloccai prima di continuare.
Lui abbandonerà me...
«Cosa?» chiese Thomas.
«Niente, disinfetta la ferita di Cole. Subito» sbuffò e si passò una mano tra i capelli, di nuovo.
Quel gesto mi fece sentire instabile, le gambe iniziarono a tremare e mi sentì vacillare.
«Cole vai in bagno, disinfettati da solo» Cole sbuffò e senza aggiungere altro se ne andò di sopra lasciandoci da soli.
Thomas si sedette sul divano senza fiatare ed io gli andai vicino in punta di piedi.
«Di che armi parlavate? Farete del male a qualcuno alla rapina?» vidi il suo volto diventare serio in un attimo e il suo sguardo si inchiodò al mio.
«È un po' più complicato» Non mi ha detto tutto?
«Thomas, cosa c'è?»
«Niente, devi stare tranquilla. Tu non toccherai una pistola» mi rassicurò poi posando le mani sui miei fianchi e senza un minimo sforzo mi posò sopra di lui.
Le mie guance s'infiammarono in un istante e lui se ne accorse subito facendomelo notare.
Le mie cosce nude toccavano il tessuto graffiante dei suoi jeans e sentivo che da lì a poco sarei diventata un fuoco.
Le sue mani si infilarono sotto la felpa posandosi sulla mia schiena per stringermi a lui e una scarica di brividi mi percorse.
«Rilassati Occhioni» rilassarmi?
Appoggiò la testa sulla spalliera del divano sorridendo in modo malizioso.
«Sono rilassata»
«Non è vero» abbassò le mani calde e decise nuovamente sui miei fianchi stringendoli.
Voglio mettere le mani nei suoi capelli, ora.
Affondai le mani nei suoi capelli soffici e le ciocche ramate si confusero tra le mie dita.
«I tuoi capelli sono molto soffici» dissi poi.
«La mia felpa ti sta bene addosso» biascicò infine lasciandosi andare ad un sospiro.
Le sue labbra si posarono sulle mie che si schiusero facendolo proseguire in quel gioco di baci.
Nel silenzio della stanza si sentiva solo il suono dei nostri baci.
«Thomas ho fatto...» la voce di Cole fece staccare le nostre labbra ed io balzai in piedi sistemandomi la felpa che era salita fino dal basso ventre.
Thomas aveva le guance colorate di rosso come i suoi capelli ed i miei erano scompigliati dalle sue mani.
Cercò di sistemarsi il ciuffo e con una mano si sistemò il cavallo dei pantaloni per non dare a vedere ciò che era successo prima.
«Stavate...»
«Non sono cazzi tuoi»
Mi sentì instabile, di nuovo. Mi faceva sempre quell'effetto.
Un brontolio nello stomaco li fece voltare nella mia direzione.
«Emozione Selene?» chiese ridendo. Lo allontanai con i palmi delle mani sul suo petto marmoreo.
Sembrava scolpito sul marmo, ogni suo muscolo era tracciato divinamente.
«No, è la fame. Hai fatto i pancake, no? Dammeli, subito» scosse la testa ridendo.
«Non credo proprio» mi mise una mano dietro la schiena e una dietro le ginocchia facendo la sua "mossa segreta"
«Sacco di Patate, di nuovo» borbottai. Cole scoppiò a ridere e Thomas lo fulminò con lo sguardo.
«Solo io posso prendere in giro Selene, fallo e la testa te la sbatto di nuovo, ma stavolta con più forza, coglione»

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