.19. mancava la sua presenza

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Selene

Thomas si alzò dalla sedia dove si era seduto e si sistemò il maglione.
Io tornai seria ricordandomi, anche se a scatti cosa mi fosse successo.
«Mi hanno sparato.» Farfugliai guardandomi la spalla con il cuore in gola.
Lui si avvicinò a me accarezzandomi il viso.
«È stato Carlos. Devo andare, torno subito Occhioni . Non preoccuparti, ok?» Quella notizia non mi scioccò affatto ma mi destabilizzó, avevo chiesto una cosa, anche molto importante e lui? Se ne andava.
Mi diede un bacio sulla fronte e strizzò un occhio uscendo dalla grande porta di vetro.
Mi sentivo un buco nello stomaco.
Se Thomas era uscito a fare del male a Carlos?
E se Carlos lo avrebbe ucciso?
Dovevo alzarmi da quel letto.
Mi alzai dal letto e mi tolsi la camicetta vestendomi come prima.
Uscì di soppiatto tenendomi la spalla dolorante.
Guardai il cellulare "Cole: 6 messaggi" e "Cole: 9 Chiamate perse" spensi lo schermo e iniziai ad accelerare il passo verso il parcheggio dove l'auto di Thomas era appena partita.
La Seguì di soppiatto e quando si fermò era proprio davanti casa di Carlos.
Dannazione! Mi sono messa in un gran casino...

Gli avrebbe fatto del male...
Uscì dall'auto e lo vidi prendere una pistola infilandosela nei pantaloni.
Lo seguì allarmata e quando entrò prendendolo per il collo corsi alla porta.
Thomas uscì la pistola e la puntò verso Carlos che era spiaccicato al muro, ma che sembrava...tranquillo?
«Hai sparato a Selene.» Carlos scosse la testa.
«Non riusciresti a farlo Murphy.» Thomas sorrise e caricò la pistola.
Poi la abbassò verso le gambe di Carlos che gli sussurró qualcosa con il labiale, qualcosa del tipo 'basta con questo teatrino, non sono io il cattivo'
Cattivo? Lui? Carlos era decisamente il cattivo...

«Sicuro?» Sparò un colpo e Carlos urlò crollando a terra.
«Dannazione Murphy vuoi uccidermi?!» urlò immerso in una pozza di sangue.
Porca miseria!
Io urlai e subito dopo mi tappai la bocca.
Thomas si voltò ed uscì trovandomi fuori la porta.
«Selene...» Fece cadere la pistola in terra e mi scese un lacrima.
Mi sentì lo stomaco in subbuglio e mi venne da vomitare.
Mi tappai la bocca con la mano e trattenni un conato.
Guardai Carlos a terra immerso nel suo sangue che da lì a poco sarebbe morto dissanguato e Thomas che cercava di tranquillizzarmi.
Ladro...
Ladro non assassino.
«Selene»
«Che cosa hai fatto Thomas!» Iniziai a camminare avanti e indietro con una mano sulla tempia.
Sarei svenuta di lì a poco se non avrebbe fatto qualcosa.
«Selene, non sai tutta la storia e poi... voleva ucciderti, no?»
«Ma tu non dovevi fare lo stesso Thomas! Dannazione!» Lui sbuffò.
«Da che parte stai Selene?!» Da che parte sto?
«Da che parte sto?! Sto dalla parte della vecchia Selene, la Selene che voleva fare la giornalista, la Selene che voleva nuovi scoop, la Selene che non rubava, la Selene che si era messa con te solo per un nuovo scoop Thomas, e non perché mi piaci, perché ti odiavo a morte, ok? Quando mi hai baciata volevo solo vomitare!» l'ho detto davvero?
«Scoop, Selene...mi ero fidato, porca puttana mi ero fidato» Cavolo! Sono un persona orribile.
L'ho perso, l'ho perso per sempre.
Mi sentì morire, non mi avrebbe mai perdonato.
«Dimenticati di me Selene» Lui alzò un sopracciglio con gli occhi lucidi.
«Puoi chiedermi tutto ma non di dimenticarti, Thomas. Ho sbagliato, non pensò davvero quelle cose, mi sono solo...arrabbiata. Non le ho mai pensate quelle cose.» Mi scese una lacrima dal viso.
«Selene, è troppo.» Lui scosse la testa.
«Non sono così...» Farfugliai con le lacrime agli occhi.
Non volevo fargli male, ha subito troppo male in vita sua.
Lo amavo ma aveva quasi ucciso qualcuno, senza rimorso.
Mi avvicinai a lui piangendo e gli presi il viso.
Lui sorrise tremante e mi baciò.
Poi mi staccai da lui asciugandomi le lacrime ed indietreggiai.
«Ciao.» Lui distolse lo sguardo.
«No...» Mi diede le spalle e io iniziai a camminare verso casa mia tenedomi la spalla piangendo. Forse ho esagerato anche io...
Il cuore mi batteva all'impazzata e tremante non sapevo cosa fare.
Ci eravamo separati per sempre? Lui da una parte ed io dall'altra.
Io nel bene e lui nel male, o era il contrario?
Guardai il cellulare.
"Cole: Thomas che fine ha fatto? Lo stiamo aspettando da molto, è con te?"
"No Cole, non è più con me"

Posai il cellulare in tasca ed andai in casa mia.
Entrai in fretta e furia e piangendo mi inginocchiai in terra urlando con tutta la voce che avevo in corpo.
Singhiozzai raggiungendo il piano di sopra, c'erano ancora cose in soqquadro e ricordai quando Thomas mi fece vedere la sua enorme cicatrice sulla schiena.
Poi sentì bussare alla porta.
Andai ad aprire e trovai un biglietto.

"Adesso, senza Thomas potrò prenderti più velocemente bambolina."

Non poteva averli scritti davvero Carlos quei biglietti, lui adesso è in ospedale.

Chiusi la porta allarmata e mi morsi un'unghia.
Volevano uccidermi.
Il mondo fa schifo! Tutto fa schifo!
Mi mancava Thomas e se ci fossi andata mi avrebbe sbattuto la porta in faccia.
Iniziò a diluviare ed io, senza macchina e senza ombrello, iniziai a correre verso casa di Thomas con il biglietto stretto sul petto.
La spalla mi faceva un male assurdo ma in quel momento sentì solo il bisogno di vederlo.
Sentivo il cuore battere all'impazzata senza voler rallentare e la pioggia ormai mi aveva ricoperta.
Sono un'incoerente,una stupida, sprovveduta. Ma sono anche innamorata persa di quello stupido.
Arrivai davanti casa sua e suonai il piccolo campanello che regnava accanto alla porta di vetro.
Lui aprì e vedendomi gli brillarono gli occhi.
Avevo i capelli zuppi e appiccicati sulla schiena, gli occhi che lo trafiggevano e il biglietto stretto al petto.
Lui era perfetto, anche se aveva indosso solo una tuta e aveva i capelli rossi scombinati.

«Selene...» Gli saltai addosso baciandolo, sono contraddittoria, lo so bene.
Lui mi afferrò i fianchi prendendomi in braccio e indietreggiando dentro casa dando una pedata alla porta.
«Scusa Occhioni.» balbettò tra un bacio e un altro.
Scossi la testa.
«Non devi Thomas.»
«Io ti amo» lo ha detto davvero? Mi ha detto che mi ama?
«Anche io» Non sarei riuscita ad andarmene via da lui.
Era come una calamita.

Si voltò su un fianco e mi guardò sereno.
«Ho portato lo stronzo in ospedale, sta bene. Non voglio che tu mi ritenga un assassino, l'ho fatto perchè credevo...» Sorrisi.
Lo sapevo.
«Hai fatto la cosa migliore, lo hai portato in ospedale, non devi dire più niente. Sono io a chiederti scusa, sono stata una stronza...» Mi baciò in modo più calmo e dolce facendomi capire che non voleva vedermi più fuori casa sua.
«Si, sei stata un po' stronza» disse sorridendo.

«Domani facciamo l'albero di Natale, grinch.» Dissi sorridendo.
Lui mi fece una carezza sul naso.
«Va bene Occhioni. Ti amo.»

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