.57. un libro e William Shakespeare.

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Selene

10 anni prima.

Era l'otto aprile, era il mio compleanno.
Papà lo aveva scordato, i miei compagnetti di camera lo avevano scordato e...Robert?

Quando papà mi aveva detto che Robert sarebbe rimasto a casa ed io sarei dovuta andare alla struttura avevo pianto tantissimo, mi mancava così tanto...era come un fratello.

Presi la copertina che giaceva per terra e mi sdraiai sul pavimento mettendomela addosso per riscaldarmi.

Tanti auguri a te...

Non era venuto nessuno a farmi gli auguri, ero così cattiva?
Volevo solo sentire la voce di qualcuno.

Le sbarre che mi vietavano di uscire mi sembravano un muro di roccia insuperabile che non faceva più sperare.
Poi sentì dei passi e vidi un ragazzo con un cappuccio nero sulla testa che con una forcina forzò la serratura della cella ed entrò togliendosi il cappuccio.

Robert!

Gli saltai addosso abbracciandolo con tutta la forza che avevo in corpo, le mie piccole ed esili braccia si avvolsero dolcemente al suo corpo grande e muscoloso che non fece altro che rassicurarmi.
Poi si staccò e mi fece una carezza sul viso.

«Tanti auguri Selly» il suo viso si strinse in un sorriso e con un gesto della mano si spostò i capelli neri dal viso così che potessi guardare i suoi occhi blu, erano più belli dei miei... Uffa.

«Ho un regalo per te» disse poi.
«Per me?» annuì porgendomi un rettangolo incartato. Era pesantissimo.
«Aprilo» lo guardai stranita.
«È bello» bisbigliai.
«Ma se non lo hai ancora aperto...»
«Come si apre?» chiesi passando il palmo della mano sulla carta liscia. Non avevo mai ricevuto un regalo e vedere quella bella carta con dei motivi floreali mi fece brillare gli occhi.

«Devi strappare la carta» strapparla? No!
«Ma è bellissima»
«Si ma non serve»
«E allora perché lo hai incartato se non serve?»
«Selly aprilo, dai» sbuffai e strappai la carta.
Mi aveva regalato un libro.
Era incomprensibile, sapevo solo che la copertina era rosa pesca.

«Non so leggere» bisbigliai per non farmi sentire dagli altri, che vergogna non saper leggere.
«Infatti» lo prese e appoggiò la schiena al muro facendo segno di avvicinarmi.
Così lo assecondai e mi sedetti accanto a lui.

«Questo si chiama "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare.»
«È una storia d'amore?» lui annuì accarezzandomi la testa.
«Si e c'è una frase in particolare che vorrei farti leggere»
«Ma non so leggere» lui sorrise.
«La leggo io» allora mi tremarono le gambe. Qualcuno leggeva per me, che bello!

Si schiarì la voce e prese una pagina.
«Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte» che bella frase ma...perché non dovrebbe più fare parte di me?

«Che bello» esclamai con il sorriso stampato in volto.
«Ascoltami Selly, non ho tanto tempo» perché?
«Questo vale anche per me e per te, okay?» concluse poi posando il libro per terra.
«Cosa vuol dire?»
«Che quando ti mancherò guarderai le stelle ed io sarò sempre vicino a te a leggerti le storie, okay?» annuì e lo abbracciai.
Poi si alzò e piano si diresse verso l'uscita.

«Quando non sarai più parte di me...» bisbigliai guardando le stelle fuori dalla finestrella sbarrata.
«Quando non sarai più...» chiusi gli occhi.

Non avrei più rivisto Robert. Ma le sue poesie erano ancora dentro i libri che mi regalava.
Dentro i suoi ricordi, le sue carezze, i suoi occhi e le sue foto.
Le sue poesie erano dentro il cuore, gli occhi, dentro le musiche e dentro ogni pagina dei libri che mi aveva insegnato a leggere.
Le sue poesie erano insegnamenti che la vita non mi aveva potuto dare, così Dio mi aveva mandato lui a dirmele e farmele entrare nel cuore.

Quando mi svegliai trovai per terra accanto al mio letto un piccolo foglio di carta.
Lo aprì e vidi un disegno.

C'era una bambina con i capelli neri e un bambino con i capelli rossi, era...Tommaso, quel ragazzo appena entrato.

«Ti piace?» sentì una voce arrivare dalla "cella" davanti alla mia, poi vidi i suoi ricciolini spuntare.
Così mi avvicinai alle sbarre annuendo.
«Buon compleanno, non sapevo fosse ieri, scusa» feci spallucce sorridendo a stento.

Scappa da qui.

«Quanti anni compi?»
«Dieci»
«Sei bella grande eh!» esclamò sorridendo.
Io abbassai lo sguardo sul suo braccio e socchiudendo gli occhi mi sforzai di vedere se gli avessero fatto del male.
Quando se ne accorse lo nascose dietro la schiena.
«Tommaso tu quando lo fai il compleanno?»
«Mi chiamo Thomas»
«È uguale, quindi?» fece spallucce abbassando lo sguardo.
«Non lo ricordo neanche più.» che buffo, non ricordava il suo compleanno?
«Dai voglio saperlo!»
«Ti dico che non me lo ricordo, uffa» allora...
«Allora lo inventerò io!»
«Tu?» annuì felice.
«Ma non puoi inventare un...compleanno» disse poi.
«E chi lo ha detto?»
«Be' nessuno ma»
«Perfetto allora, il tuo compleanno sarà il... dieci aprile, due giorni dopo il mio.» lui sorrise e nelle sue guance rosee apparvero due buchetti.
«Perché hai i buchi sulle guance?»
«Si chiamano fossette, scema»
«Ehi!»

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