.58. l'inizio della fine.

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Thomas

10 anni prima.

Cole stava intrecciando i capelli a Denise che a sua volta pettinava i capelli ad Aaron.
Io ero in piedi a guardare la cella della bambina con gli occhi blu.

Chissà da dove veniva, se aveva passato quello che avevo passato io, se sua mamma la voleva bene o no...

Poi un ragazzo molto grande con un cappuccio in testa entrò nella sua cella e lei si buttò tra le sue braccia.

Ma chi era?

«Fermi tutti, è Robert» sentì bisbigliare alle mie spalle.
Mi voltai subito, era stata Denise a parlare.
«E chi sarebbe?»
«Il "fratello" della bimba senza nome, magari ci aiuta a fuggire» inarcai un sopracciglio.
«Perchè dovrebbe?» lei alzò gli occhi verso il cielo.
«Perché anche sua sorella è rinchiusa qui dentro, no?»

Magari aveva ragione...

Mi incitò a chiamarlo ma non ebbi il coraggio, rimasi a guardare loro due, sdraiati a terra che leggevano una storia.
Poi mi accorsi che il ragazzo la salutò e venne verso di me.

«Te l'ho detto» disse Denise.
Mi allontanai dalle sbarre e lui si avvicinò inginocchiandosi per arrivare alla mia altezza.
«Voi dovreste essere i...» bisbigliò guardando i ragazzi dietro di me.
«Soul Hunters» dissi io prontamente piantandomi davanti a lui.
«Io sono Robert»
«Thomas» risposi.
Lui frugò nello zaino, prese un foglio, dei colori e mi indicò la cella della bambina.
«È il suo compleanno, falle un disegno.»

disegno? Io voglio solo andarmene.

«Si okay ma poi tu...»
«È tutto pronto, vi aiuterò a fuggire domani»
Domani? È troppo presto.

«Okay...» abbassai lo sguardo poi lui si alzò.
«No aspetta!»
«Dimmi tutto.»
«Che libro le hai letto?» lui sorrise e si abbassò alla mia altezza per sussurrare.

«Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante stelle, così il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerá della notte.» disse.
L'avevo già sentita...

«William Shakespeare» dissi alzando lo sguardo verso di lui che annuì sorridendo.

Romeo e Giulietta, giusto?

«A domani ragazzi» ci salutò con un gesto della mano e se ne andò.
Pensai tutta la notte a quella frase ma non riuscì a prendere sonno, così mi alzai e feci il disegno alla bambina.
Presi i pastelli, la disegnai e disegnai me stesso accanto a lei che le portavo una torta enorme, piena di candeline.
Poi sopra scrissi "auguri" e cercai di metterla al meglio nella sua cella.

Poi mi addormentai.

Sognai un grandissimo prato verde, pieno di fiori e di bambini.
Ero con mamma e papà, stavamo giocando insieme e papà...mi voleva bene?
Sorrideva come una volta e mi faceva volare in alto.
Come sono felice...
Mi faceva fare lo scivolo, mi spingeva sull'altalena, mi aiutava a scalare la montagna colorata e mi faceva volare.
Tutte cose che non aveva mai fatto.

Quando mi svegliai dormivano tutti, era ancora buio ma si potevano sentire già gli uccellini che cinguettavano in modo armonioso nel cielo.

Poi aprirono il cancello della mia cella e un uomo in camice mi trascinò in laboratorio.
Contro la mia volontà.
Fecero degli esperimenti su di me, le mie braccia erano nere dai lividi e solo dopo due ore, quando il sole era già alto in cielo mi mandarono in cella.

Quando Robert tornò noi eravamo pronti, io, Denise, Cole, Aaron, Harry e Nick.
Aprì la cella senza fare rumore poi uscimmo da un passaggio che ci indicò.
In un attimo mi ritrovai fuori, ero salvo, vivo e...Chuck doveva pagare.
Entrammo in un furgone nero e partimmo verso il bosco.
Entrammo in una casa sperduta ma sicura, dove non ci avrebbero mai trovato e Robert, senza dire una parola, andò via. Doveva prendere anche la bambina.
E se lei non sarebbe riuscita a fuggire?

«Ce l'abbiamo fatta Thomas, è finita!» esclamò Denise.
«Finita? È appena cominciata»

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