11.

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"Perché?!", esclamò il più giovane, tra lo sgomento e l'irritato, non riusciva davvero a capire perché quell'uomo volesse complicare la sua vita – tra l'altro già estremamente complicata – a tutti i costi.
"Perché posso farlo, Stiles. Perché un po' sto cominciando a conoscerti, ed ero certo che spontaneamente non mi avresti mai permesso di accompagnarti al lavoro", sbuffò l'uomo, quasi seccato, e pronunciò quelle parole con un tono così intriso di ovvietà che fece irritare il giovane ancora di più.
"Hai detto bene: spontaneamente. In pratica il tuo è un... sequestro di persona! Mi stai costringendo a venire con te. Questo è il tuo modo di comportarti tanto ammirevole? Per questo Vogue ti ha inserito nella top ten degli uomini da prendere come modello? Quando non ottieni ciò che vuoi con le buone, usi le maniere forti?", sproloquiò Stiles, tutto d'un fiato, schioccando la lingua contro il palato, il suo tono di voce si fece più stridulo ad ogni parola pronunciata, alla fine più che esibire un'intonazione incalzante ed interrogativa il suo sembrò il lamento di una checca isterica.
Gli balenò nella mente, per qualche secondo, l'idea di aver fatto la figura dell'idiota e di essersi messo ancora più in ridico di quanto non avesse già fatto fino a quel momento – grazie anche alla gentile collaborazione di Mr. Hale – così azzardò un'occhiata circospetta tutt'intorno: Boyd sembrò evitare di deriderlo quella volta, dava le spalle le spalle ad entrambi e pareva che li stesse stoicamente ignorando.
Derek, immobile davanti a lui, lo guardava impassibile, per nulla impressionato dalla sua imbarazzante performance vocale. "Quando serve, sì", disse soltanto, con voce monocorde.
Stiles, in risposta, lo guardò in modo truce, fulminandolo con lo sguardo. "Oh... Ma sei terribile... Un buzzurro!", sibilò, furibondo.
Derek aprì la bocca e poi la richiuse, rivolgendogli un'occhiata intensa e piuttosto accigliata. Il più giovane continuò a fissarlo in maniera furiosa, così – dopo una manciata di minuti – l'uomo si schiarì la voce: "Devo confessarti che, in vita mia, mi sono stati fatti degli insulti molto peggiori", esordì, con tono irrisorio, corroborato dal sopracciglio – nero e perfetto – inarcato sarcasticamente.
Stiles ribolliva di rabbia, invece di ribattere prontamente, lui e Derek cominciarono a scambiarsi occhiate piuttosto torve, come se stessero facendo a gara a chi era più capace a guardare l'altro in modo truce. Poi, ad un certo punto, l'uomo mutò la propria espressione, che da superba e saccente si fece quasi... vulnerabile.
"Anche se, effettivamente, sentirmelo dire da te è davvero struggente, visto quanto tengo alla tua opinione", si percepiva chiaramente lo strascico di una nota sarcastica, ma la sua voce era calma e mentre parlava fissava il ragazzo con circospezione, come se si stesse rivolgendo ad un animale selvatico e stesse tentando di conquistare la sua fiducia – ma se era davvero quella la sua intenzione, stava completamente sbagliando maniera.
Stiles sospirò, sempre più spazientito, e gli lanciò un'occhiataccia. Era così fuori di sé che la sua rabbia risultava essere quasi palpabile, lui la percepiva distintamente, un'entità oscura e minacciosa che rischiava di soffocarlo. "Oh, davvero? Quanto tieni alla mia opinione? Evidentemente non abbastanza, visto che non sono libero nemmeno di decidere in che maledetto modo andare al lavoro!", gracchiò, aspro, con il flebile filo di voce che riuscì a tirare fuori.
Derek si passò nervosamente una mano tra i capelli, ma invece di scombinarsi quelli mantennero la loro piega perfetta. "Oh Cristo, va bene! Mi... Dispiace, okay?!", soffiò, a denti stretti, le labbra stese in una linea dura. Stiles era così sconvolto dall'intera situazione che non diede troppo peso al fatto che Derek si fosse effettivamente scusato con lui. "Ma questo sono io, non mi lascio ostacolare facilmente nelle decisioni che prendo. Piuttosto che lasciarmi abbattere, preferisco superare gli ostacoli", aggiunse l'uomo, e questa volta fu Stiles ad inarcare scetticamente un sopracciglio, la sua non era solo una smorfia sarcastica, ma soprattutto incredula.
Perché era così che si sentiva, non riusciva a credere alle proprie orecchie. "Ma in questa maniera tu non superi gli ostacoli, piuttosto li aggiri!".
"È la stessa cosa".
"Oh, no! Affatto! Per niente proprio!", Stiles blaterò una parola dopo l'altra, muovendo freneticamente la testa in segno di diniego.
"Hai terminato con le esclamazioni di dissenso o devi mostrarmi quanto sia forbito il tuo vocabolario linguistico?", sbuffò Derek seccato, il suo sguardo era intenso, quasi minaccioso, eppure incredibilmente sexy. Persino in quel momento. Il ragazzo rischiava di perdersi in quelle profondità di un verde ora cupo e torbido. Provò a guardarlo in modo gelido, provando a non lasciarsi circuire da quegli occhi meravigliosi ed affascinanti. "Non sei nella condizione di fare dell'ironia, Mr. Hale", lo freddò. "Superare un ostacolo vuol dire trovare una soluzione soddisfacente e leale; aggirarlo, invece, significa prendere una scorciatoia: ed è esattamente quello che hai fatto tu, proclamando uno sciopero dei mezzi e non fornendomi altra possibilità se non quella di venire con te!", concluse il ragazzo, con voce secca.
L'uomo lo guardò, accigliato. "Potresti aver ragione".
Stiles alzò di nuovo gli occhi al cielo. "È ovvio che ho ragione. Come è ovvio che tu sei un coglione", sibilò, schioccando le labbra tra loro.
A quel punto, Derek, emise un verso strozzato – un gemito quasi straziato – e mosse un passo indietro, in modo automatico. L'uomo lo guardò in un modo sbalordito e quasi... ferito, quella reazione colpì in modo piuttosto forte l'emotività di Stiles, che per qualche secondo si chiese se non avesse esagerato, ma in fondo – si disse, rassicurandosi – lui non aveva fatto nulla di male, e Derek si era meritato pienamente quell'insulto. Anzi, si meritava quello e molti di più.
"Un coglione?", mormorò l'uomo, sotto forma di domanda – chiaramente retorica – e la sua espressione da praticamente distrutta si fece pienamente... divertita. Azzardò persino un sorrisino con l'angolo destro della bocca.
"Sì!", sibilò il ragazzo, cercando di mantenere un'espressione offesa.
"Un coglione?", ripeté l'uomo, stavolta le sue labbra si incresparono pienamente in un sorriso.
Stiles lo guardò, piuttosto perplesso da quel repentino cambio d'umore, ed improvvisamente sentì la gola grattare e le guance formicolare, fu pervaso in modo intenso dall'impulso di lasciarsi andare ad una grossa e liberatoria risata, forse era un meccanismo di difesa, una reazione per scaricare un po' di tutta quella tensione, ma non voleva cedere. Derek non si meritava che gliela desse vinta così facilmente. Eppure...
"Accidenti a te!", ansimò il ragazzo, digrignando i denti e strizzando gli occhi, cercando di reprimere le risa. "Sono arrabbiato con te, non farmi ridere!", quasi urlò, cercando di trattenere una risata fragorosa.
Derek, in risposta, sorrise. Un sorriso ampio, sincero, letteralmente abbagliante. Per Stiles – che non poté fare altro se non incantarsi a guardarlo – fu impossibile non lasciarsi contagiare da quella gioia travolgente. "Solo perché ho un sorriso da idiota sulla faccia non significa che non sia ancora furioso", mormorò, senza fiato, cercando inutilmente di mantenere un briciolo di dignità, e forse sarebbe stato più convincente se non si fosse lasciato sfuggire uno sciocco risolino da checca cheerleader.
Derek, a quel punto, accorciò la distanza tra loro – recuperando il passo indietro di poco prima, ed anzi, avvicinandosi ancora di più – ora c'era solo l'immenso e voluminoso mazzo di fiori a dividerli. Stiles ringraziò il cielo che ci fosse, perché, altrimenti, i loro petti si sarebbero sicuramente sfiorati.
L'uomo, a quella distanza ravvicinata, si piegò verso di lui – annullando gli abbondanti dieci centimetri di dislivello che c'erano tra loro – e portò i loro visi alla stessa altezza.
Occhi negli occhi. Nasi che quasi si sfioravano.
Da quella distanza così ristretta, Stiles poteva persino abbeverarsi del respiro olezzante di Derek.
Credette che l'uomo volesse baciarlo, ed entrò nel panico, perché non sapeva in che modo comportarsi. Lui stesso ignorava su come avrebbe potuto reagire se Derek avesse davvero tentato di baciarlo.
Mr. Hale si sporse maggiormente verso di lui e...

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