23.

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Fu quell'ultimatum rantolato con rabbia a smuovere gli arti di Stiles. Ebbe subito chiaro che quella era la sua ultima occasione e lui non poteva sprecarla in quel modo, lasciandosi prendere dalla paura. Era giunto il momento di affrontare le avversità con coraggio. Così faccia al muro, con il cuore in gola, il ragazzo poggiò le mani contro la parete e piegò la schiena in avanti. Le mani di Derek lo presero per i fianchi e lo afferrarono forte, sistemandogli il bacino in modo che esponesse bene le natiche. Davanti a sé Stiles non vedeva nulla, oltre la parete e le proprie mani premute contro che tremavano impercettibilmente persino in quella posizione. Anche se teneva tutti i vestiti indosso si sentiva vergognosamente nudo ed esposto, in quella posizione così... sottomessa. Perché era così che Mr Hale voleva vederlo: sottomesso al proprio volere. Con un sibilo tagliente il più piccolo sentì la cinta di cuoio di Derek strusciare contro i passanti dei pantaloni, mentre se la sfilava. Avvertì tutto con l'udito, senza riuscire a vedere nulla. Le ginocchia si rivelarono subito instabili, così come le gambe improvvisamente di gelatina.
"Ti colpirò dieci volte e tu le conterai, una ad una... se esiterai, io ricomincerò... se ti fermerai, io ricomincerò... se urlerai di dolore, io ricomincerò... dovrai solo contare i colpi e stare in silenzio. Ti colpirò finché non conterai bene, non mi importa se il tuo culo sanguinerà o si riempirà di piaghe. Tu lo farai per me", sentenziò Mr Hale, con una voce talmente seria da far paura. Anche il significato delle sue parole era spaventoso, talmente spaventoso che il cervello di Stiles si annebbiò e la lingua si annodò da sola. Quasi con uno stridio metallico la cinta di cuoio sferzò l'aria mentre Derek caricava il colpo che poi andò a infrangersi sulle sue natiche. 

L'impatto non fu doloroso come pensava, il tessuto spesso dei pantaloni e degli slip sembrava aver attutito in qualche maniera il colpo. Avvertì solo un forte formicolio, che si propagava per tutta la zona colpita. A poco a poco il formicolio scomparve ed arrivò il dolore, accompagnato da un bruciare insopportabile. Quelle sensazioni destabilizzanti gli annebbiarono il cervello a tal punto che si dimenticò di contare i colpi.
"Conta!", ordinò Derek, ringhiando, mentre si preparava a scudisciarlo un'altra volta, manteneva la cinta per la cinghia e con il lato opposto lo colpiva. Arrivò un secondo colpo, che fu più doloroso del primo, perché le sue natiche erano già sensibili. Le guance e il collo gli si riempirono di macchie paonazze, mentre sentiva le lacrime pungere gli occhi da quanto il dolore era insopportabile.
"Conta!", quasi urlò l'uomo, colpendolo per la terza volta. Implacabile. Insaziabile. Quella sua tenacia così crudele smosse qualcosa nel castano, sapeva che se non lo avesse compiaciuto Mr Hale non si sarebbe mai fermato, o forse l'avrebbe fatto ma ne sarebbe rimasto deluso e tutto quel dolore non sarebbe servito a nulla. Così smise di tormentarsi le labbra con i denti per trattenere le urla e le dischiuse: "U-Uno", biascicò, con voce sottile e incerta, quando la cinta atterrò per la quarta volta sulle sue natiche.

"Ripetilo, non ho sentito bene", sibilò Derek, efferato, colpendolo di nuovo. A quell'ennesimo colpo i denti di Stiles affondarono di netto nelle sue labbra, facendolo sanguinare un poco. Col sapore ferroso del sangue nella bocca, si sforzò di dire: "Uno...", pronunciò quella parola tutta d'un fiato e per fortuna riuscì a scandirla bene. Il moro parve esserne soddisfatto perché non lo rimproverò e continuò a colpirlo.
"Due...", mormorò Stiles, cercando di mantenere un tono di voce abbastanza alto, in maniera che l'uomo potesse sentirlo. Aveva già ricevuto numerosi colpi e mantenere la testa dritta gli sembrava una fatica immane da sopportare, così la lasciò cadere verso il basso. Da quella posizione sottosopra intravide le gambe di Derek dietro le sue e il suo pacco gonfio proprio lì in mezzo. Mr Hale si stava eccitando a colpirlo sul culo con la cinta.
Giunse l'ennesimo colpo, inarrestabile. "Tre...", biascicò Stiles, con gli occhi fissi sulla patta dei pantaloni di Derek, sempre più gonfia a ogni scudisciata. Il che avrebbe dovuto inorridirlo, disgustarlo, quantomeno spaventarlo, invece il ragazzo si ritrovò a fremere.
Al quarto colpo il formicolio che provava sulle natiche si spostò sul davanti, lo prese prima ai testicoli e poi all'uccello. Era folle, ma vero.
"Cinque...", ansimò poco dopo, e questa volta non ansimava solo per il dolore. A ogni colpo la sua erezione si risvegliava, bruciando di desiderio ed eccitazione.
Avvertì le gambe tremare pericolosamente e le dita dei piedi formicolare, come quando era sul punto di raggiungere l'orgasmo. Mancavano ancora cinque colpi per porre fine a quella piacevole tortura. Al settimo colpo quella pratica gli sembrò non essere poi così dolorosa, perlomeno lui smise di percepire il dolore e si concentrò soltanto sul suo uccello bagnato e smanioso. Avrebbe voluto toccarsi. Avrebbe voluto essere toccato.
"Ringraziami di non star usando la cinghia. La prossima volta che mi disubbidirai non sarò così clemente!", blaterò Derek, colpendolo più forte, quasi dispiaciuto che Stiles non mostrasse più segni di dolore. Gli parve assurdo di doverlo ringraziare in quella situazione, eppure si ritrovò a farlo: "G-Grazie...", farfugliò il castano, con la bocca impastata per l'eccitazione, il dolore e tutto il sangue che si diramava tra la sua testa sottosopra e il suo uccello in fiamme.
Quando mormorò "Dieci" senza più fiato nei polmoni e con la fronte madida di sudore, Derek lo prese di nuovo per i fianchi e lo voltò, sbattendo la sua schiena contro la parete. Il ragazzo sibilò di dolore, quando le sue natiche doloranti si scontrarono duramente contro il muro di pietra. L'uomo  si sistemò davanti a lui, contro di lui, con un ginocchio gli aprì le cosce e si infilò nel mezzo.
"Tu... Tu sei un pazzo maniaco...", biascicò Stiles, senza respiro, riuscendo a malapena a tenere gli occhi aperti.
Un lampo indecifrabile attraversò lo sguardo vispo dell'uomo, poi le labbra piene di Derek si distorsero in un sorriso sarcastico. "E tu hai l'uccello duro per essere stato frustato sul culo con una cinta", sussurrò, soffiandogli il suo fiato caldo contro il viso mentre con un movimento del bacino faceva scontrare le loro erezioni. "Chi è davvero il pazzo maniaco tra noi due?".

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