"Mr Hale!", gracchiò Stiles, con voce rauca, prima che l'altro arrivasse alla Berlina. Derek si fermò di colpo, come impietrito, e si voltò verso di lui. Il suo solito sopracciglio inarcato come a dire "Cosa c'è?", e lui rispose a quella domanda taciuta con un "Baciami, subito".
Quasi temendo che il ragazzo cambiasse idea Derek si avventò su di lui, con due ampie falcate se lo ritrovò davanti, gli sollevò delicatamente il mento con una mano e non distolse mai lo sguardo dal suo mentre le loro labbra si avvicinavano in un modo inesorabilmente lento.
Stiles era intirizzito, non sapeva come comportarsi, non aveva mai baciato nessuno - eccetto Derek quella volta nel suo ufficio, ma quello non era stato un vero bacio - e non voleva fare la figura dell'imbranato. Qualcosa, dentro di lui, gli suggeriva che invece Mr Hale fosse un abile baciatore.
Il moro continuò a guardarlo fisso negli occhi, mentre avvicinava il proprio viso al suo, come per dargli la possibilità di tirarsi indietro, se avesse voluto. Ma non lo voleva. Così non si mosse e chiuse gli occhi, aspettando il contatto delle sue labbra con quelle di Derek.
All'inizio fu un semplice sfioramento, uno sfregarsi di bocca contro bocca, poi il contatto si fece più persistente.
Derek gli poggiò le mani sulla vita, stringendolo a sé, e lui sobbalzò.
"Rilassati", sussurrò direttamente sulle labbra, mentre ne percorreva il contorno con la lingua e lo invitava ad aprirle. A quel punto Stiles si abbandonò totalmente, si sciolse nell'abbraccio del moro e dischiuse le labbra, permettendo alla sua lingua di entrare.
Inizialmente le sue labbra si mossero impacciate, cercando di seguire e imitare il ritmo di quelle dell'uomo, mentre cercava di far intrecciare loro lingua. Derek lo aiutò, pazientemente, a trovare la giusta combinazione per far combaciare i loro movimenti all'unisono.
A un certo punto successe qualcosa di inaspettato, mentre le dita dell'uomo affondavano nei suoi fianchi, le labbra di Stiles presero vita e si mossero come se sapessero esattamente come farlo.
Quando il ragazzo affondò le mani nei suoi capelli, aggrappandosi a lui e avvicinando maggiormente i loro volti, Derek sussultò sorpreso, non si aspettava una tale intraprendenza da parte sua.
In quel momento, quel contatto, gli trasmetteva così tante emozioni positive che Stiles non avrebbe mai voluto interromperlo. Il suo corpo era pervaso da un calore languido che si diramava per tutte le membra, non solo era eccitato - e la sua erezione premuta contro il fianco di Derek ne era la prova concreta - ma sentiva di stare bene, il rilascio di endorfine prodotte da quel bacio lo stava facendo andare letteralmente su di giri.
Contro ogni sua aspettativa fu proprio Derek a interrompere il loro contatto, si staccò da lui con una smorfia, come se spezzare il loro bacio gli avesse procurato un dolore fisico.
"Ci dobbiamo fermare", ansimò, mantenendo le labbra a pochissimi centimetri dalle sue. I loro occhi, liquidi per il desiderio, ribollivano all'unisono. "Altrimenti nulla mi impedirà di entrare e scoparti per tutta la notte", ringhiò, con voce bassa e gutturale.
Il ragazzo si morse un labbro, come era sua abitudine, e gli occhi di Mr Hale sembrarono schizzare via fuori dalle sue orbite. "Cristo, Stiles!", ringhiò Derek, digrignando i denti e coprendosi gli occhi con le mani, con le dita si premeva sulle tempie, come se volesse tenere compatta la sua testa, in procinto di esplodere da un momento all'altro.
"Non morderti quel cazzo di labbro! Se non vuoi che ti infili immediatamente l'uccello in bocca!", ululò, le parole dell'uomo apparvero alle sue orecchie come distorte, storpiate da quella furia di desiderio che lo animava dentro, sembrava essere in procinto di trasformarsi in qualcosa di mostruoso.
"Buonanotte!", biascicò il ragazzino, con voce gracchiante, mentre correva velocemente in casa, intimorito da tanta folle passione.
Derek raggiunse velocemente la propria auto e poi la Berlina sparì nel buio isolato.
Quella notte Stiles dormì poco e male, non riuscendo a smettere di pensare a quel bacio con Derek, alla piacevole serata che avevano trascorso insieme, ma pensava anche a suo padre, a quello che Parrish si aspettava da lui, a quello che Derek si aspettava da lui.Si girò nervosamente tra le lenzuola, non riuscendo trovare una posizione comoda, sembrava che il suo letto fosse fatto di spilli. Guardò il soffitto, cercando di non pensare a nulla, fece esercizi di respirazione, meditazione, si ritrovò a fare yoga alle due del mattino per cercare di dormire almeno quattro ore. Aveva impostato la sveglia alle 6 a.m.
Il tempo di farsi una doccia e rendersi presentabile.
Crollò che erano quasi le tre del mattino, in una posizione scomoda che gli avrebbe procurato un doloroso mal di schiena per tutto il giorno successivo. Quando suonò la sveglia non aveva che tre scarse ore di sonno, il tintinnio della sveglia si intrecciò al rombo di un tuono oltre la finestra.
Diluviava. Ottimo, lui detestava la pioggia. Il buongiorno non era dei migliori.
Cercò di scacciare via il trambusto che quella nottataccia gli aveva creato nella testa con una lunga doccia calda, poi bevve del succo d'arancia direttamente dal cartone e si vestì in fretta. Visto il tempo cercò di vestirsi in maniera comoda e pratica: jeans scoloriti, t-shirt scura semplice e la sua giacca a vento preferita, di un intenso colore giallo senape.
Oltre ai vetri delle finestre la pioggia scrosciava fitta, se avesse indossato le sue solite sneakers di tela si sarebbe infradiciato i piedi così optò per un paio di galosce dello stesso colore dell'impermeabile.
Quando aprì la porta di casa Ethan era già lì fuori, sul suo vialetto, ad attenderlo con un ombrello.
"Buongiorno Mr Stilinski, spero che per lei sia un buongiorno nonostante il tempo non sia dei migliori", lo salutò, in modo molto professionale, mentre gli copriva la testa con l'ombrello. Il cielo era bigio e cupo.
"Buongiorno Ethan, ti prego chiamami Stiles", lo incoraggiò, quasi con un tono di supplica. Per lui era sempre stato suo padre Mr Stilinski.
Il ragazzone lo guardò con la fronte aggrottata, esitante. "Ma... non credo che Mr Hale approverebbe".
Stiles gli lanciò un'occhiataccia e ribatté: "Mr Hale non è qui ora!".
Il loro eloquio si ridusse a quel breve scambio di battute, poi Ethan gli aprì la portiera e lo aiutò a salire in auto. Stiles fu sorpreso di scoprirsi completamente asciutto nonostante fuori diluviasse.
Con leggero rombo del motore, quasi un miagolio, l'altro mise in moto e partirono.Durante la prima ora di viaggio non si dissero nulla, il pensiero del ragazzino correva incessantemente a Derek e lo spingeva a guardare nervosamente il telefono, come se si aspettasse che quello gli mandasse un messaggio: un messaggio di qualunque tipo, magari per dirgli che ci aveva ripensato, magari per sapere se lui stesso ci aveva ripensato. Ma non accadde.
Ethan dovette rendersene conto perché interruppe il silenzio che riempiva l'abitacolo e disse: "Mr Hale è in riunione", il suo tono era tranquillo, quasi confortevole, molto diverso da quello ostile di Boyd.
Stiles annuì, borbottando qualcosa a mezza bocca. Erano circa le 8 del mattino e dubitava che Derek fosse in riunione già a quell'ora, ma forse in qualche parte del mondo era l'ora della riunione.
Poi Ethan fece una cosa strana, lo guardò attraverso lo specchietto retrovisore facendo in modo che i loro occhi si incontrassero: Stiles ebbe l'impressione di essere sotto esame.
"È proprio sicuro di quello che sta facendo, signore?", gli chiese, con tono premuroso, sembrava essere davvero preoccupato per lui. "Dopo aver firmato non potrà più tornare indietro", aggiunse, poco dopo, lapidario. Quello Stiles lo sapeva, ci aveva riflettuto per tutta la notte che aveva trascorso quasi insonne ma non poteva fare altrimenti: "Devo esserlo, non ho altra scelta".
Così il suo autista-guardia del corpo-lacchè non disse più nulla, e lui gliene fu estremamente grato, chiuse gli occhi e si concentrò sul ronzio degli pneumatici che sfrecciavano lungo l'asfalto bagnato.
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Baratto - STEREK
FanfictionSterek AU. Stiles e Derek non si conosco. Il primo ha bisogno di soldi per curare il padre in coma farmacologico. Il secondo glieli offre, ma a una condizione. Il suo corpo in cambio dei soldi. Dal capitolo I: "Comunque, come le stavo dicendo, so c...