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Avvertimenti: non ci saranno sesso, smut o simili in questo capitolo ma sarà descritta una scena un po' forte, nulla di sconvolgente... solo Parrish che fa un po' il depravato. Non lapidatemi. Vi voglio bene.

Detto ciò, buona domenica! E buona lettura.

Come sempre... GRANDI BACI, Himes


83.

Il ritorno a casa fu traumatico.

L'idillio che avevano vissuto ai Caraibi rimase ancorato lì e non li seguì sull'elicottero.

Beacon Hills era in subbuglio, Liam Dunbar era stato dichiarato ufficialmente scomparso da dieci giorni. Era un ragazzino di diciotto anni e frequentava l'ultimo anno al Beacon Hills High School. L'ultima volta era stato avvistato nella parte più malfamata dalla città, fuori da un locale che serviva alcolici anche ai minori di ventun anni. La notte tra sabato e domenica, tra il 20 e il 21 dicembre.

Le indagini erano rimaste in stallo dopo pochi giorni il che aveva aumentato il mal contento generale. La scomparsa di Scott e degli altri ragazzi ancora non ritrovati era stata tirata in ballo.

Scott, ormai, era scomparso da più di cinque mesi e da allora non era sparito più nessuno. Perché proprio ora? Perché proprio Liam? Che collegamento c'era tra quei ragazzi? Erano tutti di etnie, età e sesso diversi. All'apparenza non c'era nessun filo conduttore tra loro.

Il senso di inquietudine divorò Stiles dalle viscere provocandogli una nausea tutta nuova. Parrish cominciò a tormentarlo, divenendo sempre più insistente. Era convinto che Mr Hale fosse coinvolto, così come sosteneva che era il colpevole anche negli altri casi di sparizione.

Derek, tuttavia, non fu mai convocato al distretto.

Erano trascorsi quindici giorni dalla scomparsa di Liam – giorni intensi in cui Mr Hale era stato costantemente al telefono – quando il vicesceriffo obbligò, letteralmente, Stiles a presentarsi in centrale.

Si fece accompagnare da Ethan, ma non lo disse a Derek. Come se, implicitamente, volesse tenerlo all'oscuro. Come il moro sembrava tenere all'oscuro lui da una parte scabrosa della sua vita.

Penserai che sono un mostro.

Che significava? Derek aveva ammesso che c'entravano i suoi misteriosi weekend. C'entravano anche le sparizioni? Erano fatti correlati tra loro?

Il giorno in cui Stiles si presentò al distretto di polizia, Mr Hale era a San Francisco, di nuovo, da quando erano tornati da Nassau era rimasto al loft forse un giorno o due.

Tuttavia, non appena varcò la soglia della centrale intuì subito che c'era qualcosa che non andasse. L'aria era irrespirabile, strana, tesa, e gli spandeva sulle membra uno strano timore.

Ogni agente della centrale, esattamente ognuno di loro, si voltò a guardarlo mentre entrava con passo incerto. Lo guardavano con disappunto e sospetto, come se avesse appeso un cadavere a testa in giù sotto la sua finestra.

Probabilmente scoparsi Derek Hale lo rendeva 'colpevole'.

Un cadetto che stava facendo già la gavetta ai tempi di quando suo padre era in servizio – Jack? John? - lo scortò dal vicesceriffo. Era alto, nerboruto, aveva il classico aspetto del 'ragazzo americano della porta accanto'.

Il senso di pericolo si accese nella sua mente come una luce al neon nel momento in cui l'agente non lo condusse nell'ufficio di Parrish, ma al piano inferiore, nelle stanze degli interrogatori.

Scese al piano di sotto con il cuore in gola, in fibrillazione, i passi lenti e luttuosi come quelli di un condannato a morte. Perché lo stavano portando lì? Perché Jordan voleva che fosse lì? Per intimidirlo? Uhm, ci stava riuscendo bene...

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