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"È bello sentirti di nuovo a casa", sussurrò Derek, sospirando estasiato, mentre chiudeva la porta di metallo alle loro spalle.

Stiles lo vide aggirarsi per il salotto come un animale in gabbia ma più mansueto, quasi controllato, lo vide camminare su e giù per la stanza con il naso puntato per aria, come se stesse annusando la casa.

Fu strano e piuttosto bizzarro, ma ormai si era abituato all'ossessione che avevano Mr Hale e la sua cerchia per il suo odore.

Il modo trasognato in cui disse casa, riferendosi di nuovo a entrambi, fece scaldare il più piccolo.

Gli sarebbe mai stato immune? Sarebbe mai riuscito a resistergli? Sembrava capace di farlo solo in sua assenza, ma appena lo vedeva sentiva tutti i suoi buoni propositi, le sue insicurezze, le sue paure dissiparsi. Disperdersi tra le pieghe di quell'abbraccio che ancora non si erano dati.

Avvertì tutto il suo rancore vacillare e per un momento si chiese se fosse mai esistito davvero. Appariva come una rimembranza così flebile, ora, che faticava persino a riportarla alla mente.

Cercò di rimanere concentrato e di non distrarsi. I problemi c'erano, eccome, e non avrebbe dovuto farsi comprare con due moine, due frasi fatte e una sniffata per casa.

Stiles si pentì di aver lasciato l'ospedale, forse avrebbe dovuto affrontarlo lì, dove sembrare essere immune al fascino irresistibile di Mr Hale.

Ripensò alle parole dell'altro e si accigliò. "Come sai che non sono stato qui?", chiese, scettico, inarcando un sopracciglio.

Strinse le braccia al petto, in una posa ostile, mettendosi sulla difensiva. Ci provò, almeno.

Il moro si voltò di scatto a guardarlo e si bloccò al centro della stanza, i suoi occhi si sgranarono e le pupille si dilatarono, come un cervo accecato dai fari di un'auto. Per un attimo estenuante rimase in silenzio, l'espressione seriosa e imperturbabile, come se stesse valutando l'ipotesi di rispondergli o meno.

Il castano sperò solo che gli rispondesse con sincerità.

Le labbra del maggiore si arricciarono in un sorriso mesto, spento, quasi rammaricato e nessuna luce raggiunse i suoi occhi, vacui e miopi.

"Il tuo odore. La tua traccia era così debole da essere quasi scomparsa", esalò, in un affanno, come se per un attimo gli fosse mancato il respiro. "È stato devastante non sentirti più", la maschera di mordace dolore che calò sul suo viso affermò la veridicità delle sue parole.

Il ragazzino si sentì rassicurato, un poco, perlomeno non sembrava essere l'unico ad aver sofferto la loro distanza.

"Il tuo fiuto è davvero impressionante e questa cosa dell'odore comincia a imbarazzarmi", balbettò, impacciato, arrossendo leggermente.

Le parole del maggiore lasciavano intendere che prima di cercarlo in ospedale fosse andato al loft. Era quello il primo posto in cui l'aveva cercato, nell'appartamento in cui vivevano insieme.

Mr Hale abbozzò un sorrisino ironico e una luce divertita attraversò il suo sguardo.

"Ho un naso sopraffino e il tuo profumo è irresistibile", mormorò, con un sussurro che sapeva di melassa, così dolce da apparire quasi stucchevole, eppure anche così irresistibile. E il più piccolo rimase inerme quando vide l'uomo azzerare la distanza che li separava, con due ampie falcate, e raggiungerlo.

Il suo profumo lo avvolse prima del suo corpo, e cominciò quasi a condividere quella mania dell'odore e dell'annusarsi come cani in calore. Carpire il profumo di qualcuno dai suoi capelli, dalle cellule della sua pelle, dalle pieghe dei vestiti era un'esperienza quasi tantrica. Sapeva di intimità e di appartenenza.

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