Capitolo🔞🆘 finalmente le cose cominciano a scaldarsi 🔥 Buona lettura!
Quando l'auto s'infilò in un lungo viale costellato da palme gigantesche capì che dovevano essere vicini alla spiaggia. Alla fine della strada si ergeva una struttura maestosa, completamente bianca, sorretta da cinque imponenti colonne corinzie, era molto simile a un tempio greco.
Stiles aveva perso il conto delle volte che era rimasto senza fiato, quella giornata. Oscar fermò l'auto di fronte l'entrata del resort e poi scese per andare ad aprirgli lo sportello. Quando uscì dalla macchina si ritrovò a boccheggiare per il caldo umido che gli si appiccicò sulla pelle, facendolo ribollire dentro ai vestiti. Si voltò verso Derek, che sembrava impeccabile e a suo agio come sempre, nonostante il caldo.
Oscar s'infilò nella macchina scura e fece inversione a U, sparendo lungo il viale delle palme.
"Vieni, entriamo", lo spronò il moro, con un sorriso incoraggiante. Stiles seguì Derek lungo la strada asfaltata di bianco, salirono i gradini che conducevano alle colonne e le superarono, entrando dalla porta a vetri dell'hotel. Appena varcarono la soglia Stiles sospirò di sollievo, quando fu investito da una forte ventata di aria condizionata. Poco dopo furono accolti dal concierge, un omino basso e panciuto, con due piccoli occhiali in bilico sulla punta del naso. "Benvenuti al Bahamas Club Reef Resort. Clienti Platinum?", chiese, cortese, mentre occhieggiava con disappunto l'abbigliamento forse troppo casual di Stiles, jeans strappati e maglia semplice. Quando era uscito di casa quella mattina pensava di andare ad affrontare un doppio turno alla tavola calda, di sicuro non si aspettava di essere catapultato in un resort a 5 stelle nelle Bahamas.
"Certo", rispose Derek, con voce sicura, e poi furono interrotti dall'arrivo di una bellissima ragazza, fasciata in un elegante tailleur scuro, con un sorriso smagliante e due flûte di champagne in mano. "Benvenuti a Nassau! Oh Mr. Hale, non sa che piacere è stato ricevere la sua prenotazione, la Suite Royal Vista Mare che ha richiesto è pronta".
"Grazie, Cinthia", le rispose cordiale, accettando il calice. Stiles lo guardò con un'espressione corrucciata, era piuttosto ovvio che tutti conoscessero Derek, era un personaggio di rilievo, ma lui come faceva a conoscere tutti?
"È un'occasione speciale, ho scelto il meglio", aggiunse il moro, spostando lo sguardo su di lui e guardandolo intensamente.
Chintia si avvicinò a Stiles e gli porse lo champagne, sorridendogli in maniera genuina e senza giudicare il suo abbigliamento informale. Lui l'accettò, bevendolo tutto d'un fiato, aveva bisogno di stordirsi prima di entrare in una royal suite con Derek Hale.
"Timothy vi accompagnerà alla vostra camera, ottavo piano", disse la receptionist mentre chiudeva attorno al polso di Derek un braccialetto nero, di pelle, con una targhetta con su inciso Platinum Club, era una sorta di chiave magnetica. "Tramite il bracciale potete entrare nella vostra stanza, prenotare il ristorante, la SPA e accedere alla piscina privata del settimo piano", spiegò la ragazza, senza mai smettere di sorridere, chiudendo lo stesso braccialetto attorno al polso sottile di Stiles. Mentre parlavano arrivò un ragazzo smilzo strizzato in una divisa rossa e nera, doveva essere Timothy. Accolse entrambi con un sorriso ospitale e li salutò, lo seguirono all'interno di un ascensore di vetro dalla forma cilindrica, e velocemente arrivarono all'ultimo piano.
Percorsero un lungo corridoio ricoperto da una bellissima moquette rosso sangue, fermandosi di fronte a un'imponente porta in legno massiccio, al centro la targhetta smaltata recitava la scritta: ROYAL SUITE VISTA MARE. Al posto della serratura c'era un sensore, Derek avvicinò il polso con il braccialetto alla maniglia e la porta si aprì con uno scatto. Lo fece in maniera naturale, spontanea, come se lo avesse fatto chissà quante volte.
Timothy spalancò la porta e apparve la camera immersa nel buio, il facchino tirò fuori una chiave magnetica dal taschino della sua giacca, simile a una carta di credito, e la inserì in un dispositivo, accanto all'interruttore. All'improvviso la luce inondò la suite, accendendo ogni lampadina presente nella stanza. Stiles gettò un'occhiata, mentre Timothy si faceva da parte per lasciarli passare, tutto all'interno era un tripudio di lusso e opulenza: il lucido pavimento di marmo, i lampadari di cristallo, i grandi specchi dalle cornici dorate posti nei punti più strategici. La stanza era immensa, così ampia e spaziosa da fargli girare la testa: sulla destra c'era una grande porta a vetri smerigliata che immaginava essere la porta del bagno, mentre sulla sinistra spiccava un largo armadio a vista, ricco di abiti sottili, di lino, dai colori pastello. In quel momento, capì a cosa si stesse riferendo Derek quando gli aveva detto che in camera avrebbero trovato degli abiti più appropriati.
Il ragazzo rimase senza fiato non appena vide il letto king size che troneggiava al centro della stanza. Oltre il letto, dietro una colonna rivestita di specchi, intravide la porta finestra che conduceva alla terrazza.
Si guardò attorno, silenziosamente. La camera era arredata sui toni del bianco e del verde chiaro, che verteva su una sfumatura blu, e richiamava perfettamente i colori della spiaggia: la sabbia finissima, come cipria, di un bianco pallido e l'infinita distesa dell'oceano, color acqua marina.
Accanto al letto, vicino alla porta finestra, si stagliava un divano gigantesco, bianco sporco, ricoperto da decine e decine di cuscini che riprendevano i colori della stanza e del copriletto.
Il facchino gli augurò una "buona permanenza" e si dileguò velocemente, chiudendosi la porta alle spalle, non prima che Derek gli avesse dato una cospicua mancia. Stiles non ne era certo, ma gli era sembrato di vedere una banconota da 100 dollari.
Appena rimasero soli il giovane fu assalito dall'ansia, le sue membra intirizzite gli impedivano di muoversi, così rimase immobile accanto al guardaroba. Derek, invece, si spostava all'interno della stanza perfettamente a suo agio, raggiunse con ampie falcate la porta finestra e spalancò le lunghe tende di velluto. All'improvviso nella stanza si riversò la luce rossastra del tramonto, il sole era in procinto di sparire, inghiottito dal mare.
Stiles spalancò la bocca, stupito ed estasiato, senza neanche accorgersene. Era uno spettacolo meraviglioso. Oltre il terrazzo, occupato in gran parte da un immenso lettino balinese, si stagliava l'oceano. Infinito. La superficie dell'acqua, leggermente increspata per via delle onde, riluceva dalla luce solare, e sembrava cosparsa da una miriade di diamanti rosso fuoco. Lo spettacolo lo lasciò senza parole, e gli accadeva raramente.
Distolse lo sguardo da quello spettacolo ammaliante, quando con la coda dell'occhio intercettò i movimenti di Derek. Lo vide superare l'enorme letto, il che in un primo momento lo fece sospirare di sollievo, per dirigersi verso il divano. A quel punto il suo respiro si spezzò.
Hale lo guardò intensamente, senza dire nulla. Lo guardò in un modo strano, come mai prima d'ora, stavano per fare sesso. Glielo leggeva negli occhi.
Allora Stiles lo guardò di rimando, incanalando la propria attenzione sulle labbra dell'uomo, quelle labbra stupende da cui adorava farsi baciare.
Si scrutarono l'un l'altro, in silenzio, rimasero così per qualche minuto. Affaccendati a studiarsi, diedero l'impressione di non conoscersi affatto. Ed era così, non si conoscevano. Stiles sussultò, era ai Caraibi con uomo – praticamente uno sconosciuto – in procinto di perdere la verginità.
"Vieni qui", borbottò Derek, con la voce roca, per via dell'eccitazione.
Il ragazzo annuì brevemente, non poteva rifiutarsi, si sfregò sulla maglia i palmi madidi di sudore, cercando di asciugarli. Mentre si avvicinava al moro un brivido d'insofferenza lo sconquassò da capo a piedi. Aveva una paura fottuta. Quel tremore lo abbandonò in fretta, ma dietro di sé depositò un retrogusto amaro, il fastidio gli rimase in bocca come l'ombra di una nausea.
Cercò di ripulirsi la mente da ogni timore, e non fu per niente facile. Ripensò al suo essere bambino, ripensò all'abitudine di suo padre di braccarlo contro il divano, nella prigionia calda e accogliente delle sue braccia, per poi fargli il solletico con la bocca ai lati del collo. Un bolo di aghi e saliva lo prese così forte alla gola da non permettergli più di respirare.
Fece filtrare un gorgoglio tra le labbra, per provare a parlare, ma Derek lo precedette. "Vieni qui", lo incitò, con voce gentile, poi allungò timidamente una mano nella sua direzione. Porgendogliela.
"D-Derek...", gracchiò Stiles, con voce rauca, senza più un goccio di saliva in bocca. Con una banale e meccanica somma di vettori, sollevò la sua mano e strinse quella dell'uomo. Il suo palmo sudato scivolò contro quello morbido, e soprattutto asciutto, del moro. Che lo trasse a sé, con un gesto secco.
Il castano esitò per un momento indefinibile e poi affondò i propri occhi in quelli di Hale, ma non riuscì a sostenere la loro intensità per più di un attimo. Quegli occhi erano verdi e puliti, talmente intensi che immergercisi significava rimanere nudi e abbandonati. Stiles non era pronto ad affondare tanto nella propria coscienza, così non mantenne lo sguardo.
E poi Derek era bello, bello nel modo in cui un uomo non poteva che essere per turbare tanto qualcun altro.
Hale continuò a guardarlo, con le iridi puntate nel pieno della sua faccia, per nulla imbarazzato; senza neanche reclinare troppo la testa, come la maggior parte della gente quando è intenta a guardare qualcosa con tale voracità. Poi lo baciò, lento, languido, prendendo il suo mento in una mano. Con le dita che premevano leggermente gli sollevò un po' la testa ed inclinando la propria depose un bacio all'inizio dell'arcata della sua gola. Senza discendere troppo, con la lingua, seguì lentamente la linea della mandibola, e poi arrivò a una delle sue orecchie, e vi premette le labbra contro: "Sei stupendo", lo sentì ansimare, o forse era Stiles ad avvertire il ronzio del suo stesso affanno nelle orecchie. "Sto impazzendo dalla voglia di farti mio".
Gli baciò tutta la superficie del collo, togliendo delicatamente la mano dal suo viso per scendere ad accarezzargli piano la schiena, con le dita appena contratte, sembrava quasi voler memorizzare ogni linea, ogni curva sotto ai polpastrelli. Il giovane Stilinski fremette di desiderio, e di qualcosa molto simile all'impazienza. Credeva che sarebbe stato intenso, veloce, brusco e non così lento ed estenuante. A ogni bacio di Derek, a ogni suo tocco, si diramava una vampata di calore sulla sua pelle. Che a poco a poco sciolse ogni suo muscolo contratto.
Mr. Hale tornò a cedere baci sulla sua bocca, gli mordicchiò gli angoli delle labbra, e poi con una guancia gli sfiorò delicatamente le palpebre chiuse. Il bacio che seguì fu breve e talmente dolce da far arricciare lo stomaco nella pancia a Stiles. La nota di un gemito saltò fuori dal pallore della sua gola.
"C-Cosa devo fare?", sospirò il ragazzo, tra sé e sé, mentre la bocca di Derek continuava a perquisire la sua gola. Il tono della sua voce era tremante, le parole incespicavano l'una dopo l'altra.
Subito dopo l'aria fu spezzata dal respiro tremante di Stiles, mentre osservava Derek sedersi sul divano senza sciogliere la mano dalla sua. Il più giovane lo guardò, dall'alto della sua posizione, rimase ammaliato dalla pelle levigata della gola che scendeva tesa sul profilo marmoreo del torace, lì dove la muscolatura, a malapena contenuta nella camicia, risaltava in tutta la sua perfezione.
"Prendimelo in bocca", ordinò poi Derek, cercando di mantenere un tono risolto ma comunque dolce, che tuttavia tradiva una forte eccitazione.
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Baratto - STEREK
FanfictionSterek AU. Stiles e Derek non si conosco. Il primo ha bisogno di soldi per curare il padre in coma farmacologico. Il secondo glieli offre, ma a una condizione. Il suo corpo in cambio dei soldi. Dal capitolo I: "Comunque, come le stavo dicendo, so c...