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Derek rafforzò la presa sulle sue natiche congestionate, facendolo sussultare di desiderio e di dolore, e se lo strinse maggiormente contro. Stiles si lasciò stringere e si abbandonò del tutto contro il petto villoso dell'altro, contro la porzione della sua pelle nuda lasciata scoperta dalla camicia aperta. 

I loro capezzoli si sfiorarono, si accarezzarono e si salutarono languidi, turgidi allo stesso modo, e uno stesso sorriso si riversò nelle loro bocche, nel momento in cui si baciarono gemendo all'unisono. Affamati l'uno del respiro dell'altro. Il membro di Mr Hale era pienamente eretto e premeva in maniera deliziosamente molesta contro il suo addome, ponendosi al lato del suo che non era meno teso e umido.

Stiles uggiolò di vivido apprezzamento quando sentì le dita dell'altro infilarsi tra i suoi glutei, per saggiare la sua apertura allargata e ancora bagnata, per aprirla e profanarla ancora. Vibrò di aspettativa. 

A quel punto il suo stomaco brontolò affamato, spandendo una pesante cappa di imbarazzo che fagocitò del tutto l'atmosfera bollente. 

Il ragazzo arrossì, imbarazzato, e maledisse mentalmente il proprio stomaco molesto che si palesava nei momenti meno opportuni. Mr Hale stava per scoparlo in maniera grandiosa, di nuovo, e il suo stupido stomaco gorgogliante aveva rovinato l'enfasi del momento. 

Pigramente il moro allontanò le dita della sua apertura e risalì lungo le sue natiche, per accarezzargli movimenti pigri la curva della schiena. "A volte mi dimentico che anche tu hai i tuoi bisogni", borbottò, ridacchiando, mentre lo guardava con occhi caldi e sorridenti.

Il più piccolo aggrottò le sopracciglia, corrucciato. Che significava i suoi bisogni? Gli sembrava che mangiare fosse un bisogno di entrambi, lo guardò un po' interdetto e le dita dell'altro corsero subito ad allisciare il suo cipiglio corrucciato. 

"Possiamo ordinare qualcosa", azzardò Derek, con tono cauto, mentre lo occhieggiava di soppiatto come se si aspettasse un rifiuto da parte sua. E, infatti, lui scosse la testa, risoluto. "Voglio fare qualcosa io una volta tanto".

"Mmh", borbottò il moro, troppo occupato a baciarlo sul collo, ad annegare in quel bacio l'assenso che mormorò contro la sua pelle. 

"Ti cucinerei qualcosa, ma il mio frigo è praticamente vuoto. Però... Dovrei avere della pizza surgelata nel freezer, ti va?", sentì le guance farsi subito paonazze, mentre lo diceva, e si pentì subito di aver rifiutato la proposta dell'uomo di prendere del cibo d'asporto ma, per una volta, per quella volta, avrebbe voluto essere lui a fare qualcosa per Derek. 

Da quando si erano conosciuti Mr Hale non aveva fatto altro che offrirgli pranzi, cene e soggiorni paradisiaci alle Bahamas, e lo sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi in difetto per quello. Che non avrebbe dovuto vergognarsene né, tantomeno, cercare di contraccambiare in qualche modo, perché era proprio nelle attenzioni che l'uomo gli rivolgeva che si racchiudeva il loro accordo. 

Eppure, sentiva il mordace impulso di sentirsi attivo nel loro rapporto, di fare qualcosa oltre il lasciarsi scopare placidamente ogni volta che Mr Hale ne sentisse il bisogno, aveva voglia di essere qualcosa di più di uno spettatore in seconda fila nei momenti morti, quando non erano impegnati a toccarsi, succhiarsi, scoparsi.

Stiles non era perfetto e neanche la sua vita lo era. Per esempio, non era un cuoco provetto, ma in cucina se la cavava. Ricordava a malapena quali fossero i suoi gusti musicali, perché per giorni e giorni non aveva fatto altro che dimenticare sé stesso. E non conosceva a memoria le regole del galateo, i cavilli di una buona educazione che non si legge nemmeno più nei libri. 

Così come non era capace di apparecchiare la tavola in modo impeccabile, di abbinare i cibi ai vini, di mangiare senza poggiare i gomiti sul tavolo, di deglutire senza fare rumore, e si dimenticava spesso di pulirsi la bocca con il tovagliolo prima di bere, però aveva qualcosa da offrire all'altro: qualcosa di misero come il suo respiro, come una cena precotta e inscatolata, qualcosa di incredibilmente patetico e spaventoso come tutto sé stesso.

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