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Capitolo bello lungo e bello tranquillo. Ci vuole una pausa per riprendersi dopo i capitoli precedenti. Grazie a coloro che continuano a seguire la storia! Grandi baci e sostenetemi con una stellina <3 Himes


Raggiunse il parcheggio senza guardarsi allo specchio, ma immaginava quali fossero le sue condizioni trasandate: i capelli arruffati, le labbra gonfie, gli occhi liquidi e due bei morsi violacei, uno alla base del collo e uno dietro alla nuca. Il suo aspetto non dava adito a fraintendimenti. 

Gli occhi inquisitori di Ethan lo assalirono non appena si avvicinò alla macchina scura, lo squadrò da capo a piedi con un cipiglio corrucciato, e poi inarcò un sopracciglio.
"Avevi degli altri vestiti quando siamo arrivati".

Stiles sfoderò un sorriso incerto, tutto denti. Con troppi denti, per risultare credibile.
"Avrai visto male".

Il ragazzone inarcò anche l'altro sopracciglio, seccato. "La mia vista è perfetta, sono un cecchino professionista. Posso colpire un bersaglio da settecento metri", sibilò, mentre gli apriva la portiera per farlo accomodare sui sedili posteriori. "E puzzi di sesso", aggiunse, storcendo il naso e chiudendo lo sportello.

Il castano avvampò, imbarazzato e anche un po' offeso per quel sottile insulto. "Io non puzzo", borbottò, stizzito, poi fingendo indifferenza si annusò un braccio mentre l'altro si sistemava al posto di guida. "Okay, forse soltanto un po'...", borbottò, con gli occhi bassi, mordicchiandosi un labbro.

Il motore si accese con un ruggito sommesso, Ethan inserì la marcia. "Stai uccidendo il mio naso", si lamentò, lanciandogli un'occhiata piuttosto esplicita dallo specchietto retrovisore. 

Il ragazzino alzò gli occhi al cielo e poi incrociò le braccia al petto, in una posa ostile. "Beh apri i finestrini allora", sbuffò, risentito, non gli piaceva che la guardia del corpo fosse così astiosa con lui. Era la figura più vicina a un amico che poteva concedersi in quel momento disastroso della sua vita. Quanto gli mancava Scott...

A un tratto, si insinuò un pensiero molesto nella sua mente. Come avrebbe reagito se avesse scoperto che Derek fosse realmente coinvolto nella scomparsa del suo migliore amico? Che gli avesse fatto del male? Lo avrebbe denunciato?

Il suo stomaco si strinse di fronte all'eventualità di dover scegliere tra Scott e Derek. Quel pensiero ne richiamò un altro, ancora più molesto: Parrish. Lui e il vicesceriffo avevano stretto un accordo, avrebbe lavorato sotto copertura per assicurare Mr Hale al distretto di polizia. 

Gli sembrava che fossero trascorsi secoli da quando avevano stretto quel patto; invece, era stata solo la settimana scorsa. Jordan si attendeva qualcosa da lui, qualcosa che forse non era più disposto a dargli. Derek. Lo avrebbe davvero consegnato in mano alla giustizia? La sua mente rispondeva di , mentre il suo cuore negava affannosamente. Anche se avesse scoperto che fosse un criminale? Il cuore continuava a dire di no.

Cercò di non pensarci, per il momento non aveva scoperto niente su Derek, se non che organizzasse party a luci rosse durante il plenilunio ed era certo che a Parrish non interessassero i giochi sessuali di Mr Hale. Per il momento non avrebbe fatto nulla, il vicesceriffo sembrava essersi volatizzato da quando Derek lo aveva umiliato alla serata di beneficenza al museo. E lui non lo avrebbe cercato di certo. 

"È inverno", borbottò Ethan laconico, ridestandolo dalle sue riflessioni. "Non voglio che ti ammali", aggiunse, apprensivo, offrendogli quella che apparentemente sembrava essere una tregua.

Il viso di Stiles si aprì timidamente in un sorriso, era contento che l'altro non fosse più stizzito nei suoi confronti.

"Non fraintendermi, Stiles. Puoi fare quello che vuoi della tua vita, ma ho paura che tu ti faccia male", borbottò l'altro, mantenendo lo sguardo scuro fisso sulla strada.

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