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Alzi la mano chi vuole vedere Stiles geloso 🙋🏻‍♀️🙋🏻‍♀️

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L'aria nell'abitacolo era pesante e condensata, come se non ve ne fosse il ricircolo, nonostante il profilo del finestrino di Derek sparisse nella guarnizione in plastica dello sportello.

Rimasero entrambi in silenzio, per qualche minuto, Stiles sapeva che doveva essere lui a parlare per primo e le parole ce le aveva anche, ce l'aveva proprio lì, in bilico sulla punta della lingua.

Si mise la cintura di sicurezza, in silenzio, continuando a cercare di scollare le parole dalle pareti interne della sua bocca.

Mr Hale girò la chiave e il motore prese vita con un morbido ruggito.

"Non avresti dovuto aspettarmi", tentò il giovane Stilinski, mentre l'altro faceva la retromarcia ed usciva dal parcheggio. "Non avrei dovuto mandarti via", a quel punto già non aveva più voce per dire di più.

"Perché avresti o non avresti dovuto...", lo esortò l'uomo, quasi a prenderlo in giro, con gli occhi fissi sulla strada con un'attenzione eccessiva. "Ti pago per fare del sesso con me, non mi devi nient'altro", la voce frustrata di Derek smosse qualcosa nello stomaco di Stiles, qualcosa che gli fece espirare forte l'aria dei polmoni, mentre faticava a riprendere fiato.

Nel silenzio che seguì entrambi ebbero voglia di chiudere quella faccenda e non doverne parlare mai più.

"Vuoi... mortificarmi?", azzardò il più piccolo, con gli occhi incollati sul tappetino che ricopriva il vano davanti al sedile, lì, proprio accanto ai suoi piedi. Contrasse le dita delle mani contro i bordi del sedile, affondando le unghie corte nella pelle che li rivestiva, fu come se un rigurgito di passato gli fosse salito dal fegato come bile per incastrarsi nella sua trachea e impedirgli di respirare.

In fondo non era cambiato nulla, non poi così tanto. Cosa significava che erano una coppia se il loro rapporto si basava su quello? Sul sesso a pagamento. Sul fatto che non potessero esimersi dal ricordarlo strenuamente l'uno all'altro. Per stizza. Per rabbia. Per paura.

Non riuscì neanche più a parlare, come se qualcuno gli avesse infilato una pezza bagnata nella bocca.

L'uomo sembrò esitare un momento, poi parlò: "No, voglio che tu smetta di mortificare te stesso", commentò, cercando di dissimulare qualunque emozione nella sua voce.

Il respiro del minore si fece leggermente più lento e regolare.

"Io...", anche Stiles sembrò esitare per qualche attimo, cercando di prendere un po' più di tempo per riuscire a racimolare tutto il coraggio di cui era provvisto. "Io ti volevo con me, altrimenti non ti avrei detto di venire. È solo che... che se non ti avessi mandato via in quel momento non avrei trovato né la forza né il coraggio per farlo... mai più, temo", tutti e due rimasero muti nella pausa che seguì quelle parole, e nel frattempo il minore avvertì il calore nel suo stomaco quietarsi lentamente fino a sparire del tutto, lasciando dentro di lui niente oltre a un'ombra nebbiosa.

È tutto a posto, pensò Stiles, continuando a mordersi il labbro sottile, e poi azzardò un'occhiata alla faccia di Derek.

Sussultò ancora una volta, perché l'uomo lo stava guardando con tutti e due gli occhi puntati su di lui e stava sorridendo raggiante come poche volte l'aveva visto. Con un sorriso aperto, pulito, che arrivava agli occhi, alla bocca, alle guance.

Un sorriso che con una dolce prepotenza prese e sconvolse ogni cosa dentro Stiles, e con quella stessa prepotente dolcezza l'umano avvertì la bocca calda del licantropo chiudersi sopra alla sua, e poi avvertì anche le sue mani sulle guance, sul mento, e solo allora si rese conto che la macchina era ferma e che loro erano già arrivati al loft di Derek.

Baratto - STEREKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora