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Capitolo🔞🆘 nel prossimo Stiles dirà addio alla sua verginità, del tutto 🔥 Buona lettura!

"Finisci la tua cena", gli intimò Mr. Hale, con un tono deciso, che non ammetteva repliche. Lasciando intendere che non avrebbe riaperto il discorso di poco prima e, di certo, non gli avrebbe detto chi fosse al telefono.
"Sì, signore", rispose Stiles, con tono canzonatorio, addentando il suo panino con un'enfasi esagerata. Chiuse gli occhi, masticando lentamente, con le labbra tirate in dentro come a voler conservare per sempre quel magnifico sapore. Si concentrò su quello, per distrarsi da tutto il resto.
Un po' di salsa gli rimase attaccata sulle labbra, mentre se le mordeva con i denti. Gli occhi di Derek erano fermi su di lui, e Stiles se ne accorse solo dopo, quando riaprì le palpebre per prendere un altro morso.
C'era una strana luce negli occhi dell'uomo, erano caldi, e il ragazzo si fissò su quel particolare, senza accorgersene. C'era un qualcosa di attraente in Derek, nella sua maniera di stare seduto composto, di mangiare, di ridere e anche di guardarlo come in quel momento, come se lui fosse la cosa più bella del mondo. Era qualcosa di mistico che gli fece dimenticare di essere in collera con lui.
"Che c'è?", borbottò il castano, tirando le labbra lucide di salsa in un sorriso storto, imbarazzato.
L'uomo scosse piano il capo, i capelli impeccabili, tuttavia non smise di guardarlo e Stiles non ebbe il coraggio di prendere un altro boccone per paura di sembrare troppo goffo, o che un po' di salsa gli colasse al lato della bocca. Magari, in quell'occasione Derek si sarebbe sporto verso di lui e gli avrebbe asciugato la bocca con la propria, accadeva nei libri, nei film e nella vita di tutti giorni, ma nella vita degli altri. E la vita di Stiles era diversa da quella degli altri, così com'erano diversi loro stessi.
"Non c'è niente di attraente in me mentre mangio, quindi smettila di guardarmi in quel modo... Per favore", fece il ragazzo, a disagio, con la voce sottile.
Derek sorrise, con un sorriso che Stiles reputò sardonico. "Sta' zitto", ridacchiò l'uomo, mordendosi un labbro, prima di bere un lungo sorso di vino rosso.
Gli piaceva ogni cosa di Derek: dal modo in cui muoveva le mani alla sicurezza che traspariva in ogni suo raro sorriso, era come una potenza oscura e calda, che lo avviliva e lo eccitava nello stesso momento. Rientrava nei suoi occhi ovunque li spostasse.
Sussultò, d'un tratto, quando nell'intimità forzata delle loro gambe, sotto al tavolo, un piede toccò la sua caviglia. Le dita s'insinuarono pigramente sotto i pantaloni leggeri e gli accarezzarono un polpaccio. La lunga tovaglia nascondeva il tutto a occhi indiscreti.
Stiles guardò subito Derek, che continuava a sorseggiare dal suo calice, come ignaro, ma poi il ragazzo si accorse di come gli occhi dell'altro lo scrutassero sommessamente, nascosti sotto le ciglia tanto lunghe e immobili da sembrare finte.
Il piede di Mr. Hale ora lo accarezzava con il tallone, era come una presenza troppo ingombrante. Poi quel piede agganciò il suo e lui scivolò involontariamente in avanti sulla sedia, mentre l'uomo posava il calice sul tavolo e prendeva tra le mani la sua caviglia. Gli tolse la scarpa, con gli occhi immobili su di lui, come a chiedergli il permesso, che Stiles accordò con un brusco cenno del capo e con un sospiro profondo.
Derek gli accarezzò il piede: dalla punta delle dita alla caviglia, con un tocco leggero, mentre con lo sguardo denso non faceva che aumentare il suo imbarazzo, e la sua eccitazione. Le mani dell'uomo erano incredibilmente calde contro la sua pelle nuda. Con mano tremante Stiles prese il proprio bicchiere e mandò giù il vino, tutto d'un fiato. L'altro gli massaggiò il piede, in maniera delicata, aggrovigliandogli lo stomaco. Dopodiché, lo afferrò saldamente per la caviglia e lo premette in mezzo alle sue gambe, contro il suo uccello duro. Stiles ne avvertiva la rigidità oltre la cerniera dei pantaloni, contro la pianta del piede. Sussultò.
Derek inarcò un sopracciglio e ghignò, sensuale. Come se si aspettasse esattamente quella reazione da lui e se ne compiacesse. Prima che il ragazzo potesse pensare che l'altro avrebbe potuto tirarsi fuori l'uccello dai pantaloni e masturbarsi con il suo piede – e Stiles ancora non sapeva se gli sarebbe potuto piacere o no – Hale gli rinfilò il mocassino e spinse la sua gamba sotto al tavolo, come se non fosse accaduto nulla.
Sollevarono gli occhi in sincronia e si guardarono, tutti e due eccitati allo stesso modo. Il ghigno era scomparso dalla faccia di Derek, per cedere il posto a un'espressione indecifrabile.
"Andiamo in camera?", suggerì il giovane, quasi miagolando. Il cibo non aveva più alcuna attrattiva su di lui.
"Cazzo, sì", si lasciò sfuggire l'uomo, e il castano pensò che forse fosse una delle prima volte che lo sentiva imprecare. Che lo vedeva perdere il controllo, la sua algida facciata ricca di compostezza.
Si alzarono nello stesso istante, come se lo avessero deciso di comune accordo, e andarono insieme verso l'uscita del ristorante. Raggiunsero l'ascensore con passo svelto, impaziente. Non appena le porte di vetro si chiusero dietro di loro, si abbracciarono e poi si baciarono, strofinando le labbra e i corpi tra loro.
Stiles non si era mai sentito tanto protetto, mai tanto come in quel momento, stretto tra quelle braccia possenti.
Derek lo baciò sul collo, entrambi erano con gli occhi chiusi, come se la troppa luce avesse potuto farli smettere, come se non volessero distrarsi da quelle sensazioni.
Uscirono dall'ascensore e raggiunsero in fretta la propria suite, Stiles avvicinò smanioso il polso alla porta, impaziente di farla aprire. Appena la porta si aprì, scorse la camera immersa nella penombra, e gli sembrò strano perché quando erano scesi a cena avevano lasciato le luci accese. Entrò, quasi intimorito, come se non sapesse cosa aspettarsi. Si ritrovò subito immerso in un'atmosfera così romantica da fargli contorcere le budella: c'erano piccole candele profumate e petali di rosa sparsi ovunque, il letto era completamente cosparso dai petali rosso fuoco, e tutt'intorno la luce soffusa delle candele gettava delle ombre aranciate. Mosse qualche passo, incerto e sbalordito, fermandosi ai piedi del letto. Poi, con una luce meravigliata negli occhi, si voltò verso Derek che era fermo accanto a lui. I loro volti erano talmente vicini, che Stiles percepiva l'alito caldo dell'uomo scivolare lungo le sue guance e poi disperdersi tra le ombre dei suoi capelli.
Il ragazzo tirò l'uomo a sé, per baciarlo intensamente. Hale, dopo averlo baciato lento sulla bocca, strofinò le labbra sulla curva della sua guancia, nella concavità breve che precedeva il mento, e poi sulla linea netta della mandibola.
Derek scoccò un bacio sul rilievo della sua carotide, che era un po' tutta un fremito. Le carezze delle sue labbra si annidarono nell'incavo del collo di Stiles, nella curva piena della spalla. E quello sembrava realmente un incastro perfetto. Era perfetta la testa dell'uomo, infilata in un angolo spigoloso del corpo del ragazzo.
Il respiro di Derek era un po' ovattato, spento dal contatto della sua bocca con la pelle nuda della clavicola di Stiles; e lui non ricordava che la sua camicia avesse uno scollo così pronunciato, ma non se ne rammaricò per niente.
Il ragazzo strinse l'altro, e lo strinse un po' più forte, con la capacità di parlare che gli era venuta meno, quando a malapena riusciva a singhiozzare un respiro.
Il moro tornò a baciarlo sulla bocca, e Stiles cominciò ad accarezzare i suoi capelli, ritmicamente, il sudore creava attrito contro i suoi palmi: mosse le mani con più forza. Il calore che si irradiò lungo i muscoli delle sue braccia fu piacevole, come i gemiti dell'altro che rotolarono sulla sua lingua.
Il contatto con il corpo dell'uomo, il solo percepire la sua aura forte e prestante, appiattiva tutte le paure di Stiles, quei timori che la maggior parte delle volte erano stati provocati da quello stesso contatto.
Respiravano e basta, ed erano lì d'un tratto l'uno per l'altro.
Derek si staccò pigramente da lui, emettendo un rantolo di disappunto, per togliersi la giacca. La gettò sul pavimento, incurante. Poi le mani di Hale si posarono sulla schiena del castano e gli sollevarono la camicia. Che finì in terra, con un mormorio quasi nascosto, ammucchiandosi sulla giacca scura. La camicia del ragazzo era bianca, come una pagina sulla quale cominciare a scrivere la loro storia.
Stiles avvampò, quando si rese conto di essere a petto nudo di fronte a quell'uomo bellissimo. Abbassò leggermente la testa.
"Non devi vergognarti. Sei stupendo", lo rassicurò l'altro, dolcemente, sollevandogli il mento con due dita. Lo baciò, e si staccò da lui solo il tempo necessario per sfilarsi la camicia da sopra la testa. I muscoli delle sue braccia e del suo torace si tesero deliziosamente. Il giovane Stilinski divorò, bramoso, quel torace perfetto. La linea levigata del collo, delle spalle, i pettorali gonfi, ricoperti da una sottile peluria scura che li rendeva ancora più appetitosi, gli addominali scolpiti, sui cui avrebbe volentieri affondato il naso. Derek Hale era molto più che perfetto, quella consapevolezza lo colpì al centro dello stomaco e gli fece girare forte la testa. Il suo corpo scialbo e smilzo, invece, gli apparve ancora più inadatto.
Il moro si avvicinò di nuovo, per baciarlo, e i loro petti nudi si sfiorarono. Il contatto tra i loro capezzoli fece gemere Derek e Stiles allo stesso modo. Il giovane rabbrividì. All'improvviso delle emozioni contrastanti lo scombussolarono dall'interno, cercò di sopprimerle aumentando gli sfregamenti tra i loro corpi, spingendosi con maggiore violenza contro il torace prestante di Derek, con una strana urgenza che lo animava dalle viscere. Si ritrovò a spingere forte per impedire a sé stesso di fermarsi, di bloccarsi e di sgusciare via da Mr. Hale e da quella suite da sogno.
Inspirò profondamente, senza mai allentare troppo il contatto tra di loro, combattuto tra il voler continuare e il voler fuggire via. Espirò dalla bocca, mentre ansimava con una strana ombra di prepotenza.
Stiles sentiva che stava per succedere qualcosa, sentiva che l'aria ne era già piena.
Derek gli posò una mano su una spalla, con fermezza, e lui fu improvvisamente certo di quello che sarebbe accaduto. Si piegò sulle ginocchia, in automatico. Con mani tremanti toccò l'erezione di Mr. Hale, che era dura e calda e bella per lui. Eppure, nonostante il contesto, non gli sembrò mai che nessuna di quelle carezze fosse un dovere imposto dall'esterno. Dimenticò il loro contratto. Adesso c'era solo il desiderio ad animarli, a prenderli e custodirli al riparo da tutto il resto.
Gli aprì i pantaloni, con tocchi sicuri e audaci. L'uccello dell'uomo era bianco nel nero dell'inguine. Con le dita scese a toccarlo alla base, e poi avvicinò la punta umida verso una delle proprie guance. Depositando un'ombra lunga e lucida di umido piacere, dall'incavo dell'occhio fino alla curva delle labbra. Il ragazzo se le umettò, d'un tratto, la sua bocca era sempre più arida ora che era lontana da quella dell'uomo.
Espirò, in modo quasi esasperante, l'alito contro la punta turgida di quel membro. Il suo fiato tiepido si seccò contro la cappella bagnata e gonfia.
Un leggero tremito attraversò le anche di Derek, e il suo uccello eccitato tornò a premere sulla guancia di Stiles. Era caldo. Il castano deglutì a fatica un bolo di aghi, saliva, eccitazione, e nel mentre si riempì le narici con l'odore acre dell'inguine duro dell'altro.
Affondò il naso nei peli pubici, accarezzando interamente l'erezione con il profilo della sua faccia, e poi si chinò a lasciare un bacio sulla base.
Derek gemette forte, e un ringhio nacque nel centro esatto del suo torace.
Un attimo dopo, Stiles avvertì una mano grande e calda contro una guancia. Con le dita l'uomo gli accarezzò piano una tempia, e nello stesso tempo lui gli leccò lento l'erezione, sino ad arrivare alla punta pulsante.
Gli occhi profondi di Derek, che lo guardavano dall'altro, lo corrodevano. Come a volergli fare del male, ma era un male piacevole, che era compreso nel loro accordo. E Stiles non se ne dispiacque affatto.
Sembrava quasi che, con quello sguardo intenso, l'uomo volesse modellare i tratti dell'altro: la tempia levigata, la linea netta del mento, la curva immobile della mandibola.
Alla fine, Derek guardò le sue labbra, con l'intenzione di prenderle e aprirle e dominarle, ma anche di obbedire a loro.
Le dita del moro premettero con più incidenza contro la sua fronte, mentre Stiles si bagnava la bocca con la lingua, e nelle iridi aveva il riflesso dell'eccitazione del maggiore. Il tempo, in quel momento, sembrava correre lento. Di una lentezza estenuante.
In un attimo, Stiles calò con la bocca sull'uccello di Derek, sempre più dritto, ora che era fermo in una delle sue mani. L'altro, intanto, dalla fronte era sceso ad accarezzargli le sopracciglia.
I polpastrelli dell'uomo scivolarono di lato, lungo la sua tempia. Stiles succhiò più forte, con la testa piena di quell'odore inconfondibile.
Con una danza di carezze di bocca e di lingua, il castano vezzeggiò per intero l'uccello di Derek. Aprì sempre di più le labbra, e quello vi affondò: grande e pieno, caldo e bagnato, e soprattutto buono. Mentre aveva le guance deformate dall'erezione di Mr. Hale, con una mano andò a toccare quel culo di marmo che era lì, nudo e perfetto. Stiles accarezzò il profilo di una natica con il pollice, con riverenza quasi maniacale. Con la lingua toccò le zone erogene e i punti in rilievo per tutta l'asta turgida. Chinò maggiormente la testa in avanti, per prenderlo tutto nella bocca.
Derek mosse ancora le anche, poco dopo, e la punta del suo membro finì col premere contro l'interno di una delle guance di Stiles; che sospirò profondamente quando il suo uccello rigido premette contro la patta gonfia dei pantaloni.
Il ragazzo gemette con il cuore, gemette con la bocca affamata contro la cappella di Hale, con la propria erezione costretta e percepita come un tormento.
Le gocce di sudore scendevano sulla fronte, sulle tempie, sulla nuca di Stiles. E poi si addensavano nella curva delle sue labbra, strette attorno all'uccello dell'altro.
Gettò gli occhi all'indietro, contro il palato già avvertiva le prime gocce di piacere.
Derek urlò. Stiles stuzzicò il suo frenulo con la punta della lingua, e poi percepì il piacere liquido e colloso dell'altro depositarsi nella sua bocca, giù per la sua gola. Per inghiottire, lasciò uscire il membro semi turgido.
Con un movimento brusco, smanioso, Hale lo prese per le braccia e lo tirò su. Si tolse nervosamente le scarpe e calciò via i pantaloni di lino e i boxer. Rimanendo completamente nudo. Stiles fece appena in tempo a concedere una lunga languida occhiata a quel corpo marmoreo, prima di essere voltato agilmente dalle mani del moro. Derek era dietro di lui, nudo e caldo, e di nuovo duro. Gli accarezzò la nuca sudata con il pollice, mentre respirava lento e esasperante dietro la cartilagine del suo orecchio.
Hale premette le labbra aperte contro la nuca di Stiles, e lui sussultò, sorpreso, incastrando d'impeto le dita nei passanti dei propri pantaloni. Le nocche sbiancarono tutto d'un tratto.
Il petto dell'uomo aderì completamente alla schiena del ragazzo, mentre gli baciava il collo, poi l'incavo della clavicola, e poco dopo il lobo di un orecchio. Con i capezzoli turgidi l'uomo premeva contro le sporgenze delle scapole del più giovane.
L'uccello del ragazzo era sempre più gonfio. Anche quello di Mr. Hale lo era, Stiles lo sentiva premere minacciosamente contro le proprie natiche.
Il castano percepì ogni tendine, ogni tratto di carne, e ne trasse del godimento.
A quel punto Derek, con la bocca di nuovo premuta contro la sua nuca, depositò sulla sua pelle bianca un bolo della propria saliva, il liquido incolore tracciò un percorso per l'intera schiena del giovane, segnando di un bianco strano la protuberanza delle sue vertebre.
Stiles percepiva distintamente la saliva di Mr. Hale colare lungo la sua schiena e, una volta arrivata alla curva lombare, giunsero le mani dell'altro ad allargare i suoi pantaloni. A permettere a quell'umidore di oltrepassare i suoi boxer.
La saliva di Derek s'intrufolò nel solco delle sue natiche, e lo colse nell'intimità. Sobbalzò, per il contatto con il bagnato, nonostante dovesse aspettarselo.
Allora, Mr. Hale seguì quell'invisibile sentiero con la lingua, raccogliendo la sua stessa saliva. La bocca del maggiore guizzò lungo la sua pelle, indugiando particolarmente sul suo coccige, strofinando il mento ruvido di barba contro la parte superiore dei suoi glutei. Con un unico movimento, portò le mani in avanti e slacciò i suoi pantaloni: li abbassò a mezza coscia, insieme ai suoi boxer. L'uccello duro e libero di Stiles balzò contro il suo addome nudo, come un salmone contro corrente.
Il ragazzo, spossato, crollò in avanti sul letto, schiacciando una guancia contro i petali morbidi e profumati disposti casualmente sul copriletto.
Il sapore di Derek era oramai secco sulla sua lingua.
I palmi dell'uomo giunsero alla rotondità delle sue natiche, le dita massicce strisciarono come serpenti per quelle dune, prima di entrare nel solco con i polpastrelli, andando subito a cercare il suo cerchio di muscoli.
La saliva di Derek, che era colata lì in fondo, si era già asciugata.
Con le dita aperte come un ventaglio, il moro aprì i glutei di Stiles e ne scrutò attentamente l'interno: la sua apertura era chiara, come ogni parte della sua pelle, ed era anche calda al contatto con i polpastrelli dei pollici.
Il ragazzo provò ad ansimare, ma non aveva più fiato. Con le orecchie che bollivano udì chiaramente il rumore di un risucchio, strizzò le palpebre e immaginò Derek che si succhiava le dita. Il frenulo, il glande, il prepuzio e ogni parte del suo uccello vibrarono.
Poi Derek lo penetrò con un dito, ma non andò oltre l'unghia, bastò comunque a far sospirare Stiles pesantemente.
A un tratto, il ragazzo inarcò la schiena senza neanche rendersene conto. Porgendo con un muto invito le proprie natiche.
Subito dopo il secondo dito arrivò a far compagnia al primo, saggiando poi, con insistenza, il suo calore interno. I polpastrelli esercitarono pressione, allargandolo e affondando maggiormente in lui. Poi Derek respirò contro il suo roseo interno: un respiro lento ed esasperante, languido.
Stiles sputò fuori l'aria dalla bocca, cercando di immagazzinare altro ossigeno. Nel mezzo delle gambe il suo membro gocciolava di umori. Il suo uccello eretto premeva dolorosamente contro la pancia, e il suo piacere sbocciava a ogni tocco delle dita dell'altro, infradiciando la coperta.
All'improvviso, Mr. Hale affondò la faccia e la lingua tra le sue natiche. Una piacevole sensazione, un estenuante formicolio, spinse Stiles ad inarcare la schiena ancora un po'. Il naso dell'uomo premette lungo il solco, tra i suoi glutei, e le sue labbra si chiusero su di lui, per succhiarlo. La sua lingua lo prese come nessuno se lo era mai preso prima di quel momento.
Derek si occupò di lui come se il piacere del giovane Stilinski rappresentasse lo scopo della sua esistenza. Le mani sicure sopra le natiche del ragazzo, nel tenerlo spalancato per sé stesso, per potersi nutrire di lui. Stiles gridò di piacere, e poi ogni parte di lui s'incendiò.
Gaudio. Gioia. Estasi. Giubilo. Nirvana. Sublime.
Intensi mugolii e profondi sussulti. Il suo corpo tremava per intero, e lui non aveva nessuna intenzione di farlo smettere. A un certo punto, mosse istintivamente i fianchi all'indietro. Contro la pelle delle natiche avvertì la barba di Derek: il suo cuore si contorse in piaceri e in imbarazzi. Poi affondò le dita nella coperta, facendo arricciare i petali sotto le sue unghie, mentre quelle dell'altro continuavano ad affondare nel suo corpo.
Il piacere di Stiles andava a circoscriversi in un unico punto, laddove la lingua e le dita dell'uomo si erano annidate. Nella testa avvertiva i battiti del proprio cuore, che amplificavano tutto quanto.
A un tratto, tremando, venne violentemente. Schizzando contro il proprio petto, imbrattando la coperta immacolata. Poi il suo corpo spossato crollò pesantemente sul materasso.
Il respiro gli rimase incastrato nel mezzo della gola, e lì formò un tappo. L'aria della suite sembrava di colpo rarefatta, e lui si ritrovò a boccheggiare. La sua mente vagava pigra per l'intera camera, incontrò gli occhi di Derek con i propri, occhi che lo guardavano senza parlare e gli sorridevano maliziosamente. Hale adesso era in piedi, nudo ed eccitato, accanto al corpo di Stiles.
La trepidazione tornò ad agitare il corpo del castano, a fargli intrecciare le dita sui petali, ad allontanare impulsivamente gli occhi da quelli dell'uomo, che lo scrutavano con mostruosa bramosia. Adesso l'avrebbe preso, Stiles ne era più che certo.
Il suo respiro vacillò per un attimo in mezzo a quell'incertezza, a quel timore, con un profondo respiro si preparò a dire addio alla propria verginità.
Per dei minuti interi, Mr. Hale non fece nulla, limitandosi a guardarlo. Così nudo ed esposto Stiles non faceva altro che tremare e arrossire. Poi Derek cominciò ad accarezzarlo, dalla nuca, con la punta delle dita. Non c'era attrito con la sua pelle. Dal collo al centro delle scapole, i polpastrelli dell'uomo seguivano perfettamente il profilo della sua spina dorsale, disegnando dei ghirigori morbidi di tanto in tanto. Si allontanava, ma poi ritornava sulla retta via e affondava nella curva morbida della sua schiena. Gli seguì il profilo pronunciato delle natiche nude, come se le stesse disegnando, e dopo ritornò ad accarezzargli la schiena. A ogni respiro Stiles avvertiva un pezzo della propria corazza crollare.

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