Abbie Pov
Per quella cena avevo indossato un vestito da sera di colore blu. Non ero il tipo da indossare quelle cose. Ma lui mi voleva portare in un ristorante di quelli ultra costosi e non mi sembrava il caso di indossare jeans e camicia a scacchi. Non indossai i tacchi, più che altro perché mi sarei ribaltata dopo tre passi. Optai per scarpe eleganti ma senza tacchi. A non convincermi erano i capelli, corti com'erano non potevo fare nulla se non mettere qualche fermacapelli. Che però non avevo.
Oboro:"Ab...sei bellissima"
A:"davvero? Sti capelli però...forse non dovrei tenerli così"
Oboro:"e come dovresti averli? Questo può essere utile?"In mano teneva un fermacapelli a forma di rosa bianca. Dove l'aveva presa? Poco importava, sarei dovuta uscire a minuti per cui la presi e la indossai. Oboro però alle mie spalle cominciò a ridere. Lo guardai e smise. Non avevo mai usato ste robe per cui non avevo idea di come indossarlo! Per di più avevo un lato rasato.
Oboro:"vieni qui, non sai quante volte ho dovuto sistemare i capelli di quella peste"
Riprese il fermaglio e me lo mise. Il ciuffo che di solito era indomabile era tenuto fermo. Scesi appena mi arrivò un suo messaggio. Mi stava aspettando all'entrata. Indossava uno smoking nero con una cravatta rossa, i capelli erano indomabili, probabilmente nemmeno ci provava. Più lo guardavo più mi piaceva.
Afo:"Abbiegale, sei uno splendore..."
A:"g-grazie, anche tu stai bene"
Afo:"forse, so che non sei il tipo da cena romantica, ma, non mi sembrava nemmeno bello come prima uscita andare ad un fast food"
A:"bhe, potrei passarci sopra, ma solo perché mi hai detto che sono uno splendore"Fui portata in un ristorante di quelli per snob, da sola o con le amiche non ci sarei mai andata. Non era il posto adatto a me e il fatto che tutte le altre donne erano truccate con i capelli raccolti mentre io non avevo trucco e solo un fermaglio nei capelli; mi metteva ancora di più in imbarazzo.
Afo:"non le guardare, stasera per me la donna più bella sei tu"
A:"oh davvero?"
Afo:"si, piuttosto, parlami un po' del tuo lavoro o dei tuoi colleghi"
A:"bhe, che dovrei dire, è il lavoro che sognavo di fare da bambina, i miei colleghi sono tutti fantastici, un po' sopra le righe di tanto in tanto, ma sono tutte brave persone, il tuo lavoro? Ti piace?"
Afo:"si, tutto sommato si, non sempre, ecco"
A:"non sempre?"
Afo:"lavoro in un pronto soccorso, le persone che vengono lì, a volte, sono in fin di vita, a volte non c'è la fanno"
A:"oh...non ci avevo pensato mi dispiace"
Afo:"ah già, ho sentito del corpo ritrovato a roppongi"
A:"oh, non ci sto lavorando io, lavoro in un altro quartiere, sappiamo chi è però"
Afo:"davvero? E chi è? Se puoi dirlo ovviamente"No, non potevo dirlo, l'identità della vittima era segreta e tale doveva rimanere fino alla conferenza stampa che sarebbe avvenuta di lì a qualche giorno. Evitai di rispondere e cercai di cambiare argomento. Ma fu difficile visto che ogni dieci minuti si tornava a parlare del corpo, anche a causa della televisione accesa proprio su un telegiornale che ne stava parlando.
Afo:"se non puoi dirlo..."
A:"è mia nonna, te ne avevo parlato no? Quella che aveva causato l'incidente di Oboro"
Afo:"e non sapete ancora chi è stato?"
A:"non so nemmeno come è morta"
Afo:"e lo vuoi sapere?"
A:"mah, più per le indagini che altro"
Afo:"ti piace ciò che stiamo mangiando?"
A:"si, certo, solo che parlare del caso mi sta togliendo l'appetito"
Afo:"oh no, no! Devi provare il dolce, si chiama Tiramisù"
A:"Tiramisù? Mai sentito"
Afo:"è un dolce italiano, ti piacerà"E aveva ragione, quel dolce italiano che aveva un nome tanto buffo. Era squisito! Dovevo trovare la ricetta e farla fare ad Helen. Pagato il conto al posto di tornare subito a casa passeggiammo lungo il fiume. Era una serata fresca per cui sulle spalle avevo la sua giacca. C'era un sacco di gente in giro per lo più turisti che parlavano in lingue incomprensibili.
Afo:"ti riaccompagno a casa"
A:"di già? È un peccato"
Afo:"lo so, ma io domani inizio alle cinque e lavori anche tu o sbaglio?"
A:"già..."
Afo:"facciamo così, quando hai il tuo giorno libero usciamo ancora, d'accordo?"
A:"è un secondo appuntamento?"
Afo:"si, stavolta faremo ciò che preferisci tu"
A:"va bene"Tornai a casa intorno alle ventitre e trenta, esausta, ma felice. Oboro mi chiese subito com'era andata e gli raccontai tutto, omettendo ovviamente il fatto che gli avessi detto di chi fosse il corpo. Solo mentre mi stavo preparando per andare a letto mi accorsi che avevo ancora la sua giacca. Presi il telefono e li mandai un messaggio, lui risposte quasi subito dicendo che me glie l'avrei ridata appena ci saremmo visti.
Oboro:"se non vuoi stroppicciarla è meglio se la metti su una gruccia"
A:"che fai sulla porta della mia camera? Sei inquietante"
Oboro:"ti ho chiesto se volevi una tazza di thè, ma non rispondevi"
A:"no, grazie"
Oboro:"d'accordo, buonanotte allora"
A:"buonanotte"La mattina dopo raccontai la serata alle altre che già ci shippavano. Mi sembrava troppo frettoloso, infondo eravamo usciti solo una volta, anche se ne avevamo in programma una seconda. I loro gridolini e risate attirò pure l'attenzione del comandante che ci rimproverò. Solo in quel momento notai lo sguardo di Nana, non era spaventata, anzi, sembrava quasi, innamorata.
Elise:"accidenti"
A:"Nana"
Nana:"si?"
A:"non ti ha fatto paura Sorahiko?"
Elise:"eh?"
G:"certo che gli ha fatto paura, vero Nana?"
Nana:"b-bhe, certo che mi ha fatto paura"
Is:"a me sembrava il contrario, hai fatto un sorriso malizioso quando lui ha iniziato a gridare"
A:"allora non lo notato solo io!"
Nana:"ma che dite?! No! Certo che no! È un comandante!"
H:"ma tu avevi detto che uscivi con un comandante di cui non volevi fare il nome"
A:"H... Nana?!"
Nana:"va bene! Si è lui! Ma non ditelo a nessuno vi prego"Fine capitolo 19
Al prossimo capitolo~