39.

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Abbie Pov

Ero al settimo mese, a metà settembre finalmente ebbi il permesso di entrare nella casa che avevo condiviso con ormai il mio ex marito. Peccato che fossimo a fine settembre e ancora non avevo trovato il coraggio di andare a prendere le mie cose. Tutti, si erano proposti di andare al posto mio, ma lo trovavo ingiusto.

Is:"dovrai andarci prima o poi"
A:"lo so"
Elise:"dai, non c'è fretta, appena c'è la farà"
H:"vefo"
G:"Helen, non dovresti avere una dieta specifica per..."
H:"si, ma ho fame"
A:"parlatemi di lavoro, vi prego, c'è qualche nuovo omicida?"
Nana:"no, ma, sono aumentati i furti, in questo periodo c'è ne sono una marea"
A:"si, ho sentito, gioiellerie, giusto?"
H:"esatto, in tutta Tokyo"
Is:"poi un uomo che si fa chiamare re destro sta reclutando uomini per una "Rivoluzione" o una roba del genere"
A:"oh bella gente insomma"
H:"fa"
D:"helen"
H:"grrr"
D:"stai mangiando troppo"
H:"grrr"
T:"se ti parliamo dici grrr, se ti diamo consigli dici grrr, non c'è conversazione"
A:"ahahah"

La calura estiva stava lasciando spazio alla frescura autunnale. Dalle t-shirt ero passata alle mie amate felpe. Tra poco meno di due mesi avrei conosciuto il mio amato bambino. Ma prima, sarei dovuta tornare nella casa che era appartenuta a me e a Shigaraki (Afo).

Afo Pov

La mia vita non era mai stata facile, anzi, al contrario, non avevo praticamente nulla, se non mio fratello gemello. Nostra madre era una donna di strada, per cui di noi, gli importava quanto uno straccio da buttare via. Eravamo un fastidio, delle bocche da sfamare. Quando fui abbastanza grande scappai portandomi dietro il mio amato fratellino. Quel giorno incontrammo l'uomo che ci crebbe come figli suoi e ci donò un istruzione e una casa. Io divenni un dottore, mentre mio fratello divenne un poliziotto. Eppure la mia vita era ancora vuota, non avevo interessi se non la medicina, ma anche lì vedevo solo il male. Chi se lo poteva permettere aveva le migliori cure e la precedenza su tutti. Chi invece non aveva soldi la lasciavano morire. Scoprì che i ricconi erano disposti a pagare qualsiasi cifra pur di avere prima le cure e così ne approfittai. Quel giorno nelle mie mani avevo la vita di un poliziotto rimasto ferito in un incidente. Approfittai di quell'uomo asportandoli un rene e lo "donai" ad un vecchio. Uscita dalla sala operatoria parlai con il medico di turno e mentre passeggiavo nei corridoi per tornare al pronto soccorso le vidi. Due ragazze, una più grande e una più piccola, stavano correndo nella camera del poliziotto che avevo appena salvato. A colpirmi però fu la più grande delle due. Una donna, dai capelli rasati da un lato e dagli occhi grigi. Volevo, dovevo conoscerla.

I bip delle macchine, la maschera d'ossigeno, queste furono le prime cose che vidi aperti gli occhi. In una stanza dell'ospedale dove lavoravo, da solo. Abbie non c'era, non che mi stupisse, visto che aveva scoperto il mio vero essere. Mi alzai dal letto, era il tramonto, non sapevo nemmeno di che mese, ma poco importava. Dovevo tornare a casa, dovevo parlare con lei, con la mia donna. Guardai fuori dalla camera per vedere se c'era qualcuno e approfittai del fatto di conoscere bene i corridoi per passare inosservato e uscire dall'ospedale. Abbie, aspettami, tuo marito tornerà da te.

Abbie Pov

Girai la chiave nella porta di casa, ero agitata, forse non era il massimo delle idee aver lasciato Toshi in macchina ed essere salita da sola. Il bambino cominciò a scalciare percependo la mia agitazione sempre più insistente. Mi accarezzai la pancia che da un paio di mesi a questa parte era diventata sempre più visibile.
Rientrata in casa tutto mi ricordava lui, era tutto un disordine per via della polizia, ma riconoscevo ancora i suoi oggetti. Fu difficile trattenere le lacrime davanti a quelle cose che per me erano la quotidianità fino a marzo scorso. Andai in bagno per prendere alcune cose. Cercai sempre di trattenere le lacrime, impresa non facile. Presi le mie cose e le infilai nella borsa che mi ero portata dietro quando un rumore proveniente dalla camera da letto mi fece sobbalzare.

A:"chi c'è?"

Non feci in tempo ad arrivare alla porta del bagno che me lo ritrovai davanti, deperito per i mesi trascorsi in coma. Ma era lui, Shigaraki (Afo), in piedi di fronte a me. Mi guardò per qualche secondo, come se non mi vedesse da anni e appena vide il pancione sorrise, un sorriso però che mi inquietò.

Afo:"Abbie..."

Se, se, si fosse svegliato mesi fa, probabilmente li sarei saltata al collo abbracciandolo e baciandolo. Adesso invece: volevo solo scappare da quell'uomo che non riuscivo a riconoscere.

A:"co...quando ti sei svegliato?"
Afo:"oggi, sono scappato dall'ospedale, stavo prendendo le mie cose per scappare, prendi anche le tue, scapperemo e Giappone"
A:"io non scappo, non ho fatto nulla di male"
Afo:"lo so, ma se vogliamo vivere insieme..."
A:"io non voglio più vivere con te"
Afo:"come?"
A:"un paio di mesi fa, ho annullato il nostro matrimonio, come, come puoi pretendere che io venga con te?!"
Afo:"che stai dicendo? Ti sei lasciata convincere da tuo cugino vero? Sai che non mi sopporta"
A:"non è per Oboro o chiunque altro, come puoi pensare che torni con te? Sei un assassino..."
Afo:"non volevo che lo scoprissi"
A:"so anche che mi hai manipolato facendomi litigare con tutti"
Afo:"io? Non ti ho mai fatto una cosa del genere!"
A:"si invece! Convincendomi del tuo amore, più la gente ti andava contro più io ti difendevo e più io litigavo"
Afo:"io avrei miei dubbi su chi ti ha manipolato"
A:"E TENTI DI FARLO ANCORA! Basta Shigaraki (Afo), basta, costituisciti, dimenticami, fa quello che vuoi, ma non cercarmi più"

Ero in una situazione di merda, volevo scappare, ma lui stava proprio davanti alla porta del bagno. Ero bloccata li con lui. E il fatto che stessi sfogando i miei sentimenti pur non sapendo che reazione potesse avere, era un azzardo.

Afo:"lo sai che ti amo, non potrei mai lasciarti andare, non ora che aspetti il nostro bambino"

Si avvicinò e più si avvicinava più io indietreggiavo. Arrivai con la schiena al muro e lui a pochi centimetri da me. Mi prese il viso dandomi un bacio, non ricambiai. Appena se ne rese conto tentò di farlo diventare un limone. Mi divincolai nella speranza che smettesse.

A:"b-basta"
T:"HAI SENTITO COSA HA DETTO?! GIÙ LE MANI!"
K:"MANI IN ALTO LURIDO PEZZO DI MERDA"
H:"io sono disarmata però sono pericolosa!"
D:"GIÙ LE MANI"
Is:"Allontanati!"
Elise:"hai sentito no? Non ti vuole!"
S:"MANI IN VISTA"
G:"CI SONO ANCHE IO MA HO UN MURO UMANO DAVANTI"

Nana era davanti a tutti e senza troppi complimenti si avvicinò infilando le manette ai polsi di Shigaraki (Afo). Toshi mi raggiunse appena lo portarono via. Mi tremavano le gambe, volevo andarmene da lì e basta. Chissene frega dei vestiti, volevo andarmene lontano da quella casa.

T:"è tutto finito"
A:"c-come mai c'erano tutti?"
T:"hanno scoperto che era scappato e sono venuti qui, non le l'aspettavo nemmeno io, oh Abbie, ho avuto così tanta paura quando ho capito che eri qui da sola con lui"
A:"portami via Toshi, portami via di qui"

Mi sollevò di peso, sollevandomi come se fossi una specie di principessa. Le mie braccia di avvolsero intorno al suo collo, il mio viso nascosto sulla sua spalla era rigato dalle lacrime.

T:"piangi pure quanto vuoi, non lo dirò a nessuno"

Fine capitolo 39
Al prossimo capitolo~

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