44.

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Helen Pov

Eravamo tutti seduti nella sala d'attesa del pronto soccorso, nel mentre ci aveva raggiunto praticamente tutta la centrale. Volevo sapere qualcosa su re-destro ma nessuno ne poteva o meglio, voleva parlarne.

T:"perché non mi fanno entrare?"
D:"perché non sei il padre?"
T:"che ne sanno?"
K:"NON MI CREDO TI SOMIGLI!"
Elise:"cosa urli? Siamo in ospedale!"
H:"ignoralo, kacchan è una testa di cazzo"
Nana:"stanno uscendo!"

Abbie era sdraiata su un lettino con il bambino tra le braccia, un fagottino rosa adorabile. Fu portata in camera e noi la seguimmo. In pochi minuti la sua camera era praticamente stata assaltata. Oboro piangeva, il comandante volle prenderlo in braccio, idem le ragazze che se lo passarono l'una e l'altra.
Io invece ero seduta infondo alla camera, tutta quell'agitazione non mi aveva fatto bene, ero stanchissima, faticavo anche solo a stare in piedi.
Accanto a me, Izuku mi accarezzava la testa. Mi fu impossibile non notare lo sguardo di Abbie. Era invidiosa di me ed Izuku. Non ne avevo dubbi. Io avevo accanto l'uomo che amavo e che mi amava. Lei, no.

D:"vuoi qualcosa?"
H:"no"
Is:"Helen, vuoi prenderlo in braccio?"
G:"è soffice e morbido"
H:"uh questo si"

Appena lo presi in braccio si aggrappò ad un ciuffo dei miei capelli tirandoli. Faceva male, ma era un bambino così bello che ignorai il dolore. Man mano che il tempo passava in camera rimanevamo sempre in meno, finché Izuku non disse che sarebbe andato a prendere la macchina. Così in camera rimanemmo solo io ed Abbie.

A:"come ti senti?"
H:"dovrei chiederlo io a te"
A:"mmh?"
H:"Penso non abbia notato i tuoi sguardi?"
A:"speravo non li avessi notati"
H:"se tu non fossi così cieca ti accorgeresti che c'è un ragazzo che vorrebbe aiutarti con quel bambino"
A:"si, Oboro, ma non può farli da padre"
H:"non parlavo di lui, però, ok"
D:"Helen? La macchina è qui sotto"
H:"e tu sei venuto qui? Lasciando la macchina..."
D:"c'è Oboro dentro, ma continua a piangere dicendo che è diventato non sa nemmeno lui cosa"
H:"arrivo, comunque devi darti una svegliata, c'è un ragazzo, veramente carino, che è innamorato perso di te"
A:"e chi?!"
H:"non lo so, scoprilo e da sola"

Uscì dalla camera con Izuku e fuori dalla porta a due o tre metri di distanza c'era proprio Toshi: rosso come un peperone. Cercai di non ridere mentre uscivo dall'ospedale.
In macchina, Oboro continuava a piangere senza però che si capisse ciò che diceva.

H:"Oboro?"
Oboro:"fofo fifefafo fio o fufino"
H:"fufino"
Oboro:"fof fendere in firo"
D:"Ti riaccompagno a casa o in centrale?"
Oboro:"fefafe"
D:"centrale, ok"
H:"come diamine hai capito che diceva?"
D:"intuito"
H:"eh certo, ad intuito"

Portammo Oboro in centrale lasciandolo nelle mani dei suoi sottoposti che avrebbero dovuto sopportare le sue lacrime. Noi invece decidemmo di non tornare a casa, bensì in un negozio con tutto il necessario per i bambini. Anche se io più che altro stavo seduta su una poltroncina mentre Izuku girava per il negozio a prendere ciò che gli avevo scritto su una lista.

D:"credo ci sia tutto"
H:"si"
D:"hai paura?"
H:"un po', hai sentito la ginecologa, sono a rischio parto prematuro"
D:"sei sicura di non volerlo dire a nessuno?"
H:"l'importante è che lo sappia tu, e già sono tutti preoccupati appena mi alzo in piedi, se gli dico anche questa, mi faranno vivere confinata sul divano"
D:"Eri, la tua mamma fa preoccupare tutti sai?"

Mi aiutò a rialzarmi e tornammo a casa dove probabilmente collassai sul divano perché mi risvegliai che era sera inoltrata. Izuku era al telefono lo sentivo anche se capivo ben poco di ciò che diceva visto che era in camera. Mi alzai dal divano per raggiungerlo ma appena fui davanti alla porta...

D:"un omicidio?...e secondo voi c'entra re-destro?...la vittima...ok ho capito, appena torno al lavoro vi darò una mano...si...Helen potrebbe stare con mia madre, però, preferisco essere presente....lo so, vorrei venire...va bene ci sentiamo"
H:"Izuku?"
D:"Helen?"
H:"è successo qualcosa?"
D:"uno che seguiva l'ideologia di re-destro è stato ucciso"
H:"oh, hanno bisogno di te?"

Conoscevo quello sguardo, voleva rispondere di si e andare, ma allo stesso tempo voleva rimanermi accanto per paura che succedesse qualcosa a me o alla bambina. Mi sedetti accanto a lui appoggiando la testa sulla sua spalla.

H:"puoi andare se vuoi"
D:"eh?"
H:"ti conosco, vuoi andare"
D:"b-bhe si...però...se succede qualcosa?"
H:"c'è qui tua madre e ti chiamerebbe, izuku..."
D:"e se succedesse come con Abbie oggi?"
H:"tua mamma sa quello che fa, io ed Eri staremo bene, domani mattina vai"
D:"Helen..."
H:"promettimi solo che se io o Inko ti chiameremo, verrai subito"
D:"te lo prometto"

La mattina dopo, izuku andò al lavoro mentre io rimasi a casa con Inko. Quest'ultima non lo ammise subito ma non era contentissima che Izuku fosse andato in centrale. Ammetto che anche io avrei preferito rimanesse accanto a me. Ma sarebbe stato fin troppo egoistico da parte mia. Lui amava essere un poliziotto e ne avrebbe sofferto se gli avessi impedito di tornare a lavorare. Ero sul divano a leggere quando intorno alle uncidi e trenta il campanello di casa cominciò a suonare.

Inko:"vado io, ma hai ordinato qualcosa?"
H:"io no, Izuku non me ne ha parlato..."

Non sentì nemmeno la porta aprirsi, solo urla. Due voci, quella di Inko e quella di un uomo che non avevo mai sentito prima. Mi alzai dal divano per controllare che andasse tutto bene, mi bastò arrivare all'entrata del corridoio per tornare sui miei passi e aprire un cassetto del mobile. La mia pistola era lì, non l'avevo più toccata da marzo.

Hisashi:"STA FERMA INKO!"

Mi voltai, l'uomo teneva inko come ostaggio e le puntava un coltello alla gola. Strinsi la pistola che avevo nascosto dietro di me. Era carica? No impossibile, Izuku non lascerebbe mai una pistola carica in un cassetto nemmeno chiuso a chiave.

Hisashi:"e così sei tu, sei tu la donna che ha manipolato mio figlio"
Inko:"non la manipolato! Sei tu quello!"
H:"manipolato? Io non ho fatto nulla del genere"
Hisashi:"ah no?! E come mai ti ha messo incinta?"
H:"perché ci amiamo"
Hisashi:"ALLORA DOVEVATE SPOSARVI PRIMA, ma adesso risolverò tutto, ucciderò quella blasfemia che porti in grembo"
Inko:"n-non ti azzardare"
Hisashi:"tu zitta! Dopo penserò a te"

Lasciò andare Inko spingendola a terra. Fu in quel momento che alzai la pistola per difendermi, anche se io sapevo che era scarica, lui non poteva saperlo per cui non si sarebbe avvicinato cosi facilmente.

Hisashi:"oh giusto sei una poliziotta, ma davvero sparerai? So cosa hai fatto sai? Ne hanno parlato per settimane"
H:"STA LONTANO!"
Inko:"HISASHI LASCIALA STARE!"
H:"Inko stia ferma!"

Tremavo, ero terrorizzata da ciò che lui avrebbe potuto fare. Fece qualche passo avanti sicuro che non avrei sparato. L'ennesimo passo avanti mi fece mirare alla mano che teneva il coltello e premere il grilletto. Dalla pistola partì un colpo che prese in pieno il coltello disarmandolo.

H:"ORA STA FERMO! Inko nella mia divisa ci sono delle manette!"
Hisashi:"ne hai di fegato troietta"
H:"anche tu nel venire a casa mia e minacciare di uccidere me e mia figlia"

Senza smettere di puntarli la pistola addosso, recuperai il coltello da terra. Tremavo come una foglia, Izuku, dov'era Izuku? Volevo lui, avevo bisogno di lui. Guardai Inko tornare con le manette e mettergliele. Presi il telefono e feci il suo numero.

D:"Helen? È la bambina?"
H:"i-izuku t-torna a casa"
D:"è successo qualcosa alla bambina? Lo sapevo dovevo rima..."
H:"t-tuo padre è qui, mi...ci ha minacciato con un coltello"
D:"COSA?!"
Is:"si Izuku, stai calmo che ti urli?"
D:"Isabel! Inversione subito! Helen arrivo"
H:"è-è ammanettato, Izuku...ho sparato, non lo preso, non lo colpito, ma ho dovuto sparare"
D:"arrivo"

Fine capitolo 44
Al prossimo capitolo~

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