Don't jump

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-Dai Tom, muoviti. Sputa il rospo, mi sto preoccupando!- affermò Bill scuotendo il fratello.
Gli occhi di Tom brillavano, sembrava felice non triste o spaventato, stava fingendo.
-Non dirmi che hai messo incinta Ria?- chiesi a Tom che mi guardò male.
-No, per niente. Anzi, è qualcosa di bello- ridacchiò lui.
-Avanti, parla!- risi io.
-Ecco, il 16 gennaio abbiamo un raduno in Italia, ci hanno chiamato per partecipare ad un coso, tipo festival... non vedo l'ora, sai che significa? Ragazze da tutte le parti!- urlò lui alzando le mani in alto per festeggiare.
-Oi oi... non cambierai mai, eh...- affermò il biondo, grattandosi la nuca.
-Ovvio, forza non vedo l'ora... ah, Mary, tu verrai con noi. Abbiamo un posto. No, aspetta. Ne abbiamo due... mmh... viene anche Vale, lui ha bei gusti in fatto di donne- disse.
Tom e Ria stavano continuando con la loro pausa: lei era partita con la famiglia in un'altro paese per un breve periodo e la loro relazione non andava tanto bene così si presero questo attimo di riflessione che sembrava durare parecchio.
Ovviamente ognuno superava queste situazioni come voleva e Tom preferiva passarlo in mezzo ad altre donne.

Gli sorrisi e gli diedi un caloroso abbraccio.
-Perciò verrete?- chiese ridendo.
-Io ci sarò stanne sicuro- affermai.
-Sí! Si torna in Italia!-
La voce arrivò da dietro me e Bill, poi sentii delle mani, oltre a quelle di Bill, stringermi in un abbraccio laterale, girai il volto e vidi la testa di mio fratello ficata sul mio fianco.
-Possiamo andare anche da mamma? E da Ale? Dai miei amici? Ti pregooo!- mi supplicò lui.
Io sorrisi alla dolcezza che mostrava in quel piccolo faccino.
-Certo che possiamo!- rispose Bill.
-Restiamo in giro una settimana se vuoi...- continuò Tom.
Lui sorrise ed abbracciò anche i gemellini dentro alla panciona.
-Hey, piano... i gemellini... li schiacci- disse Bill accennando un sorriso contrastato da uno sguardo minaccioso.
Lui mollò la presa, diede il "cinque" a Tom e corse in camera sua.
-È così piccolo. Per avere 17 anni è abbastanza infantile... ma per parlare di donne... mmh si può dire che sia abbastanza maturo- scherzò Tom.
Gli diedi un leggero colpo sulla spalla e lui ridacchiò.

La suoneria del mio telefono rimbombò nella stanza.
-Hey?-
-Hey... Mary, ascolta, tu riusciresti a cantare una canzone dal vivo? Chiedo per il fatto dei gemellini...- chiese mio zio.
-Oh certo, anche due... non ho problemi... perché?- domandai, la sua domanda mi suonava strana, sembrava che sotto ci fosse una proposta.
-Mi hanno chiesto di invitarvi a cantare, come ospite in un festival a Milano, ti va di andare? Solo tu e Vale, hanno bisogno di una canzone acustica, vostra... anche se è una cover... va bene, uguale- propose.
-Oh Cristo, certo, accettiamo volentieri... quando?- chiesi felice.
-Emh... scegli tu, il festival è il 14, 15, 16, 17 gennaio-
-Va bene il 15, tanto il 16 siamo lì per un meet dei TH, perciò va bene il 15. Grazie- dissi, lui mi salutò e riattaccai.
Spiegai ai ragazzi cosa ci fossimo detti e loro ne rimasero felicissimi.
Era destino.

I giorni passarono tra le prove e visite mediche, secondo il ginecologo i gemelli sarebbero nati a marzo.
Per me a fine febbraio, me lo sentivo, non sarebbero riusciti ad arrivare alla trentottesima settimana.

Luis chiamò sempre più spesso, soprattutto per natale e capodanno.
Amava rovinarmi il buonumore.
Il pancione cresceva e tutti non vedevano l'ora di vedere i gemellini e prenderli in braccio.
-Hey, come mai stai tremando?- domandò Georg a Vale, ci trovavamo sull'aereo, era il 13 gennaio.
Il cielo era calmo, ma il vento era così freddo, mi ricordò "Don't jump" e le miliardi di volte che avessi pianto, le milioni di volte che mi fossi sfogata con quella bellissima canzone.

-Mary... a cosa pensi?- chiese Bill, sorrideva ma nei suoi occhi si leggeva preoccupazione, di sicuro non poca, aveva i muscoli contratti e i pugni chiusi.
-Niente, tu... come mai sei così agitato?- chiesi accarezzandogli il petto.
-Ho paura... lì c'è tanto pericolo per te e per loro, non so se ce la farai a cantare, ho paura che qualcuno ti faccia del male...- confidò.
-Stai tranquillo!- risposi.
Mise le sue mani sui miei fianchi e sorrise.
-Oh mio Dio. Si sentono i piedi di un gemellino e le manine di un altro... che piccoli- esclamò felice.
Appoggiai le mani sulle sue, la nuca sul suo petto e mi addormentai.
Mi svegliò solo quando stessimo arrivando.

Tokio hotel~NakamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora