Passarono alcuni mesi, i bimbi avendo anche solo 8 mesi erano già famosi.
Ogni tanto apparivano su delle riviste di gossip e la cosa non mi piaceva molto.Era il 4 settembre, c'era vento, il cielo era annuvolato da nubi scure e minacciose ed ogni tanto, sul mio viso cadeva una piccola goccia d'acqua, mentre cercavo di rilassarmi in giardino.
Volevo dimenticare la visione, gioire senza che quella merda di dono non distruggesse tutta l'armonia da me creata.L'erba verde e i fiori, donavano un tocco di colore alla casa.
-Amore... vieni dentro, sta per piovere- mi chiamò mio marito dalla finestra.
Mi girai e sorrisi.
-Arrivo- risposi.
Come sempre Bill teneva il bambino in braccio.
Entrai dentro, mangiammo, giocammo e parlammo tranquilli con lo zio Tomy e gli zii Geo e Gus.
Di pomeriggio il cielo tornò limpido e il sole si mise alto per splendere.
-Andiamo a fare una passeggiata?- chiese Alex.
Ria, Gustav e Sarah annuirono, costringendo ad accettare anche a noi.
E così preparammo il passeggino ed andammo al parco, la bimba dormiva mentre suo fratello giocava con gli zii.
Che c'era di male in una passeggiata?
Nulla, eppure io sentivo che dovessi restare a casa.Appena si svegliò fu presa dallo zio Georg che la portò sulle altalene.
Gli zii amavano i gemellini e questi ultimi amavano giocare con loro.
Io restai a guardare Thiago.
-Hey... tu sei Maria? Dei Nakama?- chiese un ragazzo castano, di mia famigliarità.
-Sì, sono io... e tu chi sei?- chiesi confusa.
-Sono, emh... un tuo fan- rispose mentendo.
Mi distrassi un attimo a parlare con lui.
-CAZZO, NO NO NOOO... CAZZO, CORRI GEORG, CORRI- urlò Tom.
Mi scusai con il ragazzo e raggiunsi gli altri.
Le ragazze piangevano e sia Tom che Georg non c'erano, e neanche Gustav, Bill nemmeno ma arrivò poco dopo con il fiatone.Iniziò a piangere anche lui abbracciandomi.
-Amore, cosa è successo?- chiesi.
Lui si staccò e si asciugò le lacrime cercando di tornare serio ma era una cosa impossibile, piangeva ancora di più.
Alex mi prese il bimbo e lo mise nel passeggino sorvegliato da lei, come se potesse scappare.
-La bambina. L'hanno presa...- cercò di dire, continuò a parlare ma ormai il mio cervello era in tilt.
Non mi scese una lacrima né niente, semplicemente feci crescere l'odio profondo per quel bastardo.La mia bambina.
La mia piccola.
La mia Jazmine.
Non c'era più.
L'ha rapita quel bastardo.
Jazmine, non... non poteva fare la fine di Giorgia. No!Crollai sulle ginocchia, mi guardai le mani riempirsi di lacrime rosse.
Non può essere.
Jazmine è con Tom e Georg.
L'hanno portata a fare un giro.
Sta benissimo.Bill mi abbracciò ed iniziamo a piangere entrambi.
Dopo circa una mezz'ora di pianto isterico, mi calmai un po' e lui pure.
Ci mettemmo sulla panchina ad stringere nostro figlio, arrivarono i due ragazzi che erano scappati per rincorrere la macchina.
Tom stava piangendo con una mano sugli occhi, mentre Georg, con un braccio attorno al collo dell'amico, piangeva anche lui.
Andai ad abbracciarli e a ringraziarli.
-Perché ci ringrazi. Non ci siamo riusciti. Perché cazzo mi stai ringraziando- disse Tom scorbutico cercando di allontanarmi ma lo abbracciai ancora più forte.
-Av... avete fat... fatto di tutto per... riuscire a... prenderla... e per questo... vi sono grata- dissi tra i singhiozzi.
Entrambi mi abbracciarono.-Mamma... Jazi- parlò il piccolo.
Anche lui ormai aveva capito la situazione.
-Amore, vieni da mamma- dissi.
Bill lo mise a terra e lui camminò fino ad arrivare a me, lo presi in braccio e lo strinsi forte.
-Jaz tornerà da noi, te lo prometto. Lei sarà di nuovo con noi, non aver paura- dissi con una lacrima che mi rigò il viso.
-Tio Tomy... Jazi- disse e poi si tappò la bocca e gli occhi.
-No, Thiago. Lei non è morta, tornerà con noi, abbi fede- disse lui accarezzandogli la guancia.
Il bimbo si mosse, lo misi giù e lui corse dal padre, appena il biondo si inginocchiò, Thiago iniziò a piangere sulla sua spalla abbracciando il collo del padre.
Bill mi guardò triste.
-Gustav, non è riuscito a rincorrere la macchina... sta andando verso casa vostra- disse Alex chiudendo la chiamata con suo marito.-Okay, perfetto. Thiago vieni andiamo casa- dissi prendendolo in braccio.
Lo feci sedere sul passeggino, ma li non volle stare.
-Thiago. Dobbiamo tornare, ora ti metto nel passeggino ed andiamo casa...- dissi.
Lui scosse la testa.
-Tia Sarah e Tia Ria- cercò di dire.
-Loro, amore, vengono con noi- dissi.
Lui allungò le braccia verso le ragazze.
-Tia Ale- la chiamò, lei lo prese in braccio e tornammo casa.
Ci mettemmo in soggiorno.
Un enorme e chiassoso silenzio di respiri ci circondò non appena Vale venne a casa e gli raccontammo tutto.Lui scappò, lo seguii dalla finestra e capii che stesse andando verso la palestra per sfogarsi.
Bill aveva avvisato tutte le squadre di ricerca e ne aveva contattate il più possibile.Mi squillò il telefono.
-Pronto...- asciugai una lacrima.
-Ciao, bellezza. La piccola è davvero bella anche più bella delle foto in copertina. Brava, ora è mia figlia-
-Luis. Aspetta, ti prego, ridamela. Lei ha bisogno di me, ha bisogno della sua mamma- piansi.
-Piantala. Vieni dentro al bosco...-
Chiuse la chiamata.Quel posto.
Perfetto.
-Hey, che ha detto?- chiese Bill.
Mi tirai su il naso dandomi un colpetto sul viso per svegliarmi bene.
-Niente- risposi fredda.
-Non fare così. Non con me... dimmi che ha detto- disse tenendomi in polso.
-Non voglio farti male... MOLLAMI- alzai la voce.
Lui sorpreso e preoccupato mollò la presa e mi guardò.
-So che sai dov'è- sussurrò.
Scossi la testa freddamente.
-Non fare stupidaggini...- disse.
Io annuii ed io corsi fuori di casa.
-...COME QUESTA! MARY, TORNA QUI!- gridò.Il parco, il bosco ed infine la casa.
Questo diceva la visione.
Dovevo trovarla io.
Solo io potevo.Corsi dentro al bosco.
Sembrava non finisse mai.
Mi fermai un attimo per riprendere fiato e lì diventò tutto buio.~Mary.
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Tokio hotel~Nakama
Fiksi PenggemarMaria e i suoi amici seguono il loro sogno girando per il mondo cantando e suonando. Per puro caso, in America trovano una bella città dove stabilirsi ed iniziare una nuova vita facendo i conti con la vecchia. Maria riuscirà ad affrontare e lasciare...