Non fa male.

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Tom.
Scuottevo Mary per farla svegliare, fino a quando poi lei si liberò dalla presa e mi abbracciò.
-Lo giuro. Ti seguirò presto- disse.
Poi si mise le mani al collo bloccando il respiro.
Le bloccai le mani e gli diedi uno schiaffo.
-Tom!- mi sgridarono tutti.

Ma lei scosse la testa ed aprì gli occhi scuri guardandosi attorno e sospirando.
-Dittemi che non l'ho rifatto un'altra volta- disse abbassando lo sguardo.
-Sì, lo hai fatto... è sempre la stessa?- chiese mio fratello.
Lei annuì abbracciandolo cercando di nascondere il suo viso sul petto di Bill.
-Ma, piccola... non pensarci, non importa. Se devo morire, vuol dire che morirò- disse lui.
Lei lo guardò per un attimo e poi lo spinse all'indietro piangendo.
-Ma sei coglione?- gridai mentre lei corse fuori.
-Volevo rassicurarla- si giustificò.
-Erano proprio le pastiglie che non dovessi dire!- gridò suo cognato.
-Ma che colpa ne ho, tu cosa faresti al posto mio?- rispose mio fratello alzando la voce.
-Abbassa i toni, Bill- gli ricordò Georg guardandosi attorno.
-Non avrei sicuramente detto ciò che hai detto tu- gli risposi.
-Ah certo, come no. Prova a metterti nei miei panni per una vol..-
Fu interrotto da alcune grida che venivano da fuori
-LASCIAMI! TU NON SEI NESSUNO PER ME, MOLLAMI STRONZO!-
Era Maria.
-AH... AIUTO!- gridò sembrava quasi che piangesse.
Io e Bill ci guardammo e corremmo da lei.

Un uomo abbastanza grande d'età la teneva per il braccio.
Bill abbracciò Maria e io feci mollare la presa all'uomo.
-Chi sei?- chiesi, i suoi occhi sembravano quelli di Vale mentre le labbra erano quelle di Mary.
Aveva un viso troppo famigliare.
-Kaulitz, voi... siete sempre in mezzo alle scatole-
-Ho chiesto chi sei tu non chi sono io!- gli feci notare, incazzato.
-Chi sei, pezzente?- urlò Bill stringendo Mary che piangeva piegata con un braccio sulla pancia.
-Sono tuo suocero- disse lui guardando Bill.
Non ci vedi più dalla rabbia.

L'uomo che le avesse distrutto la schiena e la vita, quello che l'avesse lanciata senza scrupoli dal terzo piano su una macchina, quello che la frustatava.
Mi avvicinai e gli mollai un pugno, forte e in piena mascella.
Lui indietreggiò barcollando.
Poi provò a darmi un pugno ma gli bloccai la mano, mentre nell'altra aveva un coltellino con del sangue non mio.
Gli mollai un altro pugno molto forte.
Lui corse via senza nemmeno fiatare.
-Stai bene?- chiesi io prima di girarmi.
-Tom, chiama l'ambulanza- disse Bill piangendo.
Teneva la mano sull'addome di mia cognata a terra.
Usciva sangue dalla sua mano e dal ventre di Mary.
Lei non fiatava, resisteva al dolore stringendo i denti e i pugni, affannava un po' ma cercava di resistere.

Entrai dentro.
-Vale. Chiama l'ambulanza,  adesso. Tenete i bimbi... io e Bill andiamo in ospedale- dissi baciando Ria.
-No. Fermo... sto... bene- disse lei entrando tenendosi l'addome.
-Oh mio Dio... cosa è successo?- chiesero loro spaventati dal sangue che colava.
-Tuo padre. Ha infilato un coltello nella pancia di tua sorella- spiegai a Vale che teneva il telefono a mezz'aria.
Bill la fece coricare e corse a prendere garze e cerotti vari.
Mary nel mentre sputava sangue e continuava a perderne dalla pancia.
I ragazzi portarono via i bambini.

Arrivò Bill e lo aiutai a curarla.
-Mi dispiace che ti venga sempre fatto del male... è tutta colpa mia, ti ho promesso di proteggerti, ma non ci riesco, Luis, la visione, tuo padre... non servo a niente- disse il mio gemello ricevendo automaticamente un colpo da me.
-Bill, smettila- dissi.
Mary prese delle garze, le arrottolò e le appoggiò sulla ferita.
Prese del cerotto e lo mise sopra le garze in modo che restassero strette e attaccate alla pelle.
Io e Bill restammo stupiti, lei si rialzò come se nulla fosse, pulì con dei fazzoletti le pianelle ed andò a prendere uno straccio.

La fermai con un braccio.
-Vieni, andiamo in ospedale- dissi.
-No, tranquillo. Sto bene... non fa male- disse sorridendo.
-Sali in macchina- provai ad insistere ma niente, non mi ascoltò e continuò a pulire.
Andò poi in bagno seguita da Bill che andò a lavarsi le mani e tornarono entrambi con le mani pulite e profumate.
Entrarono tutti e due in soggiorno e li seguii anche io.
Lei prese il suo bambino, appoggiò la sua testa sulla propria spalla, iniziò a cullarlo.
Lui che prima sembrava triste, stanco e offeso, ora sorrideva gioioso al tocco della sua mamma.
-Mary... ma stai bene?- chiese Georg alzandosi dal divano.
-Sì, certo, benissimo!- disse lei continuando a cullare il bimbo con un sorriso enorme.

Tokio hotel~NakamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora