Ho paura.

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-Dai, ragazzi solo le 4 meno 20... chi entra in acqua?! Domanda retorica perché entriamo tutti- rise Tom parlando da solo.
-Emh... io no... la maglietta non me la tolgo...- dissi.
-Dai, Mary! Almeno in riva? Resti con la maglietta... ti prego- supplicò quella pazza della mia migliore amica.
Lei era abituata a vedermi la schiena, perciò non le faceva effetto, ma avevo paura della relazione degli altri.
-Okay, va bene... solo in riva, non bagnatemi... io... ho paura dell'acqua e non so nuotare molto bene... e se non conosco il luogo non mi fido... okay?-
Tutti annuirono.
Ci avviammo verso l'acqua blu, perfettamente tiepida, mi bagnai fino a metà stinco e poi tornai in dietro sedendomi sul bagnasciuga, guardai i ragazzi tuffarsi, schizzarsi e ridere.

Pensavo che fosse bello essere una ragazza normale e fare cose normali come loro, peccato che non fossi una ragazza normale.
Avevo troppa paura dell'acqua così guardai l'orizzonte.
Il mare era calmissimo, una tavola.
Perché dovevo aver paura?
Anche se fosse stato da cinque anni che non entrassi in acqua, io potevo farcela.
Potevo superare quella paura, io ero forte.

-Bella, ti prego entri con noi?- chiese Bill restando a distanza.
Mi toccai la pancia per vedere se avevo la fascia, per fortuna l'avevo.
Esitai un attimo, mi convinsi e poi mi tolsi la maglietta annuendo.
-Amore, arrivo... però... ho bisogno di tempo... ho paura, okay?- chiesi camminando piano piano verso di lui.
-Certo, amore... come mai quella fascia?- chiese indicando la fascia che mi copriva tutto il busto sia davanti che dietro.
-È per coprire le cicatrici e le vecchie ferite- risposi.
Lety nuotò verso di me e mi sussurrò 'ma sei sicura... non è che se la bagni diventa trasparente?'

Io sorrisi.
-No, tranquilla... resta bianca scuro, non diventa trasparente, per fortuna. Hai la maschera?- chiesi.
-Certo, te la regalo, tanto io non la uso- disse lanciandomi una maschera senza boccaio.

La indossai, contai fino a tre e poi mi buttai sott'acqua, mi spaventai e tornai su prendendo fiato.
Mollai la mano dalla fascia che mi tenevo attaccata al petto e mi buttai nuotando fino ad un costume blu scuro.
Stavo tornando ad essere la piccola Mary, la piccola sirenetta.
Riconobbi Bill e tornai a galla, per fortuna toccavo anche se poco.
-Ciao, piccola- sorrise lui.
-Ciao, bellissimo- risposi sorridendo.
-Quindi sai nuotare solo sott'acqua? Vieni ti devo dire una cosa- prese fiato ed entrò sott'acqua senza maschera e occhialini.
Mi domandai come facesse, a me bruccerebbero subito gli occhi.

Lo seguii, lui indicò se stesso, fece un cuore con le mani e poi indicò me.
Tornammo a galla poco dopo.
-Oh, Bill, anche io tanto... ti amo, ti amo, ti amo e ti amo- e ad ogni 'ti amo' gli davo un bacio.
Era dolcissimo lui.

-Beh... ora puoi anche toglierla, tanto non mi impressiono- disse mettendosi una mano sul cuore e una in alto come per giurare.
-Scusa, Bill, io vorrei ma... ho paura... paura che tu poi ti arrabbi con loro, paura che mi lasci sola, paura della tua reazione, della reazione degli altri... ho paura- dissi.
-Tranquilla, non aver paura, io non mi arrabbierò, minimo li ammazzo se ti ritoccano. Sarò un po' triste, forse incazzato, ma felice che tu ti sia aperta rivelandomi un tuo segreto.

Anche gli altri saranno felici e tristi, ma loro non importano, l'importante sei tu, non devi portare un peso così, da sola- disse ricordandosi le frasi che dissi in una mia canzone.
Lo abbracciai, lui mi sollevò e lo baciai.

Alla fine mi convinse, dovevo, o meglio volevo, essere libera.
-Fallo, fai ciò che desideri, hai il mio permesso- sussurrai al bel ragazzo tatuato che mi abbracciava.
Lui la sganciò piano piano dal mio fianco, prese la fascia, la fece girare e la sollevò così che io potessi prenderla in mano per poi legarla alla coscia.
Lui mi abbracciò forte.

Bill.
Lei, mentre le toglievo la fascia, tremava di paura, tremava talmente tanto che non si accorse che anche io avessi paura.
Sì, avevo paura di vedere la sofferenza di quella ragazza.
Tolta la fascia, lei se la legò alla coscia, ed io l'abbracciai, le mie mani bagnate percorrevano sulla sua schiena asciuta provocandole piccoli brividi.
Potevo sentire come strisce che si incontravano, anzi di scontravano, sulla sua pelle liscia, c'erano incisioni su tutta la pelle, toccandole sembravano lisce, erano profonde, lo si capiva dai punti di sutura.

Mi staccati dall'abbraccio, lei abbassò lo sguardo, io glielo alzai con due dita cercando di rassicurarla.
-Hey... non importano i tagli, non è importante la paura, la vita è una sola e bisogna viverla al meglio- dissi ricordando le parole che lei aveva usato in un intervista.
Ero un fanatico dei Nakama come lei lo era del cantante dei Tokio Hotel.

-Noi siamo chi siamo, no? Siamo chi siamo e non dobbiamo cambiare, siamo chi siano e ci devono accettare così... lo dice la tua canzone, la canzone che hai dedicato a tutte persone che hanno paura di essere prese in giro per ciò che sono...- dissi ricordando e facendole ricordare la canzone.

Lei trasformò la sua espressione terrorizzata in un bellissimo sorriso.
-Sei unico- disse sfoggiando il suo bellissimo sorriso.
-Tu sei il mio angelo, solo mio. Ti amo, Mary- dissi.
-Bill, sei sicuro di voler vedere la mia schiena?- chiese preoccupata.
Io annuii muovendo la testa.
La feci voltare, la sua schiena era piena di linee, anzi di scie, alcune grosse e altre fini, molte più scure delle altre.
Toccai la più grossa, grossa almeno quanto il mio pollice, attraversava tutta la schiena, dalla spalla sinistra al fianco destro, questa era la più grossa, la più lunga e la più scura.
Percorsi la cicatrice con l'indice e mi scese una lacrima.

Immaginai la sua sofferenza quando gliela fece.
-C... co... come te lo ha fatto?- chiesi ripercorrendola.
-Con una frusta fatta da lui, di cuoio, ferro e vetro, la creò lui grazie a suo fratello... dopo averla fatta passare sulla mia pelle, mi brucciò con dell'acido e me la ripulì con il sapone per i piatti...- rispose lei triste.

Mi si fermò il cuore, come ha potuto fare tutto questo ad un angelo così?
Alla prima lacrima se ne aggiunsero altre.
Iniziai baciarla dalla spalla percorrendo per l'ennesima volta il tratto indelebile, lasciato sulla sua pelle.
Avevo il compito di migliorare la sua vita.

~Mary.

Tokio hotel~NakamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora