Capitolo sei - Caos

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C'era caos ovunque, e Louis in campo era assurdamente felice. La squadra per cui aveva giocato aveva vinto, e lui aveva segnato il punto della vittoria. Ma in quel momento c'era una sola cosa che gli frullava insistentemente nella testa. E aveva un paio di profondi occhi verdi, le fossette e i ricci scompigliati che gli incorniciavano perfettamente il volto.

Zayn non si vedeva, ma non se ne curò: nel corso della loro amicizia era capitato spesso che quest'ultimo sparisse in varie occasioni. Le prime volte Louis si era spaventato, poi ci aveva fatto l'abitudine e aveva realizzato che per Zayn non esisteva cosa più semplice dell'essere imprevedibile.

Harry invece odiava il caos. Dopo la chiamata con sua sorella era tornato subito sugli spalti, dove era rimasto sorpreso di non trovare Niall. Si era quindi seduto accanto a Jael e alle sue due amiche -che si erano presentate come Luna e Alexie- e aveva guardato in silenzio la fine della partita mentre quelle nel frattempo parlavano di scuola e di ragazzi. Quindi quando la partita era finita dieci secondi l'ultimo goal, fatto da Louis tra l'altro, era stato contento che il caos generale avesse coperto le loro chiacchiere, anche se in generale non era qualcosa che lo faceva impazzire. Il caos lo mandava in confusione.

"Harry?"

Il ragazzo girò la testa quando Jael lo chiamò, non appena i giocatori in campo si furono avviati verso gli spogliatoi e le persone intorno a lui presero a dirigersi giù dagli spalti.

"Io e le altre andiamo a cercare Kat"- gli spiegò Jael -"perché poi dobbiamo andare al campus, tu che fai?"

Harry le sorrise. -"Aspetto Niall e poi andiamo via, credo. Tanto poi ci vediamo tutti stasera."

Jael si accigliò e continuò a guardarlo mentre le sue amiche scendevano dagli spalti e l'aspettavano sul prato. -"Stasera?"

Harry annuì. -"Niall ha detto che stasera mi avrebbe fatto conoscere anche "gli altri". Mi ha spiegato come stanno le cose."- Tentò di dirlo in modo rassicurante, ma non ci riuscì del tutto.

Però Jael sembrò capire comunque di cosa stesse parlando, così annuì in modo complice. -"Va bene, se Niall crede che sia la cosa migliore. Ma parlane con qualcuno e te la vedrai con noi."- Detto questo -un po' come una minaccia- si alzò come se non gli avesse detto niente di che, e scese giù dalle sue amiche.

Sparirono dalla sua vista nel giro di dieci secondi, lasciando Harry solo a domandarsi cosa avesse detto per meritarsi quelle parole abbastanza arrabbiate. Anche a domandarsi come facesse Jael a cambiare umore in così poco tempo. La risposta più sensata che gli venne in mente fu che probabilmente la ragazza aveva paura che qualcuno potesse fare del male a Kat utilizzando la sua storia con Ashton, quella che ora anche lui conosceva. Ma Harry non era quel tipo di persona, assolutamente no.

Aspettò all'incirca venti minuti prima di cominciare a perdere la pazienza: Niall non si era fatto vivo e lui era rimasto lì da solo come un completo deficiente. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e gli inviò un messaggio veloce per dirgli che tornava a casa, che se voleva cercarlo sapeva che l'avrebbe sicuramente trovato lì. Inviò anche un messaggio a Liam per chiedergli delle chiavi, e lui gli rispose subito assicurandogli che gli avrebbe aperto lui la porta, dato che era in casa e non aveva nessuna intenzione di uscire. Harry sorrise. Per quel poco che aveva capito di lui, Liam doveva essere un ragazzo molto pigro. Molto.

Si alzò velocemente per scendere giù dagli spalti, per tornarsene a casa. Solo che non immaginava che il suo cammino sarebbe stato interrotto dalla splendida voce di qualcuno, che vibrava leggera nell'aria, quasi inesistente. Come fumo che viaggia nel vento: lo senti, lo vedi ma è quasi impalpabile e, per qualche strana ragione, impossibile da afferrare.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora