Capitolo undici - La mia storia

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Louis cominciò a piangere perché il senso di colpa e il rimorso, due emozioni che gli erano molto familiari, cominciarono a prendere pieno possesso di lui. Così fu difficile, impossibile, trattenere le lacrime. Uscirono praticamente da sole rendendo quegli occhi di un azzurro vibrante e cristallino, quasi soprannaturale tanto era bello. Ripensò a milioni di cose che da anni cercava di dimenticare ma che, semplicemente, non potevano andarsene. Ormai facevano parte di quel che Louis era, per quanto la cosa gli facesse schifo.

Siamo fatti di materia e cicatrici. La materia ci rende visibile agli occhi degli altri e agli occhi di noi stessi, da un'apparenza del nostro essere che molto probabilmente è davvero lontana dalla realtà. Ma sono le cicatrici che fanno di noi ciò che siamo davvero: sono le cicatrici che raccontano la nostra storia. E badate bene: parlo sia di quelle fisiche che di quelle dell'anima, quelle invisibili, che probabilmente sono le più importanti perché in ognuna di esse è contenuto un pezzetto del nostro passato.

Louis ne aveva tonnellate. Sul corpo a causa di cose che avrebbe volentieri cancellato dalla sua memoria. Nell'anima perché aveva fatto tante cose sbagliate, e perchè altrettante gli erano tornate indietro.

Harry però non sapeva tutto ciò, quindi sussultò quando Louis cominciò a piangere perché non ne vide la ragione. Era lui che aveva reso tutto ciò realtà, era lui che l'aveva messo in quei casini. Non vedeva davvero motivo per quelle lacrime; l'unica cosa che gli rimase da fare fu chiederglielo.

"Ma che cazz..?"- Okay. Forse gli era uscita male.

Louis scosse la testa, le gambe improvvisamente gli cedettero e fu costretto a sedersi sul letto. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e abbandonò la testa tra le mani, per nascondere le lacrime a Harry. Per non mostrarsi vulnerabile come era in realtà.

"Io ho dovuto farlo"- sussurrò abbastanza forte perché Harry potesse sentirlo –"ho dovuto, anche se non avrei voluto. Capisci Harry? Dovere. A volte bisogna fare delle cose perché si deve, non perché lo si vuole."

Harry strinse i denti, in quel momento, dopo tutto ciò che era successo in quella dannata stanza, Louis non gli faceva assolutamente pena. –"Spiegati."- ordinò.

Per Louis fu difficile anche solo ricordare certe cose e certe idee, spiegarlo lo fu ancora di più. –"Non posso permettermi di.."- dovette interrompersi prima di riprendere a parlare perché non riusciva a dire più di quattro parole senza singhiozzare –"di far scoprire che sono gay. Non possono permettermi di farmi nemici come loro, le cose sono così complicate."

Harry rimase in silenzio, in attesa, per niente soddisfatto della risposta. Così Louis fu costretto a continuare. Non sapeva cos'era quel qualcosa che provava nei confronti di Harry, non sapeva perché d'un tratto aveva sentito la strana voglia di raccontargli tutta la sua vita. Solo che non poteva sopportare un minuto ancora quello sguardo che gli veniva rivolto, perchè era accusatorio, arrabbiato, deluso. E forse era la cosa che faceva più male.

"La mia non è una bella storia."- ammise Louis asciugandosi le lacrime con il dorso della mano –"Sono disposto a raccontartela, ma devi promettere che non ne parlerai mai con nessuno."

Harry annuì e Louis cominciò a raccontare, con l'impressione di star facendo la più grande cazzata della sua vita: raccontare il proprio essere a un quasi sconosciuto. Eppure c'era una singola sensazione che lo spingeva a parlare: era come se già sapesse che Harry fosse inciampato nella sua vita per caso, ma che sarebbe rimasto per scelta di entrambi.

Impossibile da spiegare, eppure così vero. Louis non si sarebbe mai pentito di questa scelta, posso assicurarlo.

"Avevo dodici-tredici anni quando scoprii di essere gay. E questa cosa non mi piace ancora, perchè è stata l'inizio della fine..."

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora