Nessuna parola poteva descrivere esaurientemente come Louis, dopo aver visto suo padre, si era sentito. Confusione, rabbia e sgomento l'avevano assalito in ogni singolo centimetro del suo corpo e della sua anima e, perfino ora che erano in casa, sentiva che il cuore non voleva saperne di battere meno forte. Aveva così tanto in ballo, la sua libertà con Harry lì al College; aveva collezionato con lui così tante piccole cose che in quel momento pensare di perderle per colpa di suo padre era qualcosa che lo spaventava da morire. Non ora che aveva ammesso a lui e a se stesso di amarlo.
Sentiva che tutto stava per cambiare, radicalmente, e aveva ragione. Eppure non avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare quello che stava veramente per scoprire.Si trovavano nella cucina di Harry, Charly ancora con gli occhi lucidi che, abbandonata inerme su una sedia, spostava lo sguardo su qualsiasi persona o cosa che non fosse e non riguardasse Louis. L'uomo era invece calmissimo e quasi sorridente, forse fiero di rovinare la vita a quel figlio che non aveva mai voluto, o almeno non così. Harry invece stava forse peggio di tutti: era bianco come un lenzuolo, cominciava a sudare, il respiro era già corto e veloce. Veloce come le sue dita che avevano mandato di nascosto il messaggio più rapido della storia.
"Ti ho detto che non ti volevo qui."- La voce di Louis era un misto di rabbia e disperazione.
L'uomo sorrise enigmatico e si rivolse ad Harry -"Ei principessa, avresti una birra?"
Harry sbiancò così come fecero le nocche di Louis, quando strinse le dita nel pugno più nervoso della storia. -"Fermo Haz."
Ed Harry rimase immobile. Non tanto perché era stato il ragazzo a dirglielo, tanto perché lui era quello ad avere più paura di tutti. Più di Louis, più di Charly. Perché Louis stava per scoprire la verità, e lui sarebbe stato chiaramente parte di chi gliel'aveva tenuta nascosta. E cazzo, non voleva perderlo. Ma forse un po' se lo sarebbe meritato.
Louis vide la mascella di suo padre stringersi in un chiaro segno di fastidio, ma quella fu l'unica reazione che ricevette perché Mark lo ignorò di nuovo. Si rivolse a Charly. -"Glielo dico io o glielo dici tu?"
Lei sembrò improvvisamente risvegliarsi dallo stato di trance in cui era caduta, anche se di pace non ne aveva trovata neanche la minima traccia. Alzò la testa e spostò i capelli mossi dal viso quel tanto che bastava per mostrare del tutto il suo sguardo assassino. -"Sei uno stronzo."
Lo aveva sempre pensato, non l'aveva mai nascosto ma quello era decisamente il momento perfetto per sottolinearlo.Fu Louis a intervenire. -"Come fai a conoscerlo? Non sto capendo, sono confuso."
Harry rimase disgustato quando notò il sorriso compiaciuto del Sg Tomlinson, quello stronzo testa di cazzo. Guardava il figlio sogghignando, sentendosi quasi potente e felice di causare confusione e, sicuramente tra non molto tempo, dolore.
Charly spostò immediatamente lo sguardo sul fratello, che non sapeva ancora di esserlo. Nella manciata di secondi che seguirono percorse mentalmente tutto ciò che l'aveva tenuta -tenuti, contando Stan- lontani da lui: la richiesta di Johanna di mantenere quel segreto che era diventato troppo pesante, loro padre che istigava il conflitto, suo fratello gemello che vedeva in Louis il rivale più grande da abbattere, perché così aveva sempre creduto e così gli era sempre stato insegnato.
"Sai Louis, ci sono tante cose che non sai"- l'uomo si accomodò su una sedia, quasi per nulla preoccupato -"perché la tua mammina non voleva farti soffrire più di così. È per questo che ha accettato di lasciarti andare in un College così lontano da casa, perché potessi scoprire la verità il più tardi possibile. È anche colpa sua, ricordatelo."
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The Game | Larry Stylinson
FanficI clichè fanno parte della vita, Harry e Louis ci metteranno poco a scoprirlo. Stesso College, stessa prima lezione, e forse stesse sensazioni. Il problema è il loro essere così irrimediabilmente diversi. Harry canta, suona, scrive. È un ex pugile...