Capitolo cinquantaquattro - Infliggere dolore

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Harry era sempre stato un atleta che amava correre, non ricordava l'ultima volta che una corsa di cinque minuti l'aveva steso. In effetti non credeva di aver mai corso meno di cinque chilometri prima di doversi fermare per mancanza d'aria. Eppure mentre correva verso Louis sentiva i polmoni scoppiare, la testa bruciare, le gambe andare totalmente in fiamme. Era come se qualcuno avesse appiccato un incendio dentro di lui, e che l'unico modo per estinguerlo fosse uccidere il colpevole. Corse velocissimo, evitando le poche persone che ancora girovagavano per le strade immerse nel buio della notte, pensando solo a correre ancora più veloce, per poter arrivare più in fretta.

Da come si era spiegato al telefono Louis era quasi arrivato da lui quando era stato fermato, Harry non aveva capito bene cosa fosse successo dopo ma la voce stanca e dolorante di Louis era stata abbastanza per farlo affrettare, e spaventare. Ci aveva impiegato all'incirca dieci secondi per cacciare Charly, scrivere un messaggio a Zayn e Liam con l'indirizzo approssimativo, infilarsi le scarpe e correre via. Una sola parola che si ripeteva nella sua testa: vendetta. Louis non meritava nessun male nella vita, e Harry aveva tutta l'intenzione di combattere per lui.

Quasi non lo vide quando si affacciò nel vicolo, ma la paura e il desiderio di trovarlo al più presto lo costrinsero a guardare una seconda volta. Corse di nuovo, stavolta sicuro verso di lui. Louis era accasciato contro il muro, la schiena ricurva in una posizione dolorante, un braccio a coprirsi lo stomaco e un rivolo di sangue che dal naso scendeva fino al mento. I capelli erano un totale disastro, gli occhi erano semichiusi dalla stanchezza e un grosso livido violaceo aveva già cominciato a mostrarsi sullo zigomo destro.

"Lou.."

Harry cadde in ginocchio accanto a lui, la voce rotta. Vederlo in quelle condizioni faceva fisicamente male, come se i colpi che aveva evidentemente ricevuto fossero stati infieriti su di lui. Gli sfiorò la guancia sana con una mano, lui aprì del tutto gli occhi e verde e blu si mescolarono, sotto la fioca luce di un semplice lampione.

Harry avrebbe voluto baciarlo, stringerlo, abbracciarlo. Ma Louis non sembrava esattamente nelle migliori condizioni per assecondarlo.

Aprì le labbra per dire qualcosa, ma la voce gli morì in gola senza un motivo preciso, così fu Harry a chiedere. -"Chi è stato? Perché?"

Louis lo rivide quasi schiacciarlo contro il muro mentre lo accusava schifato di essere quel che era. -"Ashton, sa che sono gay. Continuava a ripetere.." Non riuscì a nominare suo fratello, non ci riuscì.

Nella mente di Harry accaddero diverse cose contemporaneamente: una parte di lui si stava preoccupando per Louis, un'altra stava valutando l'opzione di portarlo a casa in braccio nel caso che Zayn o Liam non avessero letto il messaggio. mentre la parte più significante della sua mente continuava a ripetergli che la cosa più giusta da fare era correre da Stan e spaccargli la faccia. Perché, se era stato Ashton a fare ciò, Stan non poteva non sapere.

Non potendolo baciare sulle labbra ma sentendo l'irrefrenabile bisogno di farlo Harry prese la mano libera di Louis e se la portò alle labbra, stampando lì un bacio colmo d'amore. I suoi occhi, tuttavia, urlavano rabbia. -"Lo uccido, giuro che lo uccido."

Vedere Louis così, mandò a fare in culo tutti i suoi buoni propositi nella vita. Dimenticò la persona che era diventato con grande fatica, mentre il vecchio Harry si riprendeva ciò che gli spettava di diritto, o forse no. Aveva smesso di essere violento, ma persone come queste meritavano di ricevere lo stesso dolore che infliggevano. E Harry era così arrabbiato da non riuscire neanche a capire che non stava facendo l'eroe, ma che stava sbagliando, che stava perdendo la battaglia contro se stesso, stava lasciando vincere l'ira. Ma in quel momento era la cosa che gli sembrava più giusta.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora