Capitolo cinquattotto - Siamo uno sbaglio, o forse no

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Harry e Louis erano seduti ad un tavolo nella mensa, proprio uno di fronte l'altro, a dividerli solo una lattina di coca cola, una boccetta d'acqua e i loro vassoi con il pranzo; quello di Louis completamente vuoto perché gli
era del tutto passato l'appetito.

La differenza tra quel preciso istante e la lezione di letteratura si stava facendo sentire e Louis stava pregando che qualcuno arrivasse per distrarlo da tutti i bisbigli che li circondavano. In classe non era successo granché, Louis e Harry si erano seduti ai loro soliti posti e si erano limitati a sorridersi e a guardarsi ogni tanto, mentre il liscio cercava disperatamente di concentrarsi sulla lezione per cui aveva tanto lottato quella mattina stessa. Nessuno in particolare si era soffermato a guardarli, la voce non si era ancora sparsa. Ma ora erano a mensa insieme -cosa mai successa- e i primi a dire qualcosa, Louis li aveva sentiti chiaramente tre tavoli alla sua sinistra, erano stati quelli della squadra di calcio e della confraternita, che tutto si aspettavano tranne il coming out di un loro compagno e giocatore.

Qualcuno rideva, qualcuno semplicemente li fissava, altri grazie al cielo li ignoravano, e altri ne parlavano beatamente ad alta voce come se Louis non fosse al tavolo accanto, anche senza dire nulla di cattivo. Ringraziava il cielo, ancora, di non poterli sentire tutti data la vastità della mensa e il vociare di chi parlava anche di altri argomenti o di chi rideva con gli amici.

Harry alzò lo sguardo dal suo piatto al viso di Louis, mentre quest'ultimo continuava a girare la forchetta nella sua pasta senza avere assolutamente intenzione di mangiarne un singolo boccone. -"Ti sei pentito di averlo fatto?"

Harry si ricordava benissimo come le cose si erano svolte per lui al liceo, ormai parecchi anni fa. Non aveva mai davvero nascosto la sua omosessualità, una volta che l'aveva riconosciuta e lui stesso l'aveva accettata aveva semplicemente cominciato a viverla in tutto e per tutto; in fondo sapeva che di certo non poteva essere vittima di bullismo, non frequentando la palestra tutti i pomeriggi ed essendo conosciuto in tutta la cittadina come il pugile più promettente. Ma le voci c'erano state, soprattutto all'inizio, e anche lui le aveva odiate.

Anche lui si era sentito per molto tempo diviso a metà tra la profonda tristezza e l'inesauribile rabbia. E sapeva di essere parte di ciò che aveva spinto Louis a rivelarsi, anche se prima o poi sarebbe accaduto con o senza di lui.

Comunque lui scosse la testa e alzò lo sguardo, rassicurandolo. -"Avevo messo in preventivo le voci, le battute e i pettegolezzi. Solo che c'è differenza tra il viverli e l'immaginarli."

Harry annui, con il cuore un po' più leggero. -"Già domani la metà se ne sarà dimenticata." Spero, aggiunse mentalmente, senza dirlo.

Una soddisfazione, Louis non riusciva ancora a crederci, se l'era decisamente tolta. Esattamente uno dei motivi per cui quella mattina aveva insistito per presentarsi a scuola nonostante il dolore allo stomaco: dimostrare a Stan e ad Ashton di che pasta era fatto. Ricordava benissimo il volto turbato e stupito del fratello quella mattina, ed era la stessa espressione che Ashton gli stava rivolgendo da lontano, seduto al suo tavolo mentre i suoi stupidi amici facevano casino. Louis alzò gli occhi e ricambiò lo sguardo per qualche istante, sostenendo quello del ragazzo, senza battere ciglio.

Poi all'improvviso nella sua visuale entrarono un gruppo di ragazzi che riconobbe all'istante, che sorrise loro e li raggiunse al tavolo, sedendosi e occupando tutto lo spazio disponibile. -"Ciao piccioncini."

Jael sorrise e si sedette accanto ad Harry, seguita da Kat, Darren e Calum. Vicino a Louis presero posto con i loro rispettivi vassoi Charly, Kylie, Jake e Michael.

Louis non riuscì ad impedirsi di girarsi per osservare il viso di sua sorella che, immediatamente -"Sei stato coraggioso"- gli disse, con un sorriso. Louis era ancora stupito di aver sinceramente pensato a lei con il termine "sorella".

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora