Capitolo cinquantadue - Amare non è una ragione valida per odiare

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"Non ho davvero voglia di uscire, preferirei restare in casa da soli." Louis sbuffò mentre indossava un paio di skinny jeans e li allacciava in vita, per alzarsi poi alla ricerca di una maglietta.

Harry gli rivolse un sorriso incoraggiante -"È il compleanno di Calum, non possiamo non andare."

Louis si costrinse ad annuire mentre si dirigeva verso l'armadio del riccio. Quella notte avevano dormito a casa di Harry e vi erano restati per tutto il giorno, senza fare niente di speciale: avevano ordinato delle pizze per pranzo e avevano mangiato patatine e popcorn tra coccole e videogiochi. Questa sera invece sarebbero dovuti andare alla festa a sorpresa per il compleanno di Calum, organizzata da Jake in casa di un suo amico che era fuori città per lavoro. -"Temevo la facesse in confraternita"- ammise Louis.

Anche Harry ci aveva pensato: Calum faceva parte della squadra di calcio ed era un membro della confraternita di Stan e Louis, così come i suoi migliori amici Darren e Jake. Però quest'ultimo aveva assicurato ad Harry che sarebbe stata una cosa piuttosto intima, per gli amici più stretti, la maggior parte dei quali non frequentavano neanche il loro College. Pregava che fosse davvero così, non aveva molta voglia di stare lontano da Louis. Fingere non gli era mai piaciuto, ma non era comunque il problema più grande; anche solo l'idea di essere con Louis nella stessa stanza senza poterlo toccare, abbracciare o baciare era sufficiente a farlo soffrire, figuriamoci come sarebbe stato viverla.

"Posso mettere una tua maglietta?"

Harry lo osservò aprire con sicurezza i cassetti del suo armadio, sapendo benissimo dove cercare. Non rispose neanche mentre finiva di abbottonare -solo gli ultimi quattro bottoni, per carità- la sua camicia nera leggera, la sua preferita. Quella di Louis era stata più un'affermazione che una richiesta dato che sapeva che Harry amava vederlo con i suoi vestiti addosso, che gli stavano decisamente troppo larghi. Scelse una delle pochissime magliette sobrie: a maniche corte nera, con lo scollo a v che lasciava intravedere il tatuaggio sul petto: It is what it is. Harry sorrise nel guardarlo, era davvero tenero con il bordo della maglietta che arrivava quasi a metà coscia e le riga delle spalle che andando quasi oltre le braccia gli esponeva il collo; poi faceva chiaramente intendere che non era un suo indumento. -"Sarà più facile lasciarti un succhiotto così."- affermò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

"Non vedo l'ora." Sorrise, del tutto innamorato, perso in quella vita che Harry stava trasformando da  incubo a sogno ad occhi aperti. Con paure e difficoltà, ma in ogni caso così bella e piena d'emozioni da lasciarlo fin troppo spesso senza fiato.



Jake era stato del tutto sincero quando aveva detto ad Harry che la festa sarebbe stata per pochi intimi: in tutto erano massimo in venti. Del loro gruppo c'erano tutti: Niall, Darren, Kat, Jael, Michael, Liam, Kylie e, per enorme gioia di Louis, anche Charly. Gli altri invitati erano ragazzi e ragazze di qualche anno più grandi di loro che non avevano mai visto, né al College né in giro per Miami - cosa di cui Louis fu dannatamente felice-. Essere con persone sconosciute e con gli amici più stretti gli permetteva di poter essere se stesso, di poter stare vicino ad Harry senza preoccuparsi di essere visto o giudicato. Se ne aveva voglia poteva baciarlo, e lui aveva sempre voglia di baciarlo.

Erano entrati in casa mano nella mano sotto i sorrisi dei loro amici e gli sguardi curiosi ma non disturbati degli altri invitati, che avevano conosciuto subito; sembravano persone simpatiche, a posto. Louis dubitava che qualcuno non avesse notato il fatto che non avevano salutato Charly, ma in fondo non gli importava. Perchè non sarebbe mai stato in grado di vederla come una sorella, e per quanto sbagliato potesse essere non credeva che sarebbe mai stato capace di perdonarla. Andava al di là di quello che il suo cuore riusciva a sopportare, al di là di tutto ciò che aveva già affrontato nella vita.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora