Capitolo quarantotto - Mani e sospiri

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Le grandi mani di Harry erano ovunque su di lui. Le sentiva sui fianchi, sotto o sopra i vestiti, così ardenti sulla sua pelle delicata che aveva paura di rimanerne ferito, bruciato. Metaforicamente parlando era proprio quel che stava accadendo: le sue dita eleganti e veloci erano come tizzoni ardenti che marchiavano e riscaldavano tutto ciò che Louis era ed era sempre stato fino a quel momento. Come se la sua vita non stesse aspettando niente all'infuori di lui, che lo plasmava così bene, neanche fosse fatto di creta.

Louis sentiva un uragano dentro che devastava tutto con forza immane e incomprensibile, mentre le labbra di Harry abbandonavano dolorosamente la sua bocca e si spostavano di lato. Lo baciò sul mento, salì verso gli zigomi e scese di nuovo sul suo collo, respirando profondamente il suo profumo senza mai smettere di baciargli la pelle. Harry si sentiva così bene: il cuore batteva a mille, la mente offuscata dall'amore e dal desiderio non riusciva più a pensare lucidamente. Louis stava portando via tutto, razionalità e paure.

"Harry.."- Quello di Louis fu un sospiro, una richiesta. Pronunciò il suo nome così piano che quasi sperò che non lo sentisse.

Ma il ragazzo si fermò immediatamente, allontanando le labbra dal suo collo per portarle a qualche centimetro dal suo volto. Non avrebbe fatto niente se Louis non lo desiderava con tutto se stesso. -"Qualcosa non va?"

Louis avrebbe voluto rispondere che cazzo, tutto non andava bene. Era arrabbiato con lui eppure non riusciva a stargli lontano, a resistere a quelle sensazioni impossibili da dominare che gli dicevano che il suo posto era Harry, che era lì che doveva stare. Non aveva la forza di volontà necessaria per cacciarlo, almeno non in quel momento. E mentre si guardavano negli occhi con il respiro pesante e le labbra gonfie di baci Louis decise che avrebbe potuto concedersi un'ultima volta, solo una. Per ricordare per sempre a se stesso com'era lasciarsi vincere da quel poco di bello che la vita aveva da offrirgli.

Sussurrò. -"Spegni la luce?"

Harry sorrise leggermente quando realizzò che Louis gli stava chiedendo di restare.
"Okay, va bene."

Louis fece due passi indietro e si mise sul letto, spostandosi indietro fino a toccare la schiena con il muro. Non staccò mai gli occhi dalla figura slanciata e bellissima di Harry che velocemente, per non perdere neanche un secondo, raggiungeva l'interruttore al lato della porta chiusa. Nell'istante stesso in cui lo spinse e il lampadario si spense Louis allungò un braccio di lato e accese la piccola lampadina che aveva sul comodino, quella che lo accompagnava di notte ogni volta che immergeva gli occhi in un libro. Così la stanza si illuminò di questa piccola e leggera luce opaca, bianca, che permetteva loro di intravedersi a vicenda. E Louis era l'ottava meraviglia del mondo con metà del viso illuminato e gli occhi socchiusi, le mani strette tra di loro e le ginocchia rannicchiate al petto.
Così bello, così fragile e per il momento, Harry non riuscì a impedirsi di pensarlo, così suo.

Raggiunse il letto più in fretta di quanto avesse voluto mentre il suo corpo reclamava ciò che gli spettava, non di diritto ma di volontà. Louis si lasciò avvicinare senza paura, anche lui che non vedeva l'ora di sentire il corpo di Harry sopra di lui, dentro di lui, con lui. Come due pezzi dello stesso puzzle, che andavano a formare l'incastro più bello del mondo.

Harry si inginocchiò sul materasso proprio a pochi centimetri da lui, allacciandosi le mani ai bordi della felpa e tirandola su, lanciandola a terra. Quel paio di occhi cristallini che tanto amava cominciarono a guardarlo, avidi di imprimersi nella mente ogni singolo centimetro della sua pelle, con ogni imperfezione, ferita, livido o tatuaggio. E Harry si sentì bello come non mai.

"Baciami."

Fu un bacio lento, silenzioso, dolce. Nonostante il desiderio che palesemente scorreva tra di loro sotto forma di scintille, corrente. Lo sentivano nel sangue eppure non era abbastanza per rovinare la dolcezza di quel bacio. E da una parte Louis avrebbe preferito che quello si rivelasse un bacio di denti e dolore, veloce e passionale, semplicemente pregno si desiderio e non d'amore. Perché in quel caso sarebbe stato più facile cacciarlo via dopo aver finito, magari con l'idea che non gli importasse granché. E invece ad Harry importava più di qualsiasi altra cosa, e glielo dimostrò baciandolo piano, lentamente, assaporando ogni istante come se avesse paura che fosse l'ultimo. Ma non lo era, in qualche modo sapeva che non sarebbero riusciti a starsi lontani nonostante i tentativi.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora