Capitolo sessantatrè - Siamo il risultato di ciò che ci viene inferto

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La mente umana è uno spaventoso ed enorme labirinto in cui perdersi è molto più facile di quel che si crede. Ci sono corridoi interminabili di pensieri contorti e malvagi, piccole stanze in cui la felicità regna sovrana, alcune in cui l'adrenalina ci rende euforici. Ci sono intere parti dedicate ai ricordi e alle memorie, che spesso possono recare più dolore del dolore stesso. Il tutto che funziona utilizzando un intricato sistema non solo anatomico, ma emotivo. Non c'è niente all'interno della nostra mente e dei nostri pensieri che non sia in grado di farci provare qualcosa, di farci star male e soffrire o di renderci estremamente felici.

Stan lo sapeva bene. O meglio: la sua mente era sempre stata un mistero indissolubile, un intricato groviglio di pensieri che si distruggevano e sostenevano a vicenda senza un preciso filo logico. E lui non era mai stato consapevole, ma sapeva benissimo che dentro di lui accadevano cose che, credeteci o no, avrebbe preferito non accadessero. Avrebbe preferito eliminarle, zittirle, distruggerle. Spesso aveva sognato di essere qualcun altro, spesso aveva sognato di non essere affatto.

Come Charly gli aveva sempre detto: non era cattivo. Era estremamente solo, e la solitudine è la peggiore delle malattie. Che la sentiva sotto pelle e che aveva raggiunto la sua mente già instabile di suo, rendendolo il completo disastro che si ritrovava ad essere. Ma, almeno a parer mio, non era di certo colpa sua. Terribile come il destino e la vita possano decidere di rivoltartisi contro, senza che tu possa far niente per cambiare le cose. A volte le persone non sono quel che sono, ma diventano il risultato ti quello che gli viene inferto.

Stan scosse la testa, che gli faceva terribilmente male, mentre continuava imperterrito a camminare. Sentiva i passi dei ragazzi dietro di lui risuonare all'interno del corridoio deserto con una cadenza ritmica e piacevole. Per un momento si chiese se fosse possibile continuare a camminare per sempre, che era di certo un concetto relativo, ma si diede dello stupido quando notò la porta di legno aperta e per nulla accogliente che li attendeva proprio alla fine della corsia.

Fu Harry a porre la domanda, ancora stringendo la mano di Louis, quando capì che si stavano dirigendo verso una stanza e non verso il luogo dell'incontro. -"Hey, dove stiamo andando?"

La voce di Stan fu innaturalmente calma, a tradirlo fu il respiro profondo che prese prima di parlare. -"Ho dimenticato il foglio delle scommesse."

Louis e Harry si guardarono per una frazione di secondo, continuando a seguirlo.

La stanza si rivelò essere un semplice cubo di mura spoglie e grigiastre, fornito di una piccola finestra in alto da cui entrava solo il buio della notte, illuminato perciò da un piccolo lucernario esternamente rotto ma funzionante, nulla di anche solo lontanamente rassicurante.
Louis capì che qualcosa non andava quando realizzò che, nonostante quel che il fratello avesse detto, nella stanza non c'era assolutamente nulla. Solo una buona quantità di silenzio, polvere e ansia. La sentivano, che impregnava l'aria e quasi li rendeva incapaci di respirare. Per qualche motivo Louis proprio non se la sentì di lasciare la mano del fidanzato, mentre il cuore accelerava i battiti e la mente cercava inutilmente di analizzare la situazione.

"Ma che..."

Stan entrò subito dopo rivolgendo loro le spalle. Harry sgranò gli occhi quando sentì la serratura scattare; il ragazzo si girò nella loro direzione stavolta dando le spalle alla porta, infilando lentamente la chiave nella tasca dei pantaloni con un movimento chiaro e deciso. Sorrise. Un sorriso che tuttavia non sembrava significare niente di buono.

"Che ci facciamo qui? Dovremmo essere sul ring, l'incontro inizierà tra poco. E i tuoi fogli delle scommesse non sono qui." Harry era agitato, eccome se lo era. Non quel tipo di paura che solo un'ora prima l'aveva fatto sentire vivo e vulnerabile, ma quel tipo di paura dovuta al non sapere cosa diavolo stava accadendo.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora