Capitolo quattordici - Inferno e paradiso

21.9K 1.1K 1.8K
                                    

Aprì un occhio lentamente, ma dovette richiuderlo un attimo dopo perché un raggio di luce era puntato proprio sulla sua parte del cuscino, accecandolo. Il sole così alto poteva significare solo una cosa, ovvero che non si era svegliato in tempo per andare alle lezioni. Ma non gli importava perché, quando girò la testa e vide il corpo di Louis, pensò che c'era una valida ragione per perdere le lezioni, per rimanere in quel letto tutto il giorno o magari tutta la vita.

"Louis?"- Harry si spostò verso il suo orecchio, sussurandogli solo il suo nome. Harry si sentì strano, come se vedere Louis vicino a lui gli avesse messo agitazione.

Louis aveva sempre avuto il sonno leggero, così gli bastò quell'unico suono per svegliarsi. -"Hmm?"- Chiese silenzioso tenendo gli occhi chiusi e rimanendo completamente immobile.

Il liscio era del tutto schiacciato contro di lui, vestito solo della sua leggera t-shirt della Vans nera e di un paio di boxer neri decisamente troppo stretti, per i gusti di Harry.

"Abbiamo perso le lezioni"- spiegò, calmo.

Louis si decise finalmente ad aprire gli occhi, rivelando così quelle due bellissime gemme azzurre che aveva al posto degli occhi. All'inizio riuscì solo a socchiuderli a causa della luce che entrava nella stanza, che era troppo forte a contatto con le sue iridi chiare. -"Che giorno è oggi?"- chiese.

"Sabato."

Louis sorrise senza ascoltare davvero la risposta. -"La tua voce al mattino è davvero sexy"- ammise.

Harry sorrise senza rispondere, non avendo una risposta sensata da dare. Era senza maglietta -come dormiva sempre- così quando si tirò su facendo frusciare le lenzuola Louis ebbe una visuale perfetta e completa di lui; prima della sua meravigliosa schiena e poi, quando si girò per guardarlo, del suo viso e del suo corpo, costellato di tatuaggi. E davvero, Louis era combattuto nel credere quale dei due fosse meglio.

Aveva tatuata una grande farfalla con le ali spiegate sull'addome, due uccellini erano adagiati sulle scapole e altri tatuaggi minori avevano trovato il loro posto sul petto e sulle spalle, oltre ovviamente a quelli sulle braccia che però già conosceva, come la rosa, la barca e la sirena. Louis rimase immobile sul letto, godendosi la meravigliosa visuale che aveva, assolutamente intenzionato a non muoversi di un solo millimetro. Era sicuro che nemmeno i migliori hotel a cinque stelle del paese fossero in grado di fornire una visuale del genere.

Ma fu quando lo sguardo gli cadde sul livido rosso e violaceo che Harry aveva sul collo che Louis sorrise davvero, ricordandosi tutto quello che era successo la sera prima -come se avesse potuto dimenticarlo, poi-.

Strano che non mi fa male la testa, pensò ricordandosi anche di tutto l'alcol che aveva bevuto al CanCun

La verità è che era assolutamente tutta colpa di quel coglione di Zayn: quando in camera lo aveva visto così giù per via di ciò che era successo con Harry - Hardin - e con Stan ci aveva messo mezzo secondo a convincerlo - costringerlo - ad uscire. E Zayn lo sapeva che se Louis usciva proprio non ce la faceva a contenersi. Ormai era diventata più una regola che un'abitudine.

"Quel tatuaggio è il mio preferito"- disse Louis, indicando con un cenno della mano il suo collo, riportando la sua attenzione su quello splendido corpo.

Harry sorrise, portando le dita a sfiorare quel punto delicato che ancora gli faceva un po' male, mentre la sensazione delle labbra di Louis che lo marchiavano tornava in superficie, riempendolo di brividi. -"Peccato che sia destinato ad andarsene, non credi?"

"Oppure potrei rifartelo ogni volta ce minaccerà di scomparire."

Harry arrossì come una dannata ragazzina di quattordici anni alla sua prima cotta. -"Mi sembra una buona idea."

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora