Capitolo cinquantasette - Niente più paure, niente più mura da abbattere

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Mentre si alzava dalla sedia dell'aula di Storia e afferrava il suo zaino vuoto e se lo metteva in spalla, giusto un secondo prima di cominciare a camminare in direzione della porta, Louis non faceva che pensare alla sua litigata con Harry, quella mattina. E al sogno che aveva fatto, che ricordava così bene che era quasi arrivato a dubitare che fosse un semplice sogno.

Si era svegliato alle sette in punto a causa della sveglia di Harry posta sul comodino accanto al loro letto. -"Non posso saltare di nuovo le lezioni"- gli aveva spiegato subito non appena lo aveva visto sveglio.

Sorvolando sui cinque lunghissimi minuti in cui la mente di Louis non aveva fatto altro che pensare a quanto fosse dannatamente bella e maledetta la voce roca di Harry al mattino, il ragazzo non ci aveva messo molto ad alzarsi e ad affermare -"Anche io."

Harry si era girato all'improvviso, fulminandolo con lo sguardo. -"Anche tu cosa?"

Louis nascose come meglio poté il dolore allo stomaco, che sentiva forte e potente anche solo stando in piedi e non muovendo un singolo muscolo. -"Anche io non posso perdere le lezioni. E c'è letteratura oggi, non ho intenzione di perderla."

Harry sapeva benissimo quanto Louis amasse quella materia, ma sapeva anche benissimo che non sarebbe dovuto andare al College, non dopo che ce le aveva prese così malamente solo la sera prima. -"Non se ne parla. Tu resti qui, non provare neanche solo lontanamente a lasciare questa casa."

Louis si sentì immediatamente diviso in due: una parte di lui che reagiva teneramente alla sincera preoccupazione di Harry e l'altra che si arrabbiava piano piano perché cazzo, non aveva cinque anni e poteva decidere di fare quello che voleva. Fu così che mano mano che Harry cercava di imporgli di restare a casa che la mente di Louis si convinceva di più che era una pessima idea, che doveva lottare. Non sapeva neanche lui da dove avesse tirato fuori tutto quel coraggio: se quella situazione si fosse verificata anche solo un mese prima non ci avrebbe pensato due volte, si sarebbe raggomitolato tra le lenzuola aspettando il ritorno di Harry dalle lezioni. Ma era abbastanza orgoglioso di sé e della decisione che aveva preso: non avrebbe permesso a nessuno, né ad Ashton né a Stan, di immaginarlo a casa a piangere sotto le coperte. Sarebbe andato al College e avrebbe dimostrato di che pasta era fatto, sperando di incontrarli per i corridoi e fargli vedere che quella mattina si era alzato e vestito, che aveva camminato fino a scuola, nonostante tutto. Che non aveva paura.

Continuava a ripetersi che era Coraggio, quando invece era solo desiderio di fuggire da quella vita che lo aveva sempre spaventato per cominciarla a vivere senza terrore. Harry gli aveva insegnato che non era giusto nascondersi, e cominciava a capirlo solo adesso. Ma spesso e volentieri è la paura a renderci coraggiosi.

Sta di fatto che lui e Harry avevano continuato a discutere per i venti minuti successivi, mentre Louis si vestiva fingendo di non provare assolutamente nessun dolore e il riccio sbatteva la porta del bagno affermando che aveva bisogno di una doccia fredda.

E non avete idea di quanto Louis avrebbe voluto unirsi a lui, ma resistette dal fare qualsiasi cosa mentre prendeva lo zaino -vuoto- e si infilava le scarpe. Urlò solo una manciata di parole da dietro la porta del bagno chiusa a chiave, prima di uscire, mentre non faceva altro che pensare al sogno di quella notte. -"So che vuoi solo aiutarmi, e sai anche che mi lascerei SEMPRE aiutare da te prima che da chiunque altro. Ma è la mia vita e decido io se posso o non posso affrontarla, dovresti appoggiarmi invece di comportarti come una mammina premurosa."

Harry non aveva risposto, ma Louis era certo che l'aveva sentito.

Quindi ora camminava per i corridoi di scuola a denti stretti ignorando il dolore allo stomaco, ringraziando il cielo che Ashton avesse evitato di colpirlo troppo sul viso: non era così palese che fosse stato vittima dell'ira di qualcuno. Era appena arrivato al suo armadietto e stava per inserire la combinazione quando una voce alle sue spalle lo fece sussultare.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora