Harry non sapeva dove fossero di preciso. Sapeva solo che avevano guidato per quaranta minuti prima di arrivare in quella che sembrava essere la villa più grande del mondo e che dentro di lui stavano accadendo fin troppe cose, all'altezza del petto soprattutto, perché il cuore non sembrava volerne sapere di rallentare.
Erano le undici di sera e la villa scelta per gli incontri pullulava di gente proveniente da tutta Miami e vicinanze. Era una villa così grande da sembrare tutt'altro che semplicemente una casa: le stanze erano grandi e spaziose come appartamenti interi, i mobili erano moderni e i tavoli di vetro brillavano dei mille colori delle luci stroboscopiche che erano state appese al soffitto. Il giardino era immenso e già strapieno di gente e un porticato ampio e sgombro, recintato solo con una spessa corda grigiastra più o meno usurata, era dove lui e il suo fatidico avversario avrebbero dovuto sfidarsi, sotto gli occhi languidi e curiosi di centinaia di babbei. Perché solo quel tipo di persone, almeno secondo Harry, potevano ficcarsi nei guai così gratuitamente, addirittura godendo del dolore fisico altrui. Di Harry, almeno tra poco.
Harry, Stan, Ashton e un altro paio di suoi ragazzi erano chiusi in una camera da letto dell'ultimo piano dove la festa non era ancora arrivata. Il riccio era seduto sul letto privo di maglietta e vestito solo di scarpe da ginnastica e un paio di pantaloncini scuri; un paio di guantoni neri e delle fascette rosse erano abbandonati sul materasso senza che gli occhi del ragazzo le sfiorassero mai, come nella speranza che sparissero dimenticate da lui e da chiunque altro. Stan era seduto su una scrivania esattamente di fronte a lui e non gli toglieva lo sguardo di dosso neanche per una frazione di secondo, i suoi amici erano silenziosi e cercavano di estraniarsi da quella situazione il più possibile.
"Non voglio combattere."- Era almeno la centesima volta che Harry lo ripeteva, nella speranza che le cose cambiassero. -"Ti odio"- aggiunse stavolta.
Stan mise su il suo solito sorrisetto ironico. -"E' reciproco. E devi combattere, non hai altre possibilità."
La verità era che Harry non credeva di farcela. Non fisicamente -non sapeva neanche chi e come fosse il suo avversario- ma mentalmente: avrebbe dovuto combattere sul porticato, a terra, con i piedi sul cemento, circondato di persone urlanti. Tutte cose che gli avrebbero ricordano una rissa, probabilmente quella rissa. E non ce l'avrebbe sicuramente fatta perché era più che certo che i ricordi e le emozioni avrebbero preso il sopravvento su di lui, totalmente e inevitabilmente.
"Voglio parlare da solo con te."- Era dal giorno prima che voleva farlo, e se solo Charly non l'avesse chiamato un attimo prima che uscisse di casa quella chiacchierata sarebbe stata già sicuramente svolta. E Harry non aveva assolutamente buone intenzioni.
Stan per un attimo non rispose, poi bastò un'occhiata eloquente ad Ashton e -"Andiamo"- disse quest'ultimo portando con se gli altri due ragazzi.
Non appena la porta si chiuse alle loro spalle Harry si alzò. -"Sei uno stronzo."
Stan rise di nuovo -"Negli ultimi anni ho scoperto che riesce piuttosto bene."
"Sapevi che tuo fratello si sarebbe arrabbiato con me, perché lo hai fatto? Provi così tanto piacere nel veder soffrire gli altri?"- Gli occhi di Harry erano iniettati di rabbia, una rabbia cieca che non sarebbe riuscito a controllare ancora per molto. Non che ne avesse voglia. Il ragazzo sapeva benissimo a cosa si riferiva: l'episodio del giorno prima in cui con quella semplice domanda aveva fatto destare sospetti a Louis, sospetti di un segreto che Harry avrebbe preferito non dover custodire.
"Non chiamarlo così."- disse Stan alzandosi e mettendosi a un passo da lui. I loro respiri erano vicini, quella stanza sembrava fatta di rabbia allo stato puro, chi per un motivo chi per un altro. -"Charly è mia sorella, Louis non è un cazzo."

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The Game | Larry Stylinson
FanfictionI clichè fanno parte della vita, Harry e Louis ci metteranno poco a scoprirlo. Stesso College, stessa prima lezione, e forse stesse sensazioni. Il problema è il loro essere così irrimediabilmente diversi. Harry canta, suona, scrive. È un ex pugile...