Capitolo quarantacinque - Ogni singolo respiro

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Potrei elencare una serie infinita di aggettivi adatti per descrivere Harry nei tre giorni che seguirono, ma la verità è che nessuno di essi e neppure l'insieme di tutti sarebbero davvero esaurienti. Si sentiva disperato, perso, solo, meritevole dell'indifferenza che stava ricevendo da parte di Louis. Forse avrebbe preferito odio e rabbia, almeno ne avrebbe avuto la presenza e la concretezza. Ma quell'assurda mancanza era così profonda dentro di lui che lo mandava fuori di testa, che lo rendeva matto, e di nuovo, solo.

L'aveva cercato, eccome se l'aveva fatto. In confraternita la prima volta era stato Stan stesso a mandarlo via, quella dopo la camera di Louis era vuota, quella dopo ancora chiusa a chiave. L'aveva incrociato un paio di volte nei corridoi di scuola, ma non aveva potuto far niente perché lui girava le spalle e se ne andava non appena lo notava, con lo sguardo vuoto, spento. Entrambe le volte Harry avrebbe voluto urlare, corrergli dietro. Ma si era sempre inchiodato sul posto, perché sapeva che in quel caso Louis l'avrebbe odiato ancora di più. Perché avrebbe significato dimostrare qualcosa, a chiunque fosse stato accanto a loro.

E non poteva rovinargli anche la sua libertà di nascondersi, benché ai suoi occhi sembrasse semplicemente una prigione.

Ora si trovava nella biblioteca del College, con un quaderno di spartiti davanti pieno di cancellature e pagine strappate, con le mani nei capelli e il dolore nel cuore, come un macigno pesante che l'avrebbe fatto affondare anche nel meno profondo dei fiumi. Un po' come il pesciolino rosso della bibliotecaria, nell'acquario sulla sua scrivania, che sembrava più morto che vivo. Sul vetro una targhetta, che evidentemente indicava il nome dell'animale: Bunny. E Harry era stato mezz'ora a chiedersi per quale fottuto motivo un pesce dovesse chiamarsi coniglio, mentre cercava lui stesso il senso della sua vita. Ovviamente non trovò nessuna della due risposte.

Fu Niall a risvegliarlo dal suo abbandono e dai suoi pensieri su vita e pesciolino, sedendosi proprio di fronte a lui quasi senza che se ne accorgesse. -"So dove puoi trovare Louis."

E quando sentì quel nome gli occhi di Harry si illuminarono, la testa si alzò per incrociarli con quelli cristallini dell'amico. -"Ma.."

"Ho parlato con Zayn"- spiegò sussurrando il biondo in modo che le poche persone lì presenti non potessero ascoltare i loro discorsi -"ieri. Mi ha spiegato più o meno tutto, e so che Louis non ti parla. Così mi sono attivato, e ora so dove puoi trovarlo, da solo."

Harry non sapeva davvero cosa aveva fatto per meritare un amico così. -"Dove?"- chiese solo, con le mani che tremavano sopra gli spartiti rovinati dalla matita e dalle cancellature. Comporre una canzone non era mai stato così difficile, ma al tempo stesso liberatorio.

"Stasera finiscono l'allenamento di calcio alle sette, e Darren mi ha detto che Stan non ci sarà in campo. Come sai Louis aspetta sempre che sia solo per farsi la doccia, tu invece aspetta che se ne siamo andati tutti dallo spogliatoio e poi entra, sarete soli."- Sorrise, orgoglioso del suo lavoro. Per Louis e Harry questo ed altro.

Harry ricordò immediatamente di quando, così tanto tempo prima da sembrargli una vita fa, aveva sentito Louis cantare nello spogliatoio del campo del College e lui era entrato, per poi trovarlo solo. Quella stessa volta che gli aveva chiesto di uscire, quando tutto era cominciato, quando tutto li aveva avvicinati fino a renderli quel groviglio di sentimenti e casini che erano anche in quel preciso istante. Quella di Niall non era solo una buona idea, era fottutamente geniale.
Gli sorrise. -"Cosa posso fare per ringraziarti?"

Niall sorrise a sua volta. -"La prossima volta che lo vedi, dai un destro in faccia a Stan da parte mia. Non posso credere che quel testa di cazzo sia suo fratello."

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora