Capitolo cinquantuno - Amarsi

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Niall era decisamente spaventato. Le persone che camminavano ignare intorno a lui lo opprimevano, i rumori risuonavano troppo forti nella sua testa e, misti ad un milione e mezzo di pensieri, di certo non gli facevano bene. Continuò a camminare spedito senza pensare che forse non aveva senso scappare ora che probabilmente Zayn aveva capito tutto. Ma era proprio quest'eventualità che lo spaventava: avere la conferma che avesse interpretato bene le strofe della sua canzone, che avesse capito che erano indirizzate lui.

Niall era davvero stufo di compiere sempre gli stessi errori, di non avere mai la forza di affrontare niente perché non si sentiva abbastanza. Era sempre stato così e, benché sapesse che era suo diritto sentirsi e dimostrarsi forte, lasciava sempre agli altri il compito di salvarlo. Quando era ai primi anni di liceo era sempre stata Kat che nascondeva ai suoi genitori le uscite che Niall faceva con i ragazzi, potenziali nuovi fidanzati. Al College non avevano smesso di picchiarlo finché non era arrivato Harry con i suoi meravigliosi centottanta centimetri di altezza. Durante le relazioni c'era sempre stata una fastidiosa vocina dentro di lui che gli ripeteva costantemente che il sesso occasionale era preferibile alla stabilità, perché non implicava di rimanerne feriti una volta terminato. Ma con Zayn era diverso, in qualche modo lo era stato fin dall'inizio. Con lui non c'era niente e nessuno che potesse salvarlo, e lo avrebbe scoperto nel giro di una manciata di secondi.
Stava costeggiando il muro della scuola mentre camminava controcorrente rispetto a tutte le altre persone, ma non stava andando in nessun luogo in particolare. Camminava e basta, desiderando che si aprisse per miracolo una voragine sotto i suoi piedi, magari in grado di inghiottirlo per spedirlo in qualche pianeta lontano. Un po' melodrammatico, forse.

Trattenne il respiro quando un paio di mani forti lo presero per i fianchi e lo costrinsero contro un muro isolato e nascosto, non troppo lontano. Non perché avesse paura, ma perché sapeva esattamente di chi si trattava, a chi appartenevano quelle braccia tatuate che gli piacevano tanto. -"Lasciami!"

Zayn eseguì l'ordine, per nulla ferito. Gli lasciò i fianchi e fece un paio di passi indietro, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Niall avrebbe potuto benissimo andarsene, tuttavia rimase immobile con le spalle premute sul muro impolverato, con il cuore in gola e il respiro decisamente troppo veloce. Aveva quasi il fiato corto, sembrava aver corso in una maratona.

"Sei innamorato di qualcuno?"

La domanda fu veloce, a bruciapelo. Niall si aspettava qualsiasi domanda, qualsiasi reazione, ma di certo non quella. Zayn era neutro, dal suo volto non traspariva alcun tipo di emozione e la cosa lo mandava ancora più in confusione. Rimase sul vago. -"Amare è una parola grossa."

Zayn sembrò non battere ciglio, mentre una moltitudine non quantificabile di emozioni lo disintegrava. La più forte di tutte era quella che gli chiudeva lo stomaco in una morsa dolorosa e lo faceva sentire in bilico sull'orlo del baratro, a tanto così dal punto di non ritorno. Gelosia. -"Ti piace qualcuno?"- rettificò.

Niall sgranò gli occhi, sorpreso. La sua mente ci impiegò una manciata di secondi a fare due più due per realizzare che Zayn non aveva afferrato il senso della canzone. Non aveva capito che era per lui, era a lui a cui si riferiva. Sbiancò, ora completamente nel panico. -"E' un problema?"

Zayn lo prese come un sì. Non riusciva a capire bene come si sentiva, ma percepiva una parte di lui che urlava preda della disperazione più totale, perché tutto voleva tranne che Niall fosse di qualcun altro, che si fosse innamorato di questo qualcun altro. -"Da quanto? Chi è?"

I rumori dell'evento, non troppo lontani da loro, erano soffocati dalle grida dei loro pensieri e dall'elettricità del momento. Il cielo era diventato una cupola grigiastra opprimente, le mura degli edifici che li circondavano li fecero sentire rinchiusi, senza via di scampo. Quindi non molto lontano dalla realtà; Niall non sapeva come uscirne.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora