Capitolo diciotto - Combatti contro i ricordi dolorosi

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"Non credo di potercela fare"- mormorò Harry lasciandosi andare sul divano.

La borsa era accanto alla porta, pronta. Non come lui che invece avrebbe preferito essere in qualunque altro luogo del mondo, ma di certo non lì. L'unica cosa bella di quella serata sarebbe stata solo rivedere Louis. Pregava con tutto se stesso che decidesse di venire: aveva voglia di vederlo, voleva avere il suo sostegno e voleva ringraziarlo di persona per quella piccola-grande sorpresa che gli aveva messo nello zaino, che ora era gelosamente custodita nel suo portafoglio, in modo da non perderla.

Da quel giorno non si erano più visti, Harry al College non l'aveva mai incontrato -probabilmente non era mai venuto e si era chiesto perché- e l'unico contatto che avevano avuto era stato quando quella stessa sera, la sera della poesia, il riccio gli aveva inviato un messaggio. Un semplice grazie, perché non sapeva cos'altro dire. Ed era strano per lui, che con le parole ci aveva sempre saputo fare piuttosto bene. Louis aveva risposto non devi ringraziarmi e la cosa era finita così, perché Harry si era addormentato sul letto stringendo il cellulare sul petto, come se in quel modo avesse potuto stringere anche il vero Louis. Cosa impossibile. Poi era andato ad allenarsi altre due volte alla palestra della confraternita, e anche se aveva guardato in ogni singolo angolo che i suoi occhi avessero potuto raggiungere, di Louis non aveva visto neanche l'ombra.

"Ce la farai"- assicurò Niall, rimanendo in piedi.

Per Niall quei giorni erano stati quasi un vero e proprio inferno. Un inferno che a tratti era stato rischiarato da qualche raggio di luce, ma che comunque non bastava a farlo stare bene a sufficienza. Quel giorno dopo la mensa Kat era sparita chissà dove e Niall aveva maledetto Jael in tutti i modi possibili e immaginabili per avergli fatto perdere quei due minuti che probabilmente gli sarebbero bastati per trovarla. L'aveva incrociata qualche volta per i corridoi di scuola ma lei non aveva voluto saperne di avvicinarsi: gli sfuggiva esattamente come fa il fumo quando si cerca di afferrarlo a mani nude. D'altra parte però c'era Zayn, che a volte lo faceva sentire un'idiota, a volte un bambino, a volte totalmente perso e altre ancora felice, altre geloso. Non sapeva perché provava tutto questo, sapeva solo che gli piacevano quelle sensazioni e che non avrebbe voluto farne a meno, quindi andava bene così. Tutto si sarebbe risolto se avesse lasciato correre. I suoi genitori gli avevano insegnato che vivere la vita momento per momento era la cosa migliore da fare, e lui aveva tutta l'intenzione di seguire il consiglio.

"Ti hanno detto contro chi sei?"- chiese Niall per uccidere il silenzio.

Harry annuì. -"Stan dice che non devo preoccuparmi perché è il meno forte del torneo, ma non ho comunque voglia di affrontare nessuno."

Niall annuì. -"Vedrai che finirà prima di quel che credi."

Harry stava per rispondere qualcosa quando il campanello suonò. I due amici si guardarono un attimo e nei loro occhi ci fu intesa, un'intesa complice che stava a significare che, qualunque cosa fosse accaduta quella sera, ci sarebbero stati l'uno per l'altro. Harry lo ringraziò mentalmente perché sapeva che Niall quel grazie silenzioso l'avrebbe afferrato comunque.

Si alzò dal divano lentamente e si diresse verso la porta, dove prese la borsa in spalla e fu pronto ad uscire. Niall era dietro di lui, lui pronto a seguirlo in ogni passo.

Harry mise la mano sulla maniglia ma prima di aprire sussurrò poche parole all'amico. -"Ci sarà Ashton, ma promettimi che non farai nulla, qualunque cosa accada. Non posso preoccuparmi anche di te, mi dispiace, anche se vorrei aiutarti a spaccargli la faccia."

Niall sorrise, aveva altro in mente per la serata. -"Non ti preoccupare per me, starò bene e nemmeno lo guarderò."

Così Harry gli sorrise e aprì la porta. Ancora non lo sapevano, o forse sì, ma stavano per dirigersi verso la serata più strana della loro vita. Una di quelle che avrebbero ricordato per molto, molto, moltissimo tempo. Harry soprattutto.

The Game | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora