Ciao a tutti!
Volevo ringraziarvi per le quasi 100 visualizzazioni in meno di 24 ore... Davvero, ogni volta mi sorprendete e mi riempite il cuore con il vostro affetto e il vostro sostegno.
Quindi, per dimostrarvi la mia gratitudine, pubblico anche oggi, nonostante farò 40mila pause per soffiarmi il naso perché il raffreddore e l'allergia non mi danno tregua (in pratica ci metterò il doppio del tempo) e oggi abbia consumato la tastiera del computer a furia di battere su sti benedetti tasti per scrivere la tesina... E figurarsi se sceglievo un tema facile (Questo non è italiano, ne sono perfettamente consapevole, ma compatitemi).
Vabé, passiamo a cose serie che tanto probabilmente non gliene frega niente a nessuno...
Morale, oggi (l'ho già scritto troppe volte) vi parlo di "La libertà più grande" –ma che strano, eh?! Come se non si fosse già capito dal titolo- di
Evito di perdermi in ulteriori balle e passo a dirvi qualcosa della trama...
Nicole è sospettosa, afefobica, paranoica.
Ma non è sempre stata così; tutto è cambiato in una piovosa sera di novembre, quando Nicole è morta: il suo cuore ha continuato a battere, ma lei è precipitata in una notte perpetua, in un incubo dal quale non è più riuscita a svegliarsi.
Il trauma che ha subito l'ha cambiata per sempre, l'ha spinta a lasciare la propria casa a tredici anni, ad allontanarsi dalla cittadina in cui è cresciuta e a fuggire dalla nonna, per rimettere insieme i pezzi della propria vita, in un puzzle che non è più riuscita a sistemare...
Passano otto anni, e Nicole, Spinta proprio dalla nonna, torna a casa: rivedere quei luoghi la turba profondamente, nulla è cambiato in lei anzi, i suoi attacchi di panico si sono acuiti, ma la ragazza si fa forza, trova un lavoro e finge di stare bene, per non far preoccupare i genitori.
Il suo ritorno la mette di fronte anche ai suoi vecchi amici, quelli che aveva abbandonato senza una spiegazione, spiegazione che non aveva dato a nessuno, troppo impaurita dalle possibili conseguenze. Incontra quegli amici che aveva lasciato bambini, e li ritrova cresciuti, cambiati, e ei non può che sentirsi un'estranea nei loro discorsi, nei ricordi di anni e di esperienze che non hanno condiviso.
Due ragazzi in particolare le si avvicinano: Stephen e Alex, e ogni volta che si trovano nella stessa stanza è scontro aperto, senza che lei riesca a capire cosa li abbia potuti dividere.
In tutta questa instabilità, Nicole ha però un punto fermo: quel piano di cui non ha mai parlato con nessuno, ma che perfezionato nel corso degli anni, fino all'ultimo particolare, perché chi l'ha ferita paghi, e senza dimenticarsene mai.
* * *
Sono rimasta molto colpita da questo libro: intenso, emozionante, ma soprattutto... vero. La realtà è rivelata in tutta la sua quotidiana sofferenza, senza finti buonismi, senza nascondere il "brutto".
Nonostante non ci creda, Nicole è una ragazza fortissima, soprattutto per aver passato tanti anni senza dire la verità: questo significa anche tenersi tutto dentro, senza potersi sfogare, precludersi la possibilità di voltare pagina, restando per sempre ancorati ad un passato doloroso e guardando con timore ad un futuro che fa paura. La sua forza? Il libro-diario che scrive quotidianamente: mettendo per iscritto le sue giornate sembra voler esorcizzare il dolore, come se non fosse lei a soffrire, ma solo una ragazza che le somiglia.
I personaggi di questa storia sono psicologicamente complessi, ricchi di sfaccettature che si scoprono solo procedendo nella lettura. Quelli che forse mi hanno lasciato un po' perplessa sono i genitori di Nicole: non so, i miei, monte che esco davvero raramente, se sono i ritardo di dieci minuti si preoccupano, nonostante l'età, questi al contrario non battono ciglio di fronte alla figlia 13enne che se ne va di casa; almeno il dubbio che fosse successo qualcosa sarebbe dovuto sorgere. Invece, una madre troppo apprensiva (anche se in quel frangente questo tratto del suo carattere non emerge) e un padre che nasconde la sua mancanza di responsabilità e il suo infantilismo con la volontà di rendere i figli autonomi ed emancipati (passatemi il termine) sono le guide che Nicole ha avuto nella sua crescita. Per certi versi è stato un bene l'allontanamento dal "nido", perché Nicole ha avuto la possibilità di cambiare aria.
E poi ci sono Stephen e Alex: il bianco e il nero, il giorno e la notte; vicini sono un ossimoro, ma hanno un fascino e un magnetismo innegabili. Entrambi contraddittori, hanno un carattere difficile ed è estremamente difficile interpretare il loro stato d'animo e il loro pensieri, specialmente il misterioso Alex (inutile dire a chi va la mia preferenza -lo so, sono davvero troppo scontata).
Non so perché, ma questa volta sono riuscita ad immaginarli come Jay Ryan e Zach Roerig: appena li ho "incontrati" mi sono subito venuti in mente, e pace a amen se il colore dei capelli non è esattamente uguale o le età magari non corrispondono, i bello della lettura è poter immaginare, e questa volta è stata una cosa del tutto istintiva.
Lo stile di tutto il libro è fantastico, ho solo qualche perplessità in certi passaggi che mi sono sembrati un filino contorti, ma nel complesso mi è piaciuto molto.
Un inno all'intraprendenza e alla forza delle donne, capaci di rialzarsi di fronte a qualunque cosa, seppure un po' ammaccate; m anche un inno a chi sta vicino a queste donne, a chi sa rispettare i loro silenzi, chi ha pazienza di curare un cuore e un corpo feriti, perché l'amore è l'antidoto ad ogni dolore.
Spero che questa recensione vi sia piaciuta, ne vado molto fiera, quindi aspetto di sentire il vostro parere (vi prego, se vi ha fatto schifo non andateci troppo pesante, non uccidete il mio entusiasmo).
E poi già che ci sono, voglio fare come quelle autrici che esprimono pareri (non sempre richiesti) sulle notizie del mondo dello spettacolo...
Ovviamente non mi sto riferendo a Tiziano (su quel fronte tutto tace, a parte uno scatto a Los Angeles, giusto per farci capire che mentre noi povere fan soffriamo lui sta lavorando e non si sta godendo il sole delle Maldive –a parte che io non schifo manco quello della città degli angeli), ma dei nostri (ormai sono diventati un po' anche miei) ragazzi: a meno di 24 ore dall'uscita in tutto il mondo del primo album di Zayn mi permetto di dire che non mi è piaciuto affatto il suo comportamento, e l'intervista che ha recentemente rilasciato in cui dice peste e corna della band. Ora, non voglio fare la carogna o la sapiente anche perché non li seguo dagli inizi (anzi, oggi per la prima volta a distanza di svariati anni ho visto le loro prime audizioni a X factor UK), ma a quanto ho capito sono stati messi insieme per accrescere le loro probabilità di vincere e perché da solisti avevano meno chance (correggetemi se sbaglio): quindi, è inutile che adesso si mette a sputare nel piatto in cui ha mangiato fino a quando gli ha fatto comodo, perché magari senza 1D lui sarebbe uno dei "tanti" che ci ha provato ma che non aveva l'<X factor>. Mi sembra piuttosto sgradevole da parte sua criticare quello che è stato il suo gruppo fino a poco tempo fa.
Se ne avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate, mi piacerebbe capire se sono l'unica a pensarla così.
Non mi resta che augurarvi buona lettura e buona serata.
Un bacio
Lau
P.S. vi lascio uno spezzone della puntata di ieri di Italia's got talent: mi hanno messo la pelle d'oca e volevo condividere quest'esibizione con voi.
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