Come coriandoli

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Per farmi perdonare per la recensione assurdamente corta di prima, eccomi a parlarvi di un'altra opera.

Si tratta di "Come coriandoli", letta su richiesta dell'autrice RosannaPriolo (nelle ultime recensioni forse non ho specificato che erano realizzate su richiesta degli autori, ma -prendetela come regola generale, visto che magari non me lo ricordo tutte le volte- le prossime saranno tutte "su commissione" visto che devo smaltirne ancora un bel po').

La storia si compone di soli tre capitoli, raccontati in prima persona dalla protagonista.

Ho sviluppato una sorta di amore/odio per "Come coriandoli" perché, se da un lato la storia poteva anche essere carina, numerosi aspetti di carattere stilistico non mi hanno fatto concentrare veramente sullo svolgimento dei fatti.

Primo capitolo, prima riga: "Una giornata come tante altre ebbe inizio o così pensai, fin quando una telefonata non cambiò tutto." Allora, premesso che chi mi segue da un po' sa che non mi piacciono questi inizi strani da cui poi si aprono infiniti flashback (che in questo caso dura ben il trenta percento della storia) ma quelli sono gusti personali, ma la punteggiatura? Se già dopo sette parole c'è un errore io poi non mi trovo così bendisposta verso la storia...

Comunque, la narrazione procede con il racconto della giornata della protagonista, farcita da qualche dettaglio sul luogo in cui vive e su questo misterioso Sebastian... In realtà non avevo nemmeno capito che si trattasse di un'intera giornata, perché la protagonista (tra poco capirete perché non la chiamo per nome) si prepara, fa tutte le sue cose, poi arriva in ufficio (nel suo terribile ufficio da sedici mq con pavimento in parquet, ma lei si sa accontentare) e inizia subito una riunione, raccontata così: "La Style Magazine continuamente piena di modelle magre, patinate e sempre al top aveva deciso di cambiare look. Qualcosa di nuovo. La riunione si protrasse per parecchio, ma alla fine l'avevo spuntata. Le foto che sparpagliai, durante il mio discorso, sul tavolo e, che ritraevano giovani casalinghe e studenti dell'università, avevano colto nel segno." E di nuovo

Questa riunione, iniziata a occhio e croce alle nove del mattino, dura fino alle diciotto (stachanovismo tutta la vita), orario in cui la protagonista si "scaraventa letteralmente" sulla poltrona del suo ufficio

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Questa riunione, iniziata a occhio e croce alle nove del mattino, dura fino alle diciotto (stachanovismo tutta la vita), orario in cui la protagonista si "scaraventa letteralmente" sulla poltrona del suo ufficio.

Qui entra in scena un altro personaggio, Thomas, in pratica il classico collega che fa il filo alla tipa che non uscirà mai con lui. E infatti anche qui lei specifica che ci prova da sempre, ma che lei non è minimamente interessata: "Eravamo colleghi anche se lui, era da tempo, che tentava di portare il rapporto ad un livello superiore."

Questo è il dialogo:

"" Andrea, ancora qui? ", mi chiese." Si, avevo del lavoro da ultimare. "" Che ne dici di staccare e andare a mangiare qualcosa assieme? ", mi domandò con la sua solita aria stranita, come se fosse quasi una cena di lavoro quando invece sapevamo entrambi che per lui non era così." No, devo finire di mettere apposto alcuni documenti, ma grazie. "" Nicole, quand'è che ti deciderai a darmi una possibilità? "Il cellulare iniziò a squillare.

Salvata dallo squillo del telefono."

Nell'arco di uno scambio di battute la protagonista cambia nome: da Andrea si chiama Nicole. Boh.

Devo dire qualcosa sulla ripetizione di squillare/squillo? E su quel maledetto APPOSTO?! Ripetiamo insieme: apposto è voce del verbo apporre! Perché una sfilza di "scrittori" si ostina a scriverlo al posto di "a posto"?!

Finalmente arriviamo alla telefonata, che chiude il capitolo.

Secondo capitolo, occupato da un intero flashback che racconta di quando la protagonista (Andrea? Nicole?) andava all'università.

Terzo e ultimo capitolo: finalmente si capisce perché questa telefonata sconvolge la vita della protagonista, fornendo qualche altro dettaglio sulla sua storia.

Il finale mi è abbastanza piaciuto, ma nel complesso non posso certo ritenermi soddisfatta: la punteggiatura perlopiù messa un po' a casaccio mi ha costretta diverse volte a interrompere la lettura per capire il senso di alcune frasi. La mancanza di molto dettagli si è fatta sentire e avrebbe potuto rendere la storia più coinvolgente: certo, lo scopo dell'autrice sono sicura fosse quello di far concentrare il lettore sulle emozioni, ma senza passione per ciò che si sta leggendo le emozioni non sono certo amplificate. Infine, l'abuso in alcuni passaggi degli avverbi di modo in -mente rallentano la lettura.

Non posso che consigliare un'accurata revisione.


Bene, per oggi credo di aver dato, due recensioni in un giorno le faccio proprio raramente.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Domanda del giorno: prosa o poesia?

Un bacio e buon weekend

Laura

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