Non ci perderemo mai

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Buongiorno a tutti!

Questa volta sono riuscita ad aggiornare un po' prima, complice il fatto che giovedì scorso ho finito le lezioni in università. Settimana prossima si apre la sessione, e sarà un vero delirio, ma spero di riuscire a ritagliarmi un po' di tempo per aggiornare almeno due-tre volte a giugno. Purtroppo ho lasciato indietro da recensire le storie più lunghe, quindi ci vuole anche un impegno maggiore per leggerle.

Allora, prima di tutto le novità: nell'ultima recensione vi aveva scritto che aspettavo il momento giusto per raccontarvi un po' cosa è successo negli ultimi mesi, e finalmente quel momento è arrivato.

Si tratta del mio amico Mario Aliprandi, di cui vi aveva già parlato un bel po' di tempo fa... ebbene, la settimana scorsa è uscito il suo nuovo romanzo "Un giorno urlerò il tuo nome - L'amore ai tempi di WhatsApp", pubblicato con lo pseudonimo di Bertie Wooster, di cui sono stata correttrice di bozze, prefatrice, e -con lui- curatrice della quarta di copertina. Per me è stato un bell'impegno, nonostante in realtà fossero di meno di cento pagine, ma mi ha fatto avvicinare a una piccola parte di quello che in futuro potrebbe essere il mio lavoro, e per questo non gli sarò mai abbastanza grata. Il fatto che poi mi sia stata affidata la prefazione è stato un bellissimo regalo di Mario, ancora non riesco a credere che in fondo a quelle pagine ci sia la mia firma (forse quando avrò in mano una copia riuscirò a rendermene veramente conto).

Per chiunque fosse interessato, il romanzo è disponibile sul sito www.montedit.it 


Passiamo ora alla recensione di "Non ci perderemo mai" di Gufetta25, primo capitolo della Dreamy Series e vincitore dei Wattys2016.

Inizio subito col dire che la storia mi è piaciuta molto, a partire dalla trama, piuttosto originale, che non avevo mai incontrato: protagonista del romanzo è Meghan Reed, wedding planner molto richiesta, proprietaria di un'agenzia di successo.

La sua migliore amica le procura un nuovo ingaggio e la accompagna all'incontro con la sposa, Katherine; tutto procede per il meglio finché la ragazza non svela il nome dello sposo: Colin James, il ragazzo che anni prima aveva spezzato il cuore di Meghan, mandando in frantumi tutta la sua vita. La giovane non si lascia abbattere e accetta comunque l'incarico, nonostante il solo pensiero di dover organizzare il matrimonio del suo ex la faccia soffrire, e cerca di destreggiarsi tra i ricordi della loro storia e il coronamento della favola d'amore dell'uomo che non potrà mai smettere di amare.


*             *            *


Come ho già accennato prima, questa storia mi ha appassionata moltissimo: in fondo -sotto strati di cinismo e un pessimo carattere- sono una persona romantica, e una storia come questa è proprio quello che serve a un'amante delle storie d'amore.

Tutti i personaggi mi sono piaciuti, sono caratterizzati bene, anche se la cocciutaggine di Meghan dopo qualche capitolo di tira e molla ha iniziato a infastidirmi: l'autrice però riesce abilmente a spiegare, verso la fine, le ragioni del comportamento della protagonista.

Mi sono piaciuti i flashback, e ammetto che più di una scena mi ha fatto sospirare. A livello di trama, è tutto abbastanza verosimile, a parte qualche espediente usato dall'autrice per portare avanti la storia in una certa direzione.

Veniamo invece a quello che non mi è piaciuto: prima di tutto, lo stile, che per me è un ni.

Voglio dire, non è male, ma alcuni passaggi proprio non mi sono piaciuti: l'autrice tende a usare, ovviamente nella narrazione, uno stile piuttosto alto, ma finisce per inciampare a volte in espressioni improprie, usate magari perché "suonano bene", ma che non c'entrano nulla in quel frangente.

Porto qualche esempio per farmi capire: 

"... Ed ora è lì [...] ad urlare il suo nome, dando adito a tutta l'aria nei suoi polmoni..." In realtà dare adito significa "che consente di entrare, che dà possibilità di entrare, che che causa qualcosa, e  si usa generalmente in riferimento al sorgere di dubbi o critiche.

"... Il calore ritornato improvvisamente ad alleviare il mio corpo..." Quando alleviare si usa con riferimento a dolori o pene morali.

"... Il mio cuore perde un battito, mai abituato a queste sue costernazioni..."

"Spolmonare" che è riflessivo.

"...arrovellando i pugni..." Arrovellarsi, alla forma riflessiva, oggi è usata solo in senso figurato e quindi può reggere solo -eventualmente- cervello.


Altro appunto da fare all'autrice riguarda l'ambientazione e tutto ciò che a essa è collegato: nel primo capitolo viene detto che il romanzo è ambientato a Brooklin, ma a volte ho avuto l'impressione che si cambiasse improvvisamente ambientazione e ci si trasferisse in Italia perché si faceva riferimento a "cose tipicamente" italiane o europee, tipo l'esame di maturità di Meghan, citato più volte parlando anche dell'esame orale anche se negli Stati Uniti non c'è una cosa simile o parlando di euro. Ovviamente non sono buchi di trama che incasinano la storia, ma mi sembrava giusto segnalarlo perché magari altri lettori come me sono stati confusi da questa cosa.

Prima accennavo al tema del ricordo: nel romanzo è reso attraverso una serie di flashback che ci riportano al periodo in cui Meghan e Colin erano ancora insieme; mi sono piaciuti tantissimo, perché mi hanno permesso di capire il rapporto tra i due e il percorso che hanno compiuto insieme.

La narrazione in prima persona dal POV della protagonista è stata assolutamente una scelta azzeccata, anche se generalmente non amo leggere al presente, prediligendo il passato remoto, ma a un certo punto il POV cambia: dal capitolo otto iniziano ad alternarsi, sia al presente che nei flashback, dei passaggi in cui il narratore diventa esterno e onnisciente; questa scelta non mi è piaciuta molto, innanzitutto per il momento scelto, perché o si sceglie una modalità del genere sin dal primo capitolo oppure si parte con lo sdoppiamento della narrazione in corrispondenza di un evento fondamentale, magari più significativo di quello scelto dall'autrice. Inoltre, avrei preferito di gran lunga la prima persona anche per Colin, mentre con la terza persona si finisce per non seguire sempre il protagonista maschile, narrando anche fatti cui sarebbe spettato il POV in prima persona di Meg.

Ultimo aspetto, la punteggiatura: le virgole sono messe un po' maluccio, soprattutto andrebbero assolutamente corrette tutte quelle tra soggetto e verbo, le uniche indubbiamente sbagliate.

Il fatto che il romanzo risulti in fase di revisione, però, mi rassicura, e spero di essere stata utile all'autrice con le mie osservazioni. In ogni caso, sono disponibile anche -eventualmente- a discutere di singole annotazioni in privato.

So che può sembrare una recensione molto critica, ma mi sono concentrata così tanto sui singoli aspetti perché secondo me la storia merita davvero di essere letta, e con qualche correzione meriterebbe di uscire dalla rete e finire in libreria.


Spero di farmi risentire a breve con una nuova recensione, aspetto le vostre opinioni.

Un bacio

Laura


P.S.: cercatemi su Facebook, se vi va; sono Laura Dell'Oro, quella con la mia palla di pelo nella foto profilo ;)

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