Pittori russi e freddo polare

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Hola gente

Reduce da una settimana massacrante, finalmente mantengo la parola data e vi dico qualcosa della mostra di cui vi ho parlato nell'ultimo aggiornamento di venerdì scorso...

Forza, chiedetemi cosa mi è rimasto di più di tutta la giornata... Una parola credo renda bene l'idea: FREDDO!

Ovviamente chi dobbiamo ringraziare?! Le mie prof che hanno pensato bene che non conoscessimo a sufficienza Bergamo (che, solo a fini informativi, sta a 30 km dalla mia città), e che fosse necessario un giro turistico (ovviamente a piedi) prima di arrivare al Gamec; per forza, non sia mai di prendere un autobus, potresti rimanerci secco...

Comunque, dopo un'ora e mezza di strazianti fermate in piazze e incroci, qualcuno ha avuto pietà di noi e ci siamo potuti rifugiare in un bar (spartano ma pur sempre caldo) e aspettare le 11, per entrare alla mostra.

Devo ammetterlo, sono sempre stata un'appassionata d'arte, ma non ero molto entusiasta della mostra, perché Malevič non incontrava propriamente i miei gusti, più orientati sulla seconda metà dell'Ottocento, Monet, Degas e la pittura en plein air tanto per intenderci...

Però la nostra guida è stata fantastica, è riuscita a spiegare anche a dei freddi e razionali ragionieri ciò che c'è di meno razionale a questo mondo: l'arte. Non è solo questione di creare qualcosa di "bello", è riuscire a tradurre il proprio pensiero sulla tela, dare un senso ai colori, osare, non avere paura delle critiche e di non essere capito (esattamente quello che è successo a Malevič) e di avere il coraggio di spingersi oltre, oltre i rassicuranti confini di ciò che è convenzionale, oltre il conformismo e "inventare" qualcosa di nuovo.

Malevič ha influenzato l'arte dei decenni successivi al suo periodo di attività perché se n'è sbattuto delle critiche di chi non lo apprezzava, è riuscito a fare della polemica verso il regime staliniano nonostante i suoi colleghi avessero fatto fronte comune piegandosi alle richieste del regime, assoggettando la propria arte alle esigenze di propaganda, "vendendosi" a Stalin per non essere incarcerati.

Ovvio, tutto questo senza qualcuno che te lo spiega non lo capisci, perché di fronte ad un quadrato nero (con i bordi storti) su una tela bianca la prima cosa che pensi è che sei in grado di fare pure tu una roba del genere, e che magari vale anche leggermente meno dei milioni dell'originale; se poi ti dicono che la massima espressione del suprematismo è il "quadrato bianco su sfondo bianco" ci scappa anche che ridi in faccia a qualcuno... Peccato solo non averlo avuto lì a Bergamo, perché probabilmente non mi capiterà mai nella vita di ammirarlo dal vivo a New York, e men che meno gli altri, che tra 4 giorni se ne tornano a San Pietroburgo.

Alla fine mi sono dovuta ricredere, perché un artista eclettico come Malevič non lo puoi giudicare solo da "Vacca e violino" o dai contadini senza volto degli anni '20, ma devi contestualizzare ogni sua opera, devi pensare a dov'era e al periodo in cui ha vissuto per apprezzarlo appieno.

Quindi, se mai mi doveste trovarvi a San Pietroburgo andate a darci un'occhiata: merita sicuramente, soprattutto se avete una guida che parla come minimo in inglese (a meno che il russo non sia il vostro pane quotidiano....)


"Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell'arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L'oggetto in sé non significa nulla. L'arte perviene col suprematismo all'espressione pura senza rappresentazione"   Kazimir Malevič


Vi lascio con questa citazione, e spero di avervi appassionato con questa sorta di racconto; ditemi poi se vi interessa che faccia ancora cose di questo tipo e se non v ne frega niente... ahahha

Un bacio

Lau


"Il moto dell'uomo nella speranza di ottenere il bene ricorda quei pazzi che, avendo visto l'orizzonte, si sono lanciati da quella parte, perché credevano di trovare i confini del mondo, dimenticandosi che tutti stiamo sull'orizzonte e non c'è bisogno di correre da nessuna parte" K.M.




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