Prologo

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L'essere umano nasce con due paure già insite nella sue mente: paura dei rumori forti e la paura del buio.
Tutti le hanno perchè fanno parte del nostro istinto, che nonostante siano passati migliaia e migliaia di anni e noi abbiamo ormai cambiato stile di vita, la parte primitiva del nostro cervello ricorda.
Ricorda cosa vuol dire essere la preda e ricorda che i predatori, le bestie escono a cacciare di notte, col buio e che emettono versi terribili e forti per apparire più minacciosi.
Queste due paure ovviamente si possono sconfiggere e la maggior parte delle persone le ha superate, arrivando a provare solo un leggero fastidio.
Che sciocchi.
La paura è l'arma più potente che un essere umano possa avere. La paura arriva là dove altri sentimenti come la rabbia, la determinazione, la speranza o l'amore non arrivano. La paura è l'unica cosa che ti tiene in vita.

Con una spinta apro il portone di legno massiccio, entrando in una stanza buia e piena di bestie che non esiteranno ad uccidermi se dico qualcosa di sbagliato.
Dritto nella tana dei predatori.
"Complimenti, stavolta ti sei ricordato di entrare completamente disarmato. Sono felice che il nostro promemoria te l'abbia ricordato." Parla qualcuno davanti a me, avvolto nel buio. È una voce profonda quella che ha parlato, maschile.
Istintivamente mi sfioro la guancia sinistra con i polpastrelli, dove una cicatrice argentea la attraversa in diagonale: dall'angolo dell'occhio fino alla curva della mascella.
Il ricordo dello sbaglio commesso.
"Sì Signore, mi è stata di grande aiuto." Dico, la voce atona e l'espressione impassibile.
Non è detto che se non riesci a vedere il predatore allora sei al sicuro. La maggior parte delle volte, lui riesce a vederti benissimo.
"Molto bene." Commenta soddisfatto e dalla sua voce capisco che sta sorridendo.
"Non abbiamo molto tempo, quindi dì quello che devi dirci e poi vattene che ne ho già abbastanza." Sbotta un'altra voce, questa volta proveniente da destra.
"D'accordo, sarò breve: ho trovato un'altra coppia di potenziati." Dico sentendo la paura salire.
La stanza ora è in completo silenzio, probabilmente stanno pensando a una possibile soluzione. O a un modo per farmi fuori.
Non sento nessun colpo arrivare, eppure sul mio petto compare uno squarcio da cui subito inizia a colare sangue.Cado in ginocchio trattenendomi dall'urlare.
"Avevi un solo compito, ragazzo: eliminarli tutti. Ora il gruppetto segreto li allenerà e tu non avrai alcuna possibilità, nè contro il mago nè contro il guerriero." Sbotta la prima voce, fremente dalla rabbia.
"Aspettate! Non è ancora detto niente, ho un'idea." Dice un'altra voce, questa volta alla mia sinistra.
Sento il tocco fresco della sua mano sulla mia ferita, che prende a bruciare lasciandomi senza fiato e lo strusciare delle vesti quando si china su di me "Tu sarai un tassello fondamentale del piano, mio adorato Compagno." Mi sussurra sensuale per poi unire le nostre labbra in un bacio che di casto non ha nulla.
"Ajla, non so se..." interviene la seconda voce.
"Zitta. Ora tocca a me giocare, no?" La interrompe staccandosi da me.
L'ultima cosa che sento prima che il buio si faccia più buio è "Preparate le creature. Stasera faccio una visitina a Lhodan...è da tanto che non ci vado."









Spazio Autrice

Ecco a voi il prologo! Non so quando arriverà il primo capitolo, ma visto che non voglio farvi aspettare troppo, ho deciso intanto di pubblicare il prologo 😉

Spero vi piaccia, anche se probabilmente non capirete nulla (?)

Baci ❤

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora