Un segreto in fumo

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Logan

Il buio mi circonda. Fa freddo. E tutto è in silenzio. Sembra di essere finiti in un buco nero, materia che si annulla da sola, la morte.
La prima voce si leva dall'oscurità: stridula, potente e perforante. Un urlo senza fine, che mi tormenta da giorni ormai e che ho imparato a odiare. Perchè questo suono è ció che precede il suo arrivo, il suo tormento.
Un'altra voce, quaesta volte molto più grave, si aggiunge al coro che si sta formando, ma invece che urlare, è un ringhio minaccioso, che mi fa rabbrividire. È il verso di un animale in gabbia, che vuole essere liberato e che per ció è disposto a tutto: morde le sbarre della propria cella, gratta sulle pareti, si getta in avanti, il laccio invisibile che lo tiene relegato che si tende e tira, rischiando di spezzarsi.
E forse questo è ciò che temo più della morte. Che quel laccio si rompa, che quelle sbarre vengano spezzate, che quelle pareti crollino.
La libertà è ciò che rende gli uomini liberi, ma è davvero così? O li rende soltanto dei mostri?
Il ringhio si avvicina e se potessi muovermi avrei già iniziato a correre, ma come al solito sono bloccato sul posto, con nessun corpo da muovere perchè esso non mi appartiene più. È territorio di caccia del Demone.
L'oscurità improvvisamente viene illuminata di rosso, il colore del sangue, e una figura ammantata di nero corre verso di me a gran velocità.
Non è umana tanto quanto non lo sono io e il ringhio si fa più forte, diventando un vero e proprio boato, e la mia testa sembra voler esplodere per l'eco del verso.
La figura ammantata si accovaccia e inizia a correre a quattro zampe, mutando forma ogni secondo: da bipede a quadrupede, da umano ad animale.
Ma è soltanto quando è abbastanza vicina da poterla toccare che il mantello si scosta di quel poco che basta per distinguere uno scheletro scintillante al posto della carne, e un cranio lucido, dalle orbite vuote ma al contempo ricche del fuoco del Demone delle Ossa. Della follia, della furia.
Intanto le urla sono aumentate, creando una sorta di cantilena le cui parole sono a me sconosciute, sembrano quasi una litania inneggiante a un dio, a un potere perso nei secoli dei secoli.
E poi viene il dolore. I denti della creatura che si conficcano nel profondo della mia anima, strappandola a pezzi, graffiandola fino a farne rimanere solo brandelli. È un dolore particolare, che non ha nulla a che vedere con il fisico. È qualcosa di intangibile ma allo stesso tempo fin troppo presente, troppo acuto per non essere reale.
"Logan" una voce, la sua voce riverbera nella mia mente come un eco infinito, che non fa altro che aumentare il mio dolore.
"Logan"

Il mio braccio si muove di scatto e meccanicamente, memore delle mattine dedicate all'addestramento di mio padre, cerca sotto il cuscino il pugnale che da sempre è abituato a impugnare. Ma senza esito.

Così i ricordi di ieri sera affiorano uno dopo l'altro nella mia mente, ricordandomi chi sono, che non sono più in pericolo e non devo difendermi da nessuno.

Con un gemito mi giro sulla schiena, tastando alla mia destra alla ricerca della presenza calda che mi ha fatto compagnia stanotte. Ma al suo posto trovo solo numerose coperte che hanno perso il suo calore da un po'. È a quel punto che apro gli occhi, venendo accolto dall'oscurità totale se non per lo spiraglio luminoso della porta socchiusa e mi metto un secondo a fare la lista delle cose che devono essere fatte oggi. Prima tra tutte contattare mio padre.

Chissà dov'è adesso. Probabilmente è comunque qui in giro, nelle basi vicine a Dilos. È raro che si fidi ad andare troppo lontano dalla sua città preferita. E poi mamma non è mai stata una grande fan delle montagne: la pianura è il luogo dove preferisce combattere, detestando le alture i avvallamenti del terreno. Ma loro possono permettersi di detestare qualcosa. Perchè se sei Il Generale, puoi osare dire la tua opinione ed essere stimato per questo.

Con un sospiro mi alzo dal letto, sentendo le giunture protestare per qualche attimo, prima di tornare silenziose e velocemente mi cambio, notando solo ora di essermi addormentato con ancora la divisa addosso. Alla fine ti ci abitui e non sembra più così scomoda come i primi tempi. È diventata la mia seconda pelle.

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora