Sotto pelle

12.5K 597 95
                                    

Logan

La casa è buia, decorata dal velo notturno del cielo e soprattutto silenziosa, quel tipo di silenzio che ti porta a pensare e pensare e pensare, senza lasciarti dormire.

È da un'ora che sto guardando il soffitto bianco, con accanto Haley che respira profondamente e ritmicamente, da tempo persa nel mondo dei sogni.

È stanca. È la prima volta che la vedo così...esausta. Senza forze. Neanche dopo la battaglia alla base 26 era così. E vederla dormire, fa bruciare una punta di senso di colpa nel mio petto al pensiero che la pace e il riposo sono difficili da raggiungere con quello che stiamo andando a fare.

Sospiro profondamente, staccandomi dall'abbraccio caldo delle coperte e mi alzo, chiudendomi dietro poco dopo la porta della mia camera, ritrovandomi nel corridoio vuoto al quale sono affacciate tutte le camere da letto della mia famiglia.

Un tempo erano abitate, ma ora non sono altro che quattro pareti vuote che contengono ricordi più o meno felici.

La prima è la camera di Alexis, che si distingue dalle altre per un bracciale colorato appeso alla maniglia, inerte e ormai leggermente impolverato. Credo che lei sia quella che mi manca di più, con i suoi modi affabili e il suo tono di voce troppo alto. Spero sia capitata in una buona Base.

Quella accanto è quella di mio fratello, Drake, che non vedo dalla battaglia di Shele.

Ha la seconda camera più grande della casa in quanto primogenito e da piccolo ci passavo i pomeriggi dentro, a giocare ai soldatini o ai videogiochi di guerra. Abbiamo smesso quando lui ha iniziato gli allenamenti con papà e dopo è dovuto partire per l'Accademia Suprema, quindi si può dire che abbiamo smesso definitivamente.

Infine, c'è la camera dei miei genitori, spoglia e dall'arredamento spartano. La camera da letto era usata esclusivamente per dormire, quindi non si trovano televisori, libri o qualsiasi oggetto per lo svago. Solo un letto e gli armadi per i vestiti.

Non ci ho mai passato molto tempo lì dentro. E le volte che dormito nel famoso lettone al quale tutti i bambini aspirano, possono essere contate sulle dita di una mano e tutte devono essere state prima di aver compiuto i tre anni d'età. Quando ancora i miei genitori mantenevano la facciata di persone che si preoccupavano per i propri figli.

Non emetto un suono mentre cammino per il corridoio, l'impedimento del buio che non è un problema dato il microchip che mi ha donato l'abilità di vedere nell'oscurità.

Arrivo allo studio di mio padre, il punto fisso che mi ha fatto alzare dal letto alle tre di notte, il pensiero che ci sia qualcosa di più qui dentro mi sta mandando fuori di testa.

Sahar non ha detto che il responsabile della situazione disastrosa è solo una persona. E non ha fatto il nome di mio padre. Ma la mappa e la Base 1 segnata nella Seconda Pangea non sono semplici coincidenze ed è il capo di accusa che mi sento dare in questo momento.

David c'entra qualcosa in tutto questo e sarò io a farlo cadere dal piedistallo, distruggendolo con le mie stesse mani come lui mi ha costretto a scavarmi la fossa. Vendetta? Rivalsa? Vittoria? Parole che suonano bene alle mie orecchie e che per le quali il senso di colpa non è abbastanza rumoroso da rovinare il momento.

La serratura scatta dietro di me quando me la richiudo alle spalle e accendo la luce della scrivania, che va ad illuminare lo studio in tutto il suo ordine. Il computer accanto a me è spento e anche se la voglia è tanta, non lo accendo. So che ha la password e non sono un hacker.

Mi siedo sulla poltrona di stoffa grigia e aspetto, la menta vuota e troppo piena allo stesso tempo.

Non so per certo cosa io stia cercando. Qualcosa da portare a Sahar? Qualcosa per incrementare il mio odio verso di lui?

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora