In guerra e in amore tutto è lecito

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Logan

 "Logan Hunt!" Qualcuno urla il mio nome da un punto non ben definito in mezzo alla massa di gente impegnata a combattere.
Alla fine, del piano ben organizzato da cui eravamo partiti all'inizio, non ne è rimasto niente: il Gruppo 3 è stato decimato e con esso anche le barriere che cancellavano i suoni e quindi impedivano ai Vuoti di piombare tutti insieme. Il primo gruppo ora si è mescolato al secondo, -ovvero ai guerrieri- per far fronte alla nuova situazione in cui i Vuoti arrivano da tutte le parti come api attirate dal miele. Non c'è un'organizzazione, una scaletta da seguire: semplicemente, si cerca di uccidere più Vuoti possibile, anche se potrebbe richiedere ore ed ore.
E cosa più importante, non c'è traccia di Haley.
Durante i combattimenti mi sono spostato di molto, tanto che ora sono quasi arrivato nella zona centrale, nel fulcro della battaglia, ma non ho visto la mia Compagna neanche di sfuggita.
"Hunt!" La stessa voce mi richiama e girando su me stesso, dopo aver tagliato di netto la zampa sinistra del Vuoto contro cui sono impegnato da un po', vedo la ragazza che mi sta chiamando.
Deve essere poco più grande di me, forse ha l'età di mia sorella e ha una pistola nera in mano, che utilizza per mettere fuori gioco il mio avversario con un colpo ben assestato in mezzo agli occhi.
Percorre gli ultimi metri che ci separano con passo cadenziato, i lunghi capelli che ondeggiano al vento e la tenuta da battaglia ancora del tutto integra. Non ha ancora combattuto...da dove esce fuori?
"Sono qui per fare da messaggero di Tamara-" inizia, ma è costretta ad interrompersi perchè un Vuoto si è avvicinato pericolosamemte a noi e di nuovo punta la pistola nella sua direzione, facendo fuoco solo una volta per mettere fine alla sua esistenza.
Tamara? Cosa può volere da me ora? Ho già risposto a tutte le sue domande e se questa battaglia andrà male la colpa ricadrà su di me grazie a lei.
"Ti affida una missione: devi andare a distruggere la pietra che i Vuoti utilizzano per ricaricare le protezioni."
Stavolta è il mio turno di respingere una creatura che le arriva alle spalle con un fendente di spada, diventata completamente nera per via del loro sangue scuro.
La becco a fissarmi intensamente, come se fossi una cavia da laboratorio: la sua curiosità è palese e anche l'aspettativa, come se volesse vedermi fare qualcosa di impossibile.
"Quindi mi sta chiedendo di andare a spaccare una pietra grande quanto un camion, nel covo dei Vuoti, con..." Ribatto accigliato sventolandole la spada che tengo ancora in mano.
Lei mi mostra un sorriso bianchissimo, che tocca anche gli occhi blu intenso "Se il cognome che porti è giusto, allora troverai il modo."
Assottiglio gli occhi, con l'enorme tentazione di non accettare il compito, ma così condannerei vite innocenti. E non voglio avere un simile peso sulla coscienza
"D'accordo. Quanto tempo ho?" Chiedo vedendo un mago venir colpito alla schiena e quando tocca terra non si muove più mentre da sotto di lui comincia a spuntare una macchia rossa.
"C'è una barriera che sta per chiudersi e a quel punto non sarà più possibile nè uscire nè entrare. Se vai in direzione nord ovest hai 5 minuti." Conclude e senza aggiungere altro si lancia nella battaglia, dritta alle mie spalle.
Non lo faccio per Tamara.
Giro su me stesso e punto lo sguardo nella direzione indicatami dalla guerriera, vedendo la Compagna del mago caduto con le lacrime agli occhi mentre continua a combattere per la propria vita.
Lo faccio per la Base 26.
Distolgo lo sguardo per poi posarlo su una massa di capelli verdi, che come sentendo il mio sguardo, si gira nella mia direzione e mi fa un cenno con il mento, prima di attaccare un Vuoto con un kindjal. L'unico sopravvissuto di due.
Lo faccio per i miei amici.
Prima che un'altra creatura mi attacchi, attingo alle poche energie rimanenti e inizio a correre, il più velocemente possibile per quanto le mie gambe me lo permettono.

Durante la corsa non mi fermo ad aiutare nessuno perchè l'unica cosa che riesco a sentire nella mia testa sono i tic tac di un orologio, che mi fa capire quanto il tempo sia contato. È questione di decine di minuti ormai: la situazione è troppo grave per resistere delle ore.
Non so quanto ci sarà da festeggiare dopo questa battaglia.
Supero saltando un masso e dall'altra parte trovo un vecchio Alium con un enorme buco nel petto: gli mancano completamente gli organi vitali. Spero che i Vuoti che hanno fatto questo siano almeno sazi ora.
Tocco il suolo con passo pesante come sfidando gli avversari a seguirmi, attaccarmi ed uccidermi. Ma nessuno risponde alla mia chiamata.
Un'esplosione non troppo lontana da me fa tremare il terreno, facendomi vacillare leggermente e aumento il passo, sentendo l'aria fresca congelarmi il sudore dietro al collo.
Stanno facendo di tutto per richiamare i Vuoti dentro alla cupola che stanno creando, come se non bastasse l'odore del sangue e i cadaveri distesi sul fango.
Il mio orologio interno mi dice che ho quasi esaurito i cinque minuti e infatti riesco a intravedere la luce viola della barriera intensificarsi sopra di me e alzando lo sguardo noto come si sta abbassando velocemente, pronta a scontrarsi con il suolo sigillando quella che sarà l'arena dei cani rabbiosi.
Perchè è questo che siamo: cani rabbiosi che si azzannano a vicenda.
Senza arrestare la mia corsa, mi chino verso uno dei tanti cadaveri che ormai sognano profondamente e afferro un'altra spada, avendo così tutte e due le mani occupate.
Non ho la minima idea di come farò a radere al suolo quella pietra, ma questo non vuol dire che non ci proverò. Mi assicurerò che quei figli di puttana non ritornino più nella loro tana.
"Lionel, ho capito le tue motivazioni, ma non per questo la mia voglia di ucciderti è calata!" Sento Leyla sibilare quando sono ormai a pochi metri dal buco che mi consentirà di uscire dalla cupola. Pochi metri che non bastano per fermarmi in tempo.
Come se il tempo scorresse a rallentatore, i miei occhi corrono nella direzione della sua voce e li vedo sbucare da dietro un albero: Leyla, Lionel, Daya e...Haley.
Come se avesse percepito il mio sguardo, sposta anche lei gli occhi nella mia direzione e la vedo sbiancare quando capisce cosa sta per succedere.
La barriera violacea si scontra con il  terreno provocando un rombo fortissimo dove ero io appena un attimo prima, chiudendo definitivamente ogni possibilità di recuperare Haley.
Sembra che la vita ce l'abbia con noi. Non siamo mai riusciti a combattere una battaglia dall'inizio alla fine come due Compagni di Guerra: finiamo sempre per essere separati.
Mi giro verso la barriera, vedendo Haley corrermi in contro preoccupata, con un'espressione estremanente confusa sul viso.
Ed io non so cosa dirle.
Faccio un tentativo, sapendo già in partenza che non funzionerà, e colpisco la barriera con un pugno, sentendone la durezza sotto le nocche coperte dal guanto nero.
Come pensavo.
Haley fa una smorfia e appoggia il palmo aperto sotto il pugno, mimando qualcosa che non riesco a capire.
Con gli occhi esamino la sua figura, alla ricerca di ferite, che purtroppo ci sono: parecchi tagli sulle mani e viso ovvero i punti lasciati scoperti dalla tenuta. Ma nulla di grave, fortunatamente.
Il peso sul mio petto si fa più pesante al pensiero di lei rinchiusa lì dentro, nella gabbia dei cani e la guardo negli occhi mentre pronuncio le parole "Torno presto."
Lei alza il mento, con gli occhi appena lucidi e dice due parole che mi colpiscono quanto un pugno nello stomaco ma allo stesso tempo mi guariscono ogni ferita, come fossero un unguento miracoloso.
Faccio un passo indietro, per quanto la mia voglia di stare con lei surclassi le buone intenzioni che mi ero posto e con i polpastrelli accarezzo il suo viso, anche se la barriera me lo impedisce.
Poi le do le spalle e ricomincio a correre, allontanandomi sempre di più da lei e dalle sue due parole, che mi tengo stretto.
Lo faccio per lei.

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora