Addii o arrivederci?

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Haley

La piazza è praticamente vuota quando arriviamo noi, ma Waldhar e Livia sono già presenti e pronti per la Cerimonia di Promozione, vestiti con la tenuta da battaglia e in mano le ciotole contenenti le polveri colorate che saranno usate nella cerimonia.

La Cerimonia Di Promozione mi è sempre stata raccontata come qualcosa di spettacolare ed è un peccato che io non ne abbia mai vista una prima d'ora. All'Accademia l'abbiamo studiata per giorni, imparando i modi e passaggi da compiere durante tutta la durata dell'evento.

Ai lati del mio campo visivo noto il radunarsi della folla, proprio come durante il Rito D'Iniziazione. Sembrano passati anni da quando ho ricevuto il tatuaggio, ma la verità è che non arrivo nemmeno a 365 giorni da quando ho il microchip. Il fatto è che sono accadute moltissime cose, una subito dietro l'altra, velocissime e la mia cognizione del tempo è cambiata. In guerra il tempo sembra scorrere in modo diverso, te lo fa vivere in modo diverso. Un anno da Normali non è un anno da Alium, è molto meno, in fatto di ricchezza di eventi e di emozioni provate.

"Fa male?" La voce di Daya mi riporta alla realtà, facendomi abbassare lo sguardo nella sua direzione, trovando la sua espressione preoccupata ad aspettarmi.

"Lo stai chiedendo ad una persona che ha paura degli aghi, Daya. Sai già la risposta." Leyla sceglie quel momento per intervenire nella conversazione ed io non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

"Sono rimasta traumatizzata da un film, okay?" Ribatto cercando di nascondere un sorriso mentre la spingo amichevolmente per la spalla.

"Il tatuaggio non fa male. Più che altro è fastidioso...ma dipende molto dalla mano che ha il tatuatore."

Vedo Daya annuire e un piccolo sorriso spuntare sulle sue labbra carnose. Ancora ricordo l'agitazione negli attimi che precedevano il tatuaggio. Fortunatamente Efrem è stato delicato con me, incidendomi la pelle velocemente e con efficacia, per non prolungare troppo il fastidio.

In quel momento un tocco leggero alla spalla mi fa voltare e mi ritrovo Logan davanti, le sopracciglia scure aggrottate come se stesse pensando intensamente a qualcosa ma non lo volesse dare troppo a vedere. È nervoso.

"Hal...ti devo parlare un minuto." Commenta ad alta voce e senza attendere una mia risposta si allontana dal gruppo di persone, alla giusta distanza per far sì che gli altri non sentano. La chiamata non deve essere andata molto bene.

Vedo Leyla lanciarmi un'occhiata preoccupata, ma io la rassicuro con una scrollata di spalle e seguo il mio Compagno a qualche metro di distanza da dove mi trovo ora. Appena mi ha davanti prende un respiro profondo, scompigliandosi i capelli scuri con una mano e con l'altra se la passa sugli occhi, apparendo stanco. Non si è ancora ripreso del tutto, anche se lui non lo vuole dare a vedere. La battaglia ha chiesto molto da parte sua, forse anche troppo rispetto a quello che era risposto a dare.

"Ho chiamato mio padre e non mi ha risposto. Lui non è tipo da declinare le chiamate sulla linea personale, quindi o gli è successo qualcosa di molto grave, o c'è una prima volta a tutto e davvero non lo ha sentito, oppure nel peggiore delle ipotesi non mi vuole a casa." Dice tutto d'un fiato guardandomi attentamente in attesa di una qualche reazione negativa, che però non arriva.

Ciò che ho detto ieri, che verrei con lui ovunque andasse...lo intendo sul serio.

"Centra il proiettile vero?" Sussurro, sperando che nessuno degli altri senta quelle parole. E vedo gli occhi di Logan illuminarsi di una luce cupa proprio come quella volta al Centro che mi ha raccontato un po' della sua famiglia. Tornare, per lui...non deve essere bello. E incontrare suo padre non fa che rendere la situazione peggiore.

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora