Ritorno alla realtà

15.6K 812 135
                                    

Logan

Entro in mensa per la colazione, ma non c'è nessuno, tranne per il ragazzo con la retina in testa dietro al bancone, con un libro disteso sulle ginocchia e un segnalibro.
Mi sente arrivare e io non faccio nulla per nascondere il rumore dei miei passi pesanti. Nonostante tutto, i giorni che ho passato nel bosco a correre si fanno sentire e ho i muscoli ancora indolenziti.
"Buongiorno." Saluta con la voce bassa stupito di vedermi. E come biasimarlo: sono le quattro del mattino e di certo non si aspetta che qualcuno venga a fare colazione.
Beh, sorpresa.
"'Giorno" mugugno, andando verso il bancone e ordinando una fetta di torta al cioccolato dall'aria stantia: se mi va bene è lì da una settimana.
Mi taglia una fetta e la mette su un piatto di carta, che viene a sua volta messo su un vassoio di plastica nero insieme a un bicchiere di succo alla pesca. Il mio preferito.
Mi siedo al primo tavolo che trovo e quando sto per addentare la fetta di torta, il ragazzo con la retina parla.
"Tu sei quello che hanno recuperato dopo una settimana nei boschi?"
Quindi è questo che raccontano in giro. Che mi hanno recuperato. Certo, come no.
"No, non sono venuti a prendermi. Me la sono dovuta fare da solo la strada." Dico girandomi lentamente a guardarlo e godendomi per un attimo il suo sguardo ammirato.
Ma poi colgo un'ombra con la coda dell'occhio e subito ripiombo a sei giorni fa, quando sono stato braccato da tre Vuoti.

Corro, corro come non ho mai fatto in vita mia, con il respiro pesante e il sangue che mi pulsa forte nei vasi sanguigni, facendo aprire di nuovo la ferita che ho sulla tempia sinistra. Schivo un grosso masso e continuo a correre verso destra, evitando accuratamente la salita: sarei troppo lento e in un batter d'occhio mi sarebbero addosso. Un ringhio profondo a sette metri da me mi fa capire che non ce la farò mai, anche usando le ultime energie che mi sono rimaste. Con la coda dell'occhio valuto tre Vuoti, sempre gli stessi che mi hanno fiutato due ore fa e capisco subito qual è quello senza protezioni magiche: è il più indietro dei tre ed è quello più attento nei movimenti. Mentre gli altri due vanno a sbattere contro alberi e massi non curandosi delle proprie condizioni fisiche, quello dietro li schiva tutti e si guarda intorno guardingo.
Ho trovato l'anello debole.
Mentre continuo a correre afferro l'impugnatura dell'unico pugnale rimasto dalla mia cintura e me lo metto tra i denti, sentendo con la punta della lingua il filo della lama doppia. Se sbaglio qualcosa mi ritrovo con la lingua mozzata.
Devo avere le mani libere per quello che andrò a fare.
Quando sento che si sono avvicinati ulteriormente, salto quello che basta per afferrare il ramo più basso del primo pino disponibile e compiendo un giro su me stesso, atterro dietro al gruppetto, che ancora non si sono accorti che la preda è diventata il predatore.
Con un movimento fluido scatto in avanti e prendendo il coltello, lo infilzo nel collo del Vuoto, aprendoglielo in due senza esitare.

"Come ci sei arrivato qui allora?" Chiede il tizio che ora si è seduto davanti a me, guardandomi con curiosità e riportandomi alla realtà dei fatti: non più nel bosco ma in Mensa, al sicuro.
"Ho seguito le voci." Rispondo immediatamente bevendo in un lungo sorso tutto il succo alla pesca e mettendo chiaramente fine alla conversazione.
La sua faccia è vagamente dubbiosa, ma io afferro il vassoio di carta con sopra il dolce e mi alzo dal tavolo, senza più voglia di conversare. Presto tutti sapranno quello che ho detto al mago, magari con qualche aggiunta di particolari inverosimili e ovunque andrò i loro sussurri mi seguiranno. Finalmente avranno altro da raccontare sulla famiglia Hunt.

______________

Rientro nell'alloggio quando è quasi ora di andare all'allenamento. Non ho voluto vedere nessuno da quando sono tornato, ho cercato di evitare più persone possibili e ci sono anche riuscito. Tranne con Haley, ovvio. Ho tentato, ma quando mi è comparsa davanti non sono riuscito ad andarmene. Ho passato giorni brutti, con il pensiero che forse non ce l'avesse fatta, che i Vuoti l'avessero presa o peggio uccisa e quando l'ho vista...mi sono dovuto trattenere dal toccarla, abbracciarla, baciarla.
L'unico autocontrollo che ho.
Ho comunque paura di farle male e sono ancora convinto che prima o poi accadrà, ma come ha detto lei non posso chiuderla fuori. Come se ci riuscissi, poi. Ci ho provato già altre volte e ho sempre fallito e forse sono anche stanco di provarci.
La porta del bagno è aperta per metà e intravedo la figura di Haley mentre si lega i capelli ricci in una coda di cavallo, lasciando scoperto il collo e le spalle. Le sono cresciuti molto da quando l'ho conosciuta, mesi fa e continuando a guardarla ho improvvisamente voglia di passare una mano tra le sue ciocche bionde.
Mi concedo ancora un attimo per far scorrere lo sguardo sulla sua figura slanciata e ai miei occhi bellissima, prima di distoglierlo definitivamente e posarlo sulle armi presenti sul tavolo.
Tra tutte spicca il pugnale dalla lama bianca perlata, con il manico nero in pelle, regalatomi da mio padre e che mi porto sempre appresso. Lo stesso pugnale che mi ha salvato più di una volta nei giorni scorsi.

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora